Novità dalla ricerca
Se la tazzina è amica del cuore

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Ancora è presto per dirlo, ma se ci saranno altre prove convincenti il caffè verrà consigliato dai cardiologi. Secondo un'affidabile ricerca americana appena pubblicata, in effetti, berne da uno a tre tazze al giorno ridurrebbe il rischio di insufficienza cardiaca. Capiamone un po’ di più e che cosa fare nel frattempo

Acqua, tè e poi c’è il caffè. Per noi italiani quello dell’espresso al bar è un piccolo rito irrinunciabile (lockdown permettendo) per avere la carica. Ma siccome il caffè – come anche il tè – oltre a essere una bevanda piacevole è una fonte di numerose sostanze dai diversi effetti, da anni è oggetto di studio della ricerca scientifica (vedi miei precedenti post di studi su peso, glicemia e cuore).

L’ultimo lavoro è stato da poco pubblicato su Circulation: Heart Failure, una delle rivista dell'American Heart Association (AHA), ossia l’importante associazione dei cardiologi americana.  Prima di parlare dello studio può essere utile fare una piccola premessa. Negli Stati Uniti, ma il dato è sovrapponibile per i paesi occidentali e per l’Italia, le malattie che coinvolgono l’apparato cardiovascolare (in particolare problemi alle coronarie, insufficienza cardiaca e ictus) sono ai primi posti come mortalità. E se il fumo, l'età e l'ipertensione sono tra i più noti e certi fattori di rischio delle malattie cardiache, certamente esistono dei fattori di rischio, o al contrario, protettivi, che non sono ancora stati identificati.

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Come ha infatti dichiarato Linda Van Horn, del Comitato per la nutrizione dell'American Heart Association: "I rischi e i benefici del bere caffè sono stati argomenti di costante interesse scientifico a causa della popolarità e della frequenza del consumo in tutto il mondo. Ma gli studi che hanno trovato delle associazioni sono risultati relativamente limitati a causa di incongruenze nella valutazione della dieta, spesso autoriferita da parte dei partecipanti e nelle metodologie". Detto ciò vediamo ora se questo nuovo lavoro offre delle evidenze più solide.

Uno studio, anzi tre

Gli autori dello studio provengono da varie università statunitensi e per valutare la possibile associazione tra caffè insufficienza cardiaca hanno utilizzato la piattaforma dell'American Heart Association per elaborare e mettere a confronto i dati di tre ampi studi di popolazione USA (Framingham Heart Study, Aterosclerosis Risk in Communities Study e Cardiovascular Health Study). In totale queste ricerche hanno coinvolto oltre 21mila persone che sono state seguite per un periodo di almeno dieci anni.

Per analizzare i risultati legati al consumo di caffè, i ricercatori hanno fatto una distinzione tra chi ha consumato, quotidianamente, 0 tazze, una tazza, due tazze e tre tazze. Va detto che in tutti e tre gli studi, il consumo di caffè è stato autoriferito (solito problema per questo tipo di ricerche) e non erano disponibili unità di misura standard della quantità di caffè.

Ecco i 4 risultati principali

1. In tutti e tre gli studi analizzati, le persone che avevano riferito di aver bevuto una o più tazze di caffè normale e non decaffeinato, presentavano un rischio ridotto a lungo termine di andare incontro a insufficienza cardiaca.

2. Negli studi Framingham Heart e Cardiovascular Health, il rischio di insufficienza cardiaca durante il tempo è diminuito anche a seconda del numero di tazze di caffè consumate al giorno, ovviamente messo a confronto con chi non consumava caffè.

3. Nello studio Aterosclerosis Risk in Communities Study, il rischio di insufficienza cardiaca non variava da 0 a 1 tazza al giorno di caffè; tuttavia, era inferiore di circa il 30% nelle persone che bevevano almeno 2 tazze al giorno.

4. Il consumo di caffè decaffeinato sembrava avere un effetto opposto sul rischio di insufficienza cardiaca, aumentando il rischio nel Framingham Heart Study. Tuttavia, nel Cardiovascular Health Study non vi è stato alcun aumento o diminuzione del rischio di insufficienza cardiaca associata al consumo di caffè decaffeinato. Quando i ricercatori hanno esaminato ulteriormente questo aspetto, hanno scoperto che il consumo di caffeina da qualsiasi fonte sembrava essere associato a una diminuzione del rischio di insufficienza cardiaca.

La caffeina non fa più paura, anzi

"L'associazione tra caffeina e riduzione del rischio di insufficienza cardiaca è stata sorprendente. Il caffè e la caffeina sono spesso considerati dalle persone come cattivi per il cuore perché bengono associati a palpitazioni, ipertensione e così via. Ma i risultati su consumo e diminuzione del rischio di insufficienza cardiaca hanno ribaltato questa ipotesi", ha affermato David P. Kao, cardiologo e tra gli autori dello studio in questione. "Tuttavia, al momento non sono state raccolte ancora abbastanza prove che abbiano la stessa forza delle raccomandazioni per la salute cardiaca dello smettere di fumare, perdere peso o fare esercizio fisico”. In altre parole, da una parte il caffè, o meglio la caffeina che contiene, in dosi normali (fino a tre tazze al giorno) sembra esercitare un effetto protettivo sulla salute del cuore. Dall’altro c’è bisogno di ulteriori conferme da parte della ricerca scientifica prima che il caffè venga consigliato dal cardiologo.

Nel frattempo, mentre ci gustiamo la nostra tazzina quotidiana, sappiamo che anche il caffè  - se consumato con moderazione e non arricchito di grassi e zucchero – può far parte di uno stile alimentare che di certo non fa male al cuore, anzi.

Se la tazzina è amica del cuore - Ultima modifica: 2021-02-21T20:44:13+01:00 da Barbara Asprea

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