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In cucina ciò che interessa principalmente è che una preparazione ci faccia stare sensorialmente bene e ci soddisfi dal punto di vista del piacere e del gusto (con magari anche risvolti di salute e benessere). E spesso quanto più le origini del cibo sono diverse tanto più siamo soddisfatti del risultato in un integrazione profonda che è il vero segreto di una ricetta ben riuscita!!

Potremmo pensare di definire la cucina o meglio il cucinare, cioè l’atto fisico in se come un momento di trasformazione della materia prima che si articola in processi a vari livelli e soprattutto si alimenta di continue interazioni.

Per quanto sia teoricamente possibile ai limiti dell’audacia cucinare con un solo alimento è evidente che si tratta quanto meno di una trasformazione di coppia in cui l’interazione è il principio base.

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Quello che è interessante è che non è necessario che gli alimenti coinvolti in questa trasformazione siano di pari livello, ne che abbiano la stessa forma, lo stesso sapore, l’uguale consistenza, lo stesso colore o che siano dello stesso luogo di appartenenza.

Incredibilmente forse per i giorni nostri e per molte persone la cucina è da sempre un territorio di integrazione e mescolanze etniche di grande successo dove non tutto è perfetto, ma sicuramente la sua vitalità positiva è data dallo scambio reciproco di peculiarità che mai vengono vissute come diversità.

Anche qui si parla spesso di famiglie come una sorta di popoli o nazioni distinte, le Solanacee piuttosto delle Brassicacee o Crucifere, le Cucurbitacee e le Umbellifere o ancora le apparenti misteriose Chenopodiacee che al loro interno nascondono invece i comunissimi spinaci e la star dei giorni nostri quinoa.

Eppure per le persone comuni ciò che conta non è la famiglia di origine, ma ciò che in un determinato alimento si intravede come opportunità di trasformazione in funzione del sostentamento e ancora di più del piacere gustativo.

Chi mai si porrebbe il problema di una presenza simultanea in una preparazione di cucina di membri della famiglia delle Crucifere insieme a quelle delle Umbellifere pur così diversi?

Nessuno anche perché nessuno o quasi saprebbe indicare quale alimento messo su una tavola appartiene a una famiglia piuttosto che a un’altra, non è questo che interessa, non sono le loro origini o ranghi a spingere nella scelta quanto il poter arrivare al risultato desiderato tramite gli incroci delle loro diversità e appunto l’integrazione.

Quella che in apparenza potrebbe essere qualificata come più o meno grave ignoranza, cioè non conoscere i gruppi di appartenenza degli alimenti e del cibo, risulta essere una storia di integrazione perfettamente riuscita.

Ciò che conta, infatti, non sono le origini etniche, ma valori più elementari come il gusto, il sapore, la consistenza, la bontà percepita, la soddisfazione organolettica, la resa in termini di sostentamento fino ad arrivare a risvolti psicologici più complessi.

Per farla breve a noi interessa che una trasformazione di cucina ci faccia stare sensorialmente bene e ci soddisfi (e magari aggiungo personalmente ci porti tanta salute e benessere) in un contesto dove spesso quanto più le origini sono diverse tanto più siamo soddisfatti del risultato.

Possiamo ragionevolmente pensare di partire da qui per migliorare anche tanti altri aspetti della nostra vita sociale? Io credo proprio di si e sarebbe interessante conoscere anche il vostro parere in merito!

Il segreto di una buona ricetta? L’integrazione! - Ultima modifica: 2021-01-13T11:10:43+01:00 da Giuseppe Capano

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