Oggi parliamo di diabete e peso


Secondo dati diffusi dall’European Diabetes Leadership Forum che si è appena concluso a Copenhagen, sono 35 milioni gli europei che hanno il diabete, pari al 5,8% della popolazione. Con una crescita del 23% prevista nei prossimi venti anni, quando si arriverà ai 43 milioni di diabetici. A meno che non accada qualcosa che inverta questa tendenza, come la riduzione della crescita dell’obesità, ad esempio.

Peso e obesità: un rapporto stretto

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L’eccesso di peso, infatti, è talmente legato al diabete che da anni in ambito scientifico si usa il termine diabesity per descrivere un evento purtroppo in costante ascesa. Circa il 90% dei diabetici di tipo 2 (la forma più frequente, chiamato anche diabete non insulino dipendente, a differenza del diabete di tipo 1, chiamato anche insulino dipendente o diabete giovanile) sono sovrappeso o obesi.

Senza entrare troppo nel dettaglio, è importante capire perché esiste questo stretto rapporto tra peso e diabete che,  come noto, è una sindrome caratterizzata da un’alterazione del metabolismo degli zuccheri. In pratica, le persone diabetiche diventano meno sensibili all’azione dell’insulina, l’unico ormone deputato all’assorbimento degli zuccheri in circolo dopo il pasto. In altre parole, la glicemia sanguigna resta alta perché l’insulina non “lavora”  bene e riesce solo in parte a sottrarre le molecole di glucosio dal sangue e a trasferirle all’interno delle cellule (nelle quali serviranno a produrre energia). Questo fenomeno è noto come insulino-resistenza è in effetti direttamente correlato con il grasso, in particolare quello addominale. I depositi adiposi in un certo senso fungono da barriera tra l’insulina e i suoi recettori presenti sulle cellule deputate a far entrare il glucosio, con la conseguenza di lasciare in circolo alti livelli di zuccheri. Bisogna aggiungere che per reazione all’insulina-resistenza, l’organismo (più precisamente il pancreas) ne produce di più per cercare di abbassare la glicemia (iperinsulinemia). E giacché l’insulina svolge anche un’azione anabolizzante sui depositi adiposi, è certo che avere spesso livelli elevati in circolazione di questo ormone faccia ingrassare con più facilità.

Una caratteristica comune delle diete dimagranti di questi ultimi anni è quella di consigliare una condotta alimentare che “smuova” il meno possibile l’insulina. Come è il caso, ad esempio, della dieta a basso indice glicemico. Insomma, non è un caso se nella rivista Cucina Naturale ci preoccupiamo di segnalare  l’impatto sulla glicemia di ogni ricetta, e che anche nel sito ci sia una sezione dedicata alle ricette con un basso impatto glicemico, come la vellutata di spinaci della foto, ad esempio. Da quanto detto si capisce che la perdita di peso – in particolare di grasso - è perciò  la migliore prevenzione per il diabete. Per fortuna, già una piccola riduzione del peso corporeo, di almeno il 5-10%, influisce positivamente sul controllo glicemico e la sensibilità dell’insulina. In altre parola, si riduce l’insulino-resistenza. Ma la riduzione del peso – oltre a prevenire la comparsa del diabete, ha anche il merito di consentire una migliore gestione della malattia se questa si è già manifestata. In questo modo si possono ridurre le numerose complicanze vascolari causate da una glicemia fuori controllo, che possono insorgere a medio-lungo termine.

Oggi parliamo di diabete e peso - Ultima modifica: 2012-04-27T18:13:46+02:00 da Barbara Asprea

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