“Soffro di glicemia alta”: una frase che può capitare abbastanza spesso di sentire vista la prevalenza notevole di questo disturbo. Tanto per fare un esempio, se negli USA i diabetici sono 30 milioni (circa il 10% della popolazione) le persone non diabetiche ma con glicemia elevata arrivano agli 86 milioni. Una condizione detta anche prediabete, nella quale il glucosio nel sangue è più alto del normale ma non abbastanza per una diagnosi di diabete.
Ebbene, un nuovo studio di Scientific Report di Nature pubblicato online ha scoperto che per i prediabetici consumare un pasto abbondante di carboidrati provoca un effetto diverso se questo viene consumato nella prima parte della giornata o nella seconda. Più in dettaglio, sono stati testati 29 uomini con un'età media di 46 anni - 11 dei quali nella condizione di prediabete - di peso normale o leggermente sovrappeso. Durante lo studio, i partecipanti hanno seguito due differenti diete (A e B) per un periodo di quattro settimane. Entrambe fornivano la stessa quantità di calorie e di sostanze nutritive (carboidrati, grassi e proteine), la differenza era l'orario di somministrazione di un pasto carico di grassi oppure di carboidrati (ossia cibi a base di amidi e zuccheri). Così, nella dieta A, i soggetti mangiavano alimenti ricchi di carboidrati dalla mattina fino a circa l'una e mezza del pomeriggio e poi alimenti ad alto contenuto di grassi dalle quattro e mezza fino alle dieci di sera. Nella dieta B succedeva il contrario: grassi dal mattino fino al primo pomeriggio e carboidrati durante pomeriggio e sera.
Lo studio ha dimostrato che negli uomini con un disturbo del metabolismo del glucosio, l'ora del giorno in cui mangiare un pasto ricco di carboidrati è rilevante. Una volta messe a confronto le misurazioni di glucosio nel sangue delle due diete, i livelli di glucosio nel sangue dopo la dieta B (carboidrati serali) erano circa dell'8% superiore a quello dopo la dieta A (quella dei grassi serali). Un effetto che non è stato osservato negli uomini sani, anche se in genere durante la giornata si assiste a un calo della tolleranza al glucosio.
La spiegazione dei risultati è legata alla regolazione ormonale influenzata dal cosiddetto orologio interno. Negli iperglicemici, i ricercatori hanno osservato una produzione alterata degli ormoni intestinali che contribuiscono alla regolazione del metabolismo del glucosio, la cui secrezione è regolata, appunto, dai ritmi circadiani. Il consiglio finale dei ricercatori è diretto agli iperglicemici ed è quello di rispettare i ritmi circadiani e consumare la maggiore parte di carboidrati nella prima parte della giornata, in modo da potere metabolizzare meglio gli zuccheri. Magari cominciando la giornata con una ricca colazione come il muesli della foto, ricco di cereali integrali, frutta a guscio e frutta fresca, semi: davvero una partenza sprint!