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Un riflessione utile e pratica sulla nota piccante che in vario modo possiamo introdurre nei nostri piatti e nelle ricette che realizziamo abitualmente, il suo ruolo supera il semplice complemento sensoriale per arrivare a portare altri benefici paralleli di cui tenere sempre conto!

Nelle ricette, nelle preparazioni e nei semplici condimenti che possiamo realizzare in cucina la presenza di una nota piccante di sottofondo può efficacemente aiutarci sotto molti punti di vista e non solo a migliorare la qualità dei piatti che prepariamo con passione e dedizione.

Consente ad esempio di aumentarne la digeribilità, aiuta a stimolare la circolazione sanguigna e la diuresi, contribuisce grazie a un efficiente metabolismo, circoscrive il desiderio di dolci (sopratutto se è presente la capsaicina tipica del peperoncino), diminuisce la necessità di aggiungere sale nei cibi e innesca nel suo complesso una serie di innumerevoli effetti benefici la cui lista è veramente lunga.

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Tuttavia è doveroso far presente che questi elementi di migliorata funzionalità organica non derivano indistintamente da tutte le diverse sostanze piccanti che abbiamo a nostra disposizione.

In particolare è bene distinguere la nota piccante e il ruolo del pepe vero e proprio da quello del peperoncino nelle sue molteplici forme reperibili sul mercato e anche facilmente coltivabili in casa.

Il primo che un tempo era preminente in assoluto è bene ai giorni nostri usarlo con moderazione o meglio come contributo al miglioramento nutrizionale del cibo, ne è un esempio l’obbligata sinergia con la curcuma per il potente rilascio delle sue sostanze.

Non si tratta assolutamente di non considerarla come spezia, quanto di interpretarla al meglio e soprattutto suggerisco non fermarsi a una sola tipologia di pepe perché ne esistono di molte con cariche aromatiche molto, molto interessanti e peculiari tutte da scoprire che meritano senza dubbio un approfondimento apposito.

Un uso invece stimolante e interessante del pepe può essere nei composti dolci che mitigano in qualche modo il suo effetto irritante rispetto a organi come fegato e reni.

Non bisogna sorprendersi di questo in quanto è dall’arrivo del pepe in Europa come spezia di maggior pregio in assoluto che le applicazioni con alimenti dolci sono state pari a quelle con preparazioni salate.

Il rosso e forte peperoncino ha invece meno effetti collaterali e decisamente più elementi di benessere comprovati e accertati dalle moderne ricerche con aspetti “astronomici” anche molto curiosi come avevo raccontato precedentemente in questo articolo.

Il peperoncino quindi può essere usato relativamente con più tranquillità modulando semplicemente il quantitativo in base ai gusti personali e alla personale tolleranza verso il grado di piccantezza.

In particolare è bene fare attenzione a due elementi basilari: somministrarlo con molta cautela alle persone più sensibili come i bambini e lavarsi con molta attenzione le mani se le dita hanno frantumato o toccato polpa e polvere di peperoncino perché il contatto accidentale con occhi, labbra, naso può causare problemi anche seri da non trascurare.

Una piacevole nota piccante la possiamo dare però anche con altri insaporenti come l’ottimo zenzero, lo storico e glorioso rafano oggi meno in voga, l’esotico wasabi che del rafano riprende alcuni tratti salienti, la paprica nelle sue tante declinazioni o il curry giusto per citare solo quelli più conosciuti al grande pubblico.

L’importanza della nota piccante nei piatti di cucina - Ultima modifica: 2021-04-24T11:26:20+02:00 da Giuseppe Capano

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