Novità dalla ricerca
I poteri del kefir: ecco come protegge la salute del microbiota

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Una nuova ricerca ha individuato in questa bevanda fermentata una sostanza in grado di esercitare un’azione antibatterica nei confronti di alcuni patogeni che possono causare malattie o problemi alla flora intestinale

Il kefir è una bevanda millenaria a base di latte fermentato originaria del Tibet e del Caucaso settentrionale, sempre più apprezzata anche qui in Italia e che molti si preparano in casa attraverso i grani, che sono una matrice amidacea contenente una comunità simbiotica di batteri lattici, acetici e lieviti. Al kefir sono state attribuite svariate proprietà salutari come un effetto antinfiammatorio generale o la riduzione del colesterolo. Ma in comune con gli altri alimenti probiotici, l’azione che viene considerata più importante del kefir è quella a livello del microbiota intestinale. Che consisterebbe nell’aiutare la flora batterica “buona” inibendo la crescita dei batteri patogeni.

Tuttavia sono poche le ricerche scientifiche che, in effetti, riescono a dimostrare queste azioni. È senz’altro da segnalare, perciò, questa ricerca di due università israeliane appena pubblicata su BMC Microbiome che ha voluto approfondire i meccanismi dell’azione antimicrobica da parte di questa bevanda latto-fermentata.

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Tutto merito di un lievito

I ricercatori israeliani hanno scoperto che nel kefir esiste un tipo di lievito chiamato Kluyveromyces marxianus che secerne una molecola, chiamata triptofolo acetato, in grado di interferire nella comunicazione tra batteri. Va detto che questa sostanza era gia conosciuta – viene prodotta anche da alcune piante e alghe – ma è la prima volta che si scopre che può venire prodotta anche da un lievito.

Il triptofolo acetato farebbe da guastafeste ai microbi “cattivi” perché interferisce con il "quorum sensing", una forma di comunicazione nella quale i diversi batteri patogeni rilasciano molecole di segnalazione nell'ambiente che li circonda. Quando le molecole raggiungono una particolare concentrazione, innescano dei cambiamenti che consentono ai batteri patogeni di coordinare la loro attività, per difendersi o attaccare meglio il loro ospite (umano e non).

In colture di laboratorio, i ricercatori hanno scoperto che il triptofolo acetato aveva un effetto inibitorio sul "quorum sensing" di diversi batteri patogeni, inclusi alcuni batteri gram-negativi. E in particolare si sono concentrati sull'effetto del triptofolo acetato nei confronti del vibrione del colera, (Vibrio cholerae) e della salmonella (Salmonella enterica) rilevando una notevole riduzione sulla virulenza.

"Questi risultati sono notevoli, poiché questa è la prima dimostrazione che la virulenza dei batteri patogeni umani può essere mitigata dalle molecole secrete nei prodotti a base di latte probiotico", afferma Raz Jeline, l'autore senior dello studio. Ma uno degli aspetti più rilevanti di questa scoperta è che potrebbe ispirare lo sviluppo di nuovi modi per affrontare i batteri resistenti agli antibiotici. Ossia quel fenomeno della cosiddetta antibiotico-resistenza, che rende inefficaci i trattamenti antibiotici e che è una delle ennesime urgenze sanitarie di questi anni. Grazie kefir!

I poteri del kefir: ecco come protegge la salute del microbiota - Ultima modifica: 2021-04-23T16:43:57+02:00 da Barbara Asprea

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