Prevenzione a tavola
Olio extravergine: buono per il cuore ma anche per la pancia

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Due recenti ricerche, una spagnola e una americana, si sono occupate degli effetti sulla salute della nostra amata spremuta di olive, mettendone a fuoco sia proprietà meno conosciute, come quelle sul microbiota, che confermando la sua differenza rispetto ad altri condimenti grassi

Lo so, non bisognerebbe essere di parte (o forse sì, in certi casi?) ma rimanere imparziali nei confronti dei risultati della ricerca scientifica. Però, quando avviene che in due studi da poco usciti l'olio d’oliva confermi le sue qualità salutistiche – vincendo il confronto con altri oli e grassi - rimane difficile non provare un certo orgoglio per questo alimento simbolo della dieta mediterranea.

Lo studio spagnolo su grassi e microbiota

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Ebbene sì: non solo le fibre ma anche i grassi possono influire sulla salute dell’intestino o, per meglio dire, delle 500 specie di batteri che lo abitano: il cosiddetto microbiota. Perciò un team di ricercatori della spagnola Università di Jaén ha voluto conoscere meglio gli effetti esercitati sul microbioma da parte di tre oli diversi. Ossia quello extravergine di oliva, quello di cocco e l’olio di arachidi. I risultati del loro lavoro sono stati da poco pubblicati sulla rivista Nutrients.  Va detto che l’obiettivo dello studio era quello di conoscere la relazione tra questi grassi - attraverso le eventuali modifiche del microbioma da loro esercitate – e il rischio di sviluppare il tumore al colon-retto, tra i più comuni nei paesi occidentali.

Quali i risultati? Secondo i ricercatori (che però hanno testato animali da laboratorio) sia l’olio di cocco che quello di arachidi contribuivano a creare una condizione pro-infiammatoria a livello intestinale, e cioè un fattore di rischio per lo sviluppo del tumore. Al contrario, l’olio extravergine, grazie a un’azione specifica sulla composizione della flora batterica, è risultato l’unico in grado di ottenere un effetto antinfiammatorio al livello intestinale. In altre parole, l’unico ad esercitare un effetto protettivo.

La ricerca Usa su olio e cuore

L’obiettivo principale dei ricercatori Usa in questo studio pubblicato sul Journal of American College of Cardiology era quello di capire se la nota correlazione tra consumo d’olio d’oliva e riduzione del rischio di malattie cardiovascolari - già acclarata tra le popolazioni mediterranee - fosse valida anche per i cittadini degli Stati Uniti.  E per trovare le risposte, il team di esperti ha incrociato le migliaia di dati provenienti da due grandi studi di popolazione: il Nurses’ Health Study (oltre 61mila donne) e l’Health Professionals Follow-up Study (quasi 32mila uomini); va inoltre detto che tutti i soggetti esaminati non soffrivano di patologie cardiovascolari.

I ricercatori hanno scoperto che l’utilizzo dell’olio d'oliva al posto di altri grassi comunemente utilizzati come margarina, burro o maionese, veniva associato a un ridotto rischio di malattie cardiovascolari. Persino lievi aumenti quotidiani del consumo d’olio, che prendeva il posto di circa un cucchiaino di margarina o burro, aveva prodotto dei vantaggi salutari. Grosso modo, si è calcolato che negli Usa i “forti” consumatori d’olio raggiungono una media di un cucchiaio al giorno, contro quella di 3 cucchiai dell’area mediterranea.
Infine, gli effetti positivi sulla riduzione del rischio di malattie cardiovascolari si sono riscontrati sia quando l’olio veniva utilizzato al posto di altri grassi ma anche quando il suo consumo aumentava.

Ma queste cose noi italiani le sapevamo già…

Olio extravergine: buono per il cuore ma anche per la pancia - Ultima modifica: 2020-06-25T19:12:55+02:00 da Barbara Asprea

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