Novità dalla ricerca
Tratteremo la glicemia alta con i mirtilli?

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Secondo una nuova ricerca britannica, la presenza di mirtilli ai pasti potrebbe ridurre i livelli di zuccheri nel sangue e di insulina anche dopo un menu abbondante. In attesa di ulteriori conferme, capiamone un po’ di più

Che il consumo regolare di frutta sia protettivo nei confronti del diabete (vedi questo post sull’argomento) o che il consumo a fine pasto di frutti ricchi di antociani come quelli di bosco possa esercitare un effetto sul rialzo glicemico (vedi quest’altro mio post) sono acquisizioni abbastanza recenti della ricerca scientifica. E che mostrano un effetto benefico sul controllo degli zuccheri nel sangue a prescindere dall’indice glicemico dei diversi frutti. In questo filone di studio che cerca di approfondire la relazione tra frutta, glicemia e salute cardiovascolare, va a inserirsi un nuovo interessante lavoro della britannica Università dell’East Anglia da poco pubblicato su Clinical Nutrition.

Un frullato molto energetico

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Lo studio in questione deriva da una ricerca principale già dedicata agli effetti a lungo termine su una popolazione di adulti con sindrome metabolica (il consumo di una tazza di mirtilli al giorno dopo sei mesi aveva mostrato dei miglioramenti clinicamente rilevanti sulla salute cardiovascolare). Tornando allo studio appena pubblicato, del tipo randomizzato e controllato in doppio cieco, i ricercatori hanno reclutato 45 partecipanti, tutti con sindrome metabolica, ossia un insieme di fattori di rischio (come obesità, ipertensione, insulino-resistenza, colesterolo ldl alto) di andare incontro a malattie cardiovascolari e diabete. I volontati sono stati assegnati in modo casuale a due gruppi. Al primo è stata data una bevanda sostitutiva del pasto simile a un frappè molto calorico (con quasi 1000 calorie e simile come profilo nutrizionale a un menu da fast food a base di hamburger e patatine fritte) con l’aggiunta di 26 g di mirtilli in polvere (equivalenti a una tazza di mirtilli freschi). Il secondo gruppo ha ricevuto la stessa bevanda sostitutiva del pasto ma con l'aggiunta di una polvere (placebo) dalla composizione nutritiva simile a quella del mirtillo.

Prima e durante il test sono stati effettuati numerosi prelievi di sangue, fino alle 24 ore dopo il consumo del frullato. Valutando così i livelli di glucosio, insulina, lipidi e lipoproteine. I volontari non hanno consumato altro cibo per molte ore e durante i 21 giorni prima dello studio, hanno ridotto l’assunzione di mirtilli e altri alimenti ricchi di antociani.

I livelli scendono, la salute aumenta

I risultati hanno mostrato che nel “gruppo dei mirtilli” si è verificata una riduzione dei livelli sia della glicemia che dell’insulinemia, un abbassamento del colesterolo totale e un miglioramento del cosiddetto colesterolo buono (hdl) nelle 24 ore successive al pasto. Questi risultati sono interessanti perché l'elevata glicemia postprandiale e la ridotta tolleranza al glucosio sono associate all’aumento del rischio di malattie cardiache, già di per sé elevato nelle persone con sindrome metabolica.

"Questo è il primo studio del suo genere condotto in una popolazione a rischio, adulti con sindrome metabolica, una condizione che colpisce quasi il 40% degli americani e un adulto su quattro in Gran Bretagna", ha affermato Aedin Cassidy, l’autore principale dello studio. "Anche se sono necessari ulteriori studi, i nostri risultati suggeriscono che l'aggiunta di una sola tazza di alimenti ricchi di antociani come i mirtilli a pasti energetici, ricchi di grassi e zuccheri, dovrebbe essere raccomandata per ridurre i rischiosi aumenti postprandiali di glucosio, insulina e colesterolo”.

 

 

Tratteremo la glicemia alta con i mirtilli? - Ultima modifica: 2022-01-03T18:27:55+01:00 da Barbara Asprea

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