In questi ultimi anni, ci sono due ricerche da segnalare che hanno approfondito la connessione che c’è tra il comfort food e la sfera affettiva e sociale delle persone. La prima, pubblicata su Psychological Science, ha scoperto che i partecipanti della sperimentazione, precedentemente stressati dal ricordo di un litigio, dopo si sentivano meno soli e più forti emotivamente quando si mettevano a scrivere di un loro comfort food familiare. Scoprendo che “i cibi confortanti” erano costantemente associati alle persone amate e che non solo il consumo ma anche il pensiero a quei piatti riusciva a scaldare i loro cuori.
Il secondo studio, pubblicato su Appetite, ha confermato questi effetti “sociali” del comfort food. Secondo gli autori, questo tipo di cibo diventa particolarmente attraente quando ci si sente soli o rifiutati. Inoltre, nella maggioranza dei casi sono considerate confortanti le pietanze con le quali si è cresciuti. Di conseguenza, anche la qualità nutrizionale sarà differente a seconda delle abitudini più o meno sane della famiglia di provenienza. Ecco spiegato perché c’è chi si appaga con una zuppa di legumi, chi con una tazza di brodo o chi con burger e chips (specie negli Usa).
Sapori di casa, anche alleggeriti
Insomma, per tirarsi su non è affatto necessario chiedere conforto a pietanze ricche di grassi o zuccheri: talvolta sono ricette molto semplici come le minestre di verdura della mamma o il purè di patate. Inoltre, nulla vieta di alleggerirle un po’, magari riducendo la quantità d’olio o di burro. Per il resto non serve che provare a scavare nella propria memoria gastronomica e vedere l’effetto che fa. In ogni caso sarà un’esperienza piacevole che rinsalderà anche i legami affettivi. E così anche l’autunno diventerà più piacevole…
