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Prendendo spunto da una recente ricerca molto interessante analizziamo in questo articolo alcuni dei motivi che portano a ritenere un piatto fumante meglio di un corrispondente freddo, aspetti che possono interessare tutti per una migliore valutazione della propria dieta e dei cibi che consuma, ma molto anche chi opera in cucina nella preparazione delle ricette.

Oggi il crudismo e la tendenza a consumare piatti freddi senza passaggi di cottura attira con convinzione una discreta fetta di persone che vedono in questo consumo vantaggi maggiori rispetto al classico piatto fumante portato in tavola normalmente.

Non è una scelta così campata in aria perché in effetti molte sostanze contenute nei cibi rimangano tali e senza cambiamenti potendo essere così assimilate integralmente, altre però non proprio ideali dal punto di vista della salute non si trasformano come dovrebbero ai fini di una buona assimilazione.

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Forse è proprio per questo che la maggior parte della popolazione preferisce trovare a tavola un bel piatto fumante a prescindere dalla stagione annuale?

Non è solo questo, come rivela una bella ricerca pubblicata sul Journal of Consumer Research secondo cui la tendenza a valutare come migliore un piatto fumante nasce da un mix di ricordi sensoriali antichi sulla nocività del consumo di cibi crudi (pensiamo ad alcuni legumi o alle patate), abitudini culturali consolidate, tradizioni ataviche non necessariamente legate al cibo in se e una forte connotazione di appetitoso, appagante e completo attribuito di istinto a una preparazione calda.

Ma per chi si diletta nella pratica di lavorazione tra i fornelli è interessante notare che motivazioni concrete nascono dallo stesso atto di cucinare, una trasformazione da sempre ricca di magia e fascino alchemico che per altro produce un senso di benessere indotto in chi la pratica che poi è probabile si riversi sulla bontà finale del piatto fumante portato in tavola.

Ad esempio una cottura ben fatta e attenta aumenta la concentrazione di glutammato che influenza in maniera determinante gli aromi finali della ricetta.

Al di la del suo nome spesso associato a elementi esterni aggiunti appositamente in alcune preparazioni dell’industria alimentare ricordo che si tratta molto più semplicemente di un aminoacido naturale da sempre presente in gran parte degli alimenti e in particolare in quelli ad alta percentuale proteica.

Il fumo stesso che si vede e la temperatura che tutti i nostri sensi (non solo quelli legati al gusto) da subito percepiscono istintivamente spingono a una valutazione di superiore positività del piatto caldo non necessariamente corretta da un puro punto di vista nutrizionale, ma di fatto estremamente intensa.

Un insieme di fattori che porta ad altre conseguenze concrete, una tendenza a ritenere normale spendere di più per un piatto fumante rispetto allo stesso freddo, servire lo stesso in tavola in dosi decisamente maggiori e spesso senza freni (tanto fa bene e scalda), l’associazione nefasta tra piatti freddi e alcuni regimi dietetici visti come privazione alimentare.

Con paradossi un po’ pericolosi rispetto agli impatti calorici, non necessariamente, infatti, un piatto caldo è più energizzante rispetto a uno freddo e questo spesso in estate porta a commettere gravi errori di consumo alimentare proprio mentre si vorrebbe mantenere una linea perfetta!

Consumi a tavola, perché un piatto fumante è percepito meglio di uno freddo - Ultima modifica: 2022-01-22T12:32:55+01:00 da Giuseppe Capano

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