A causa dell’isolamento isolano nel quale mi trovo (ancora per qualche giorno…) riesco a parlarvi solo oggi dei risultati di un’importante ricerca sugli effetti degli antiossidanti presenti nei vegetali (polifenoli, in particolare) compiuta dal nostro Inran, ossia il principale ente pubblico italiano per la ricerca in materia di alimenti e nutrizione. Il lavoro è stato pubblicato sul numero estivo di Current Topics in Medicinal Chemistry e ha lo scopo di analizzare le potenzialità antiossidanti dei polifenoli (una grande famiglia di sostanze antiossidanti dei vegetali) per verificarne la reale efficacia nell’uomo. Sono stati presi in esame 158 studi per un totale di 227 interventi realizzati sull’uomo con diverse tipologie di alimenti: ad esempio, frutta e succhi di frutta, verdure, tè, vino, prodotti a base di cacao, soia e alimenti derivati. I risultati confermano che assumere questi alimenti può in effetti incidere positivamente sulla capacità dell’organismo di rispondere a stress di tipo ossidativo (che può essere causato, ad esempio, da malattie, fumo e alcol, eccessiva esposizione solare o una spinta attività sportiva), ma sulla base delle attuali conoscenze non è ancora stato possibile identificare le molecole responsabili dell’effetto. “Un dato particolarmente interessante emerso da questa revisione - spiega l’autore dello studio, Mauro Serafini, ricercatore e responsabile del laboratorio antiossidanti dell’Inran - è che l’azione degli alimenti di origine vegetale assunti con la dieta è risultata essere maggiormente efficace in soggetti affetti da patologie o caratterizzati da fattori di rischio cardiovascolare, come ipertensione, ipertrigliceridemia e fumo, piuttosto che in soggetti sani. Questa evidenza ci porta a ipotizzare una maggiore necessità di antiossidanti nutrizionali negli individui che si trovano a rischio “stress ossidativo” e che hanno bisogno di potenziare le difese antiossidanti interne attraverso la dieta, in conseguenza di uno stile di vita non sano. Questo concetto di “necessità antiossidante” potrebbe spiegare il fallimento di molti studi condotti su soggetti sani, dove, probabilmente, gli antiossidanti nutrizionali non esercitano in pieno la loro azione protettiva, dato che non esistono condizioni conclamate di stress.”