News: se microbioma e flavonoidi si incontrano, l’influenza è più leggera


Da una parte ci sono i flavonoidi, ossia gli antiossidanti tipici dei vegetali rosso-blu come i frutti di bosco, ma anche del te nerò, del cioccolato o del vino rosso. Dall’altra alcuni ceppi batterici presenti nel nostro microbioma, ossia la flora intestinale.

Questi sono i protagonisti di un lavoro pubblicato il 4 agosto su Science che all'inizio recita: "Mangiate più piante per resistere all’influenza” (Eat more plants for influenza resilience). Lo studio, condotto da ricercatori della Washington University School of Medicine, di St. Louis, ha dimostrato che un particolare gruppo di batteri chiamati Clostridium orbiscindens, durante la digestione è in grado di degradare i flavonoidi dei vegetali dando vita al metabolita DAT, desaminotyrosine in inglese, che, a sua volta  stimola  la produzione di interferone di tipo 1. Quest’ultimo potenzia la risposta immunitaria durante un attacco influenzale o virale, limitando fortemente i danni dovuti dai virus sull’apparato respiratorio, ad esempio.

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Gli studiosi hanno visto che a parità di infezione virale, la presenza di  DAT ha impedito di danneggiare il tessuto polmonare. In altre parole, ci si ammala lo stesso ma si riducono fortemente le conseguenze sull’organismo. Per godere di questa protezione è però importante che l’azione combinata di flavonoidi e batteri sia già presente prima dell’infezione e non durante.

Secondo i ricercatori esistono altri ceppi batterici ancora da scoprire e che svolgono funzioni utili per il sistema immunitario come quello individuato da questo studio. E la loro conoscenza aiuterà sempre meglio a farci capire i meccanismi alla base dell’azione protettrice sulla nostra salute della dieta vegetale e colorata.

Nel frattempo, per potenziare le nostre difese già dal prossimo autunno, cosa ne dite di cominciare con questo goloso gelato di mirtilli?

News: se microbioma e flavonoidi si incontrano, l’influenza è più leggera - Ultima modifica: 2017-08-09T17:31:18+02:00 da Barbara Asprea

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