Buona nutrizione
Come si misura l’energia del cibo?

come si misura l'energia del cibo
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Alimenti manipolati, industriali, pieni di additivi e sempre più lontani da ciò che natura crea. Dove è finito il loro potenziale vitale? Come si misura l'energia del cibo? Come capire se un alimento produce energia o la sottrae? Ne parliamo con Raffele Fiore, medico, psicoterapeuta, omeopata e nutrizionista

Ci siamo ormai tutti accorti che, con il termine abusato di "energia" finiamo per denominare qualcosa di indefinibile che spesso non ha un correlato reale. Sembra che tale parola debba colmare una lacuna della conoscenza, una dimensione che va dal pensiero fisico-chimico a quello magico-metafisico ma che, alla fine, rappresenta un insabbiamento del linguaggio. Oggi si pensa che essere pieni d’energia sia un pregio o un vanto, ma dal punto di vista clinico questo non è affatto vero: un iperteso, per esempio, può sentirsi perfettamente resistente alla fatica e al freddo, mentre in realtà è sul crinale di una crisi cardiovascolare, in quanto quell’“energia” altro non è che infiammazione. La verità è sempre nella via mediana: né eccesso di fuoco né assenza di fuoco. In tutte le culture spirituali è noto che la lettura di certe “energie” avviene solo tramite un’adeguata evoluzione della coscienza.

Misurare l'energia del cibo

Caratteristica umana molto singolare è quella di pensare che soltanto uno strumento tecnico o scientifico può verificare l’energia di un cibo, di un farmaco o di un rimedio, dimenticando che lo strumento più utile a questa verifica lo possediamo tutti: è il nostro corpo, col proprio corredo somato-sensoriale. Coloro che sono riusciti a far tacere la mente giudicante e il loro desiderio ossessivo del dato numerico, cominciano a percepire la differenza tra una mela lasciata soggiornare sotto il neon per dieci giorni in un supermercato e una colta da poco dall’albero. Infatti, il primo banco di prova per verificare quanto siamo sensibili all’energia della natura è l’alimentazione. È incredibile che una macchina debba raccontarmi la storia delle mie intolleranze, mentre la mia mente vaga in mondi immaginari e si dimentica di presenziare il Corpo fisico ogni volta che mi nutro.

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Il grande valore della qualità

Molti anni fa, quando fu introdotto il metodo di cura di Catherine Kousmine a livello divulgativo (grandioso ed epocale il testo “Salvate il vostro corpo” di Tecniche Nuove), tutti ci accorgemmo di quanto fosse determinante la qualità del cibo e la sua interferenza sui processi metabolici, ormonali ed energetici del corpo. In un mondo che credeva di sapere tutto dal punto di vista biochimico, si aprì un nuovo sguardo proprio sulla componente energetica degli alimenti e su come essa si rendesse evidente in coloro in cui i cambiamenti erano più sensibili: i portatori di patologie cronico-degenerative o autoimmuni.

Alimenti sempre più "scarichi"

Alla fine degli anni Sessanta gli unici elementi che si pensava compromettessero il cibo erano tempo, luce e manipolazione; ma le idee e il rivoluzionario metodo di cura della dottoressa Catherine Kousmine apriva infinite possibilità di comprensione su come elementi mai valutati potessero minacciare l’energia vitale che il cibo possedeva in natura. Una certa spremitura a freddo effettuata con semplici mezzi meccanici dell’olio, soprattutto quello d’oliva, cambiava la biodisponibilità dell’alimento e, a parità di calorie prodotte, sembrava che un olio con quel processo di raccolta ed estrazione avesse un potere taumaturgico per le membrane cellulari dei neuroni di gran lunga maggiore rispetto a quello confezionato con mezzi industriali. Cosa veniva mantenuto di quell’alimento rispetto a quello di uso comune? Ovviamente quel contenuto di cui abbiamo parlato: l’energia. Lo stesso valeva per la carne, i cereali e per la frutta. Ma il furto energetico al cibo non si ferma a questo. Nel testo della Kousmine si citano tutte le presenze perverse negli alimenti dagli anni ‘70 in poi: i conservanti, i solventi, i leganti, gli ormoni, gli antibiotici e i cortisonici, si menzionano eccessi di metalli come alluminio, stagno, piombo, mercurio oppure clamorosi aspetti carenziali di magnesio, vanadio, cobalto, zinco, silicio, selenio, molibdeno e altri. Si stigmatizzano le farine eccessivamente raffinate e la pletora di glucosio che, al di là del danno metabolico, diventa un fenomeno di dipendenza psicologica epocale, subdola e allarmante, i cui effetti devastanti oggi sono sotto gli occhi di tutti.

Cibo, aria e impressioni

Il metodo Kousmine, oltre a riportare l’attenzione sull’importanza della qualità e dell’integrità del cibo, ha anche un altro merito. Per la prima volta nel suo libro Salvate il vostro corpo, è comparso un capitolo che metteva in relazione lo psichismo con l’alimentazione. Proprio come nella Quarta Via, George Gurdjieff - filosofo, scrittore, mistico - dichiara che gli alimenti fondamentali dell’uomo sono, oltre a ciò che ingerisce, anche aria e “impressioni”. Su questi tre elementi siamo sempre chiamati a governare tramite coscienza perché ciò che lasciamo entrare nel nostro corpo finisce per trasformarsi nell’energia che muoverà la nostra vita nel mondo.

Nutrimento o furto d'energia

Tutto quanto abbiamo citato, cosa in realtà va a minare? Soprattutto l’aspetto energetico del cibo. Di per sé il lavoro digestivo è già un processo energeticamente svantaggioso, ma quando il cibo è privo d’energia vitale, perché la sua distanza dalla natura si è allungata sia in termini di spazio che di tempo, il lavoro diventa ancor più svantaggioso e si trasforma in un fenomeno entropico rapido e irreversibile. Ogni lavoro suppletivo richiesto alla digestione, trasforma l’alimentazione in un furto energetico che incide su tutti i livelli di salute, compresi quelli psichici e umorali, il cui sottofondo, oggi, è soprattutto la stanchezza. La scienza può aiutarci in tutto questo, ma mai quanto quella strana risorsa che abbiamo da tempo smesso di utilizzare. Essa è un arcaico lavoro sui centri dell’essere i quali, quando entrano in sinergia (Mente Corpo ed Emozioni), producono il vero strumento percettivo dell’energia: la coscienza. Solo da essa e dalla sua natura strettamente individuale sapremo se quel certo cibo nutre o deruba quel mistero che è massimo alla nascita, che mano a mano sostiene tutto il nostro vivere e che siamo soliti chiamare energia.

Come possiamo percepire autonomamente l'energia del cibo?

Per recuperare una coscienza corporea è necessario intraprendere una dieta bilanciata, una razionale terapia antiossidante, un drenaggio omotossicologico ad personam, una fitoterapia individuale, digiuni intermittenti. In questo modo il corpo diventa un’emittente affidabile per la coscienza che rileverà la vitalità o la velenosità di un cibo come l’ex fumatore percepisce il danno a cui era dedito dopo anni dalla sospensione.

Come si misura l’energia del cibo? - Ultima modifica: 2024-04-19T11:07:12+02:00 da Redazione

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