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Il rischio di pensare di consumare un cibo sano mentre in realtà se ne consuma uno ultralavorato che porta con se problematiche notevoli come l’aumento preoccupante delle patologie infiammatorie intestinali è qualcosa su cui dobbiamo fare molta attenzione rivalutando il più possibile l’importanza di cucinare scegliendo sempre le migliori materie prime possibili e trasformandole da noi!!!

Un cibo è sano non solo perché è stato coltivato e prodotto secondo i metodi migliori dal punto di vista della salute, ma anche per via della sua elaborazione o non elaborazione successiva.

Non basta quindi preoccuparsi di procurarsi del cibo sano, occorre poi saperlo valorizzare al meglio attraverso la pratica corretta di cucina scegliendo tecniche e accorgimenti che minimizzano la perdita del sue sostanze di partenza spesso molto preziose.

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Oggi, tuttavia, ancora di più occorre chiedersi se quel cibo è realmente rimasto integro o piuttosto non ha subito lavorazioni varie che vanno dalla conservazione, al miglioramento estetico, all’esaltazione di determinati sapori e consistenze, alla durata nel tempo.

Cibi e alimenti sono, infatti, spesso passati attraverso quella pratica industriale chiamata “ultralavorazione” in particolare quando sono dei preparati assemblati come molti prodotti da forno, i piatti pronti solo da scaldare, bibite e bevande varie, gli snack e le merendine confezionati, le elaborazioni di carne e pesce per un più rapido e immediato consumo.

Quelli che se trattati con una corretta prassi di cucina potremmo considerare ancora un cibo sano divengono invece ricchi di zuccheri e sale, poveri di fibre, arricchiti di inutili grassi, impoveriti di micronutrienti fondamentali come vitamine e sali minerali illusoriamente poi aggiunti di sintesi.

I danni di questo ex cibo sano sono stati messi ben in evidenza da uno studio pubblicato sul British Medical Journal a cura della McMaster University di Hamilton in Canada.

In particolare si è trovato un collegamento chiaro tra il consumo di questi cibi ultralavorati e le patologie infiammatorie intestinali (come la malattia di Crohn e la colite ulcerosa) che non a caso sono più frequenti nelle moderne nazioni industrializzate.

Preoccupanti le percentuali ad esempio tra chi consuma cinque o più porzioni al giorno di cibi ultralavorati: ha l'82% in più di incorrere nel rischio di subire una malattia infiammatoria intestinale, percentuale che scende progressivamente passando da quattro a una porzione al giorno.

L’elemento più impressionante è stata la constatazione che il problema deriva proprio dalla lavorazione industriale del cibo perché i corrispettivi alimenti allo stato naturale come carne bianca e rossa, latticini, amido, frutta, verdura e legumi non hanno mostrato influenze particolari sull’aumento di queste patologie.

È evidente che cucinare e farlo bene diventa oggi un fattore di elevata importanza ancora prima della scelta del regime alimentare da consumare che solo sulla carta può vantarsi di essere il migliore se poi viene seguito tramite la presenza di troppi cibi ultralavorati.

La necessità è quindi più che mai quella di ritornare, nei tempi e modi compatibili con ognuno, a passare il giusto tempo tra i fornelli e in cucina partendo dal cibo sano per trasformarlo in piatti, ricette e golosità che ne sanno preservare le caratteristiche senza l’intermediazione dell’industria alimentare!!!

Quando un cibo sano si trasforma in cibo problematico - Ultima modifica: 2021-11-05T17:19:06+01:00 da Giuseppe Capano

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