Dolcezza naturale
Miele: gli effetti che non ti aspetti

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Dai postumi della sbornia alla riduzione della pressione alta o del colesterolo, una ricerca ha raccolto le diverse proprietà salutari di alcuni tipi di miele, mettendo in evidenza anche quelle meno conosciute

Grazie sumeri. Oltre all’invenzione della ruota, della matematica e della scrittura, dobbiamo esser riconoscenti a questa popolazione perché la prima testimonianza scritta dell’uso del miele come farmaco e unguento si trova su una tavoletta sumerica di quattromila anni fa. Ma ancora oggi molti di noi, quando hanno un accenno di mal di gola o altri piccoli disturbi, adottano questa sostanza naturale prodotta dalle api mellifere dal nettare dei fiori. O mescolano miele a zenzero o al limone o al classico latte per aumentarne gli effetti terapeutici. In effetti al miele vengono attribuite proprietà antiossidanti, antinfiammatorie e antimicrobiche, dovute principalmente al suo contenuto di composti fenolici. Ma non solo. Ci sono altri fattori, come l’attività enzimatica e il pH elevato, che lo rendono unico per prevenire la crescita microbica. In soldoni, il miele è composto principalmente da zuccheri: il 75% sono monosaccaridi, il 10%-15% disaccaridi (come il fruttosio) e tracce di altri zuccheri rari (e preziosi), poi acidi organici, minerali, vitamine, antiossidanti, enzimi e proteine. Insomma, una miscela naturale unica di nutrienti e perciò fortemente influenzata dalle pratiche di apicoltura, dalla flora nonché dai metodi di lavorazione. Compresa la modalità di consumo.

E proprio ai tanti effetti sulla salute del miele è dedicata questa interessante review pubblicata sulla rivista Nutrients che ha analizzato i risultati di 48 studi clinici pubblicati tra il 1985 e il 2022, che in totale hanno coinvolto oltre 3600 persone con un’età media di 30 anni. Tutti studi che hanno testato diverse qualità di mieli (e quindi non mieli “comuni”) somministrate per via orale o sulla pelle. E se non sono certo una novità le proprietà antiossidanti, antibatteriche, antivirali o antinfiammatorie, sono meno conosciute quelle protettive nei confronti di malattie cardiocircolatorie, diabete e nei disturbi più diversi.  A questo proposito, un particolare miele di agrumi si è addirittura rivelato efficace (alla dose di 1-1,25 g per chilo di peso) per ridurre il tasso alcolico nel sangue, nonché il tempo e l'entità dell'intossicazione.

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Azione lenitiva. Decisamente preziosa in autunno: oltre a ridurre i tempi di recupero dopo una gastroenterite batterica, l’uso di alcuni mieli crudi come quelli di eucalipto o di acacia, è stato utile per ridurre la frequenza e la gravità della tosse, oltre che migliorare la qualità del sonno.

Cuore, colesterolo e glicemia. I ricercatori hanno scoperto che l’assunzione abituale di miele, al posto del comune zucchero, era stata in grado di ridurre sia il colesterolo totale che quello LDL cosiddetto cattivo, i trigliceridi e un marker di steatosi epatica (o fegato grasso come si diceva un tempo), nonché la glicemia a digiuno. Mentre aumentava il colesterolo HDL, quello “buono”.

Tra gli individui obesi, oltre a questi effetti, vanno citate le riduzioni di massa grassa, del peso e della proteina C-reattiva, ossia un indice di infiammazione e fattore di ischio per il cuore. L’assunzione di 15 g al giorno per sei mesi di un tipo particolare di miele (timo di bosco) ha aumentato i livelli di tolleranza al glucosio rispetto alla marmellata. Ma ogni miele studiato ha dato degli effetti, anche in modo diverso. Ad esempio nelle donne in post-menopausa e diabetiche, 20 g al giorno di miele di Tualang, orginario della Malesia, ha aumentato la circonferenza della vita ma ha diminuito la pressione sanguigna, sia la minima che la massima.

Per via topica. Sia i collutori che l’applicazione del miele, seguita da risciacquo, possono ridurre la colonizzazione della Candida (e quindi i sintomi collegati), la secchezza orale e migliorare la guarigione delle ferite e delle ulcere (piedi diabetico). Tra gli individui affetti da blefarite, l’uso del miele di manuka può ridurre il carico microbico e la sintomatologia dell’occhio secco, migliorando la qualità del film lacrimale. Sempre quest’ultimo tipo di miele, insieme a quello di timo orientale, si è rivelato efficace per ridurre la gravità della mucosite (ossia l’infiammazione delle mucose del cavo orale, che può essere causata anche dalle terapie antitumorali).

Ovviamente questi risultati non significano che bisogna cominciare ad ingozzarsi di miele: secondo le linee guida di sana alimentazione, gli zuccheri aggiunti devono rappresentare una percentuale non più alta del 10% dell'apporto calorico giornaliero. Gli stessi autori consigliano di usarlo abitualmente al posto degli altri dolcificanti, zucchero al primo posto. Fanno eccezione i casi quando il miele viene utilizzato come rimedio per trattare un disturbo specifico.

Miele: gli effetti che non ti aspetti - Ultima modifica: 2023-09-14T12:00:32+02:00 da Barbara Asprea

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