prevenire a tavola
Chi mangia frutta invecchia più felice

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I disturbi dell’umore sono piuttosto diffusi dopo una certa età, tuttavia secondo un importante studio chi da adulto consuma abitualmente frutta risulta più protetto dalla depressione dalla pensione in poi, con dei benefici a lungo termine per il benessere mentale

Forse non sarà il segreto della felicità ma l’abitudine di mangiare la frutta tutti i giorni (2-3 porzioni quelle consigliate dalle linee guida) sembra proprio che contribuisca al benessere mentale. In effetti sono sempre di più le ricerche che hanno trovato una relazione tra frutta e tono dell’umore.

Si ritiene che ciò sia dovuto alla presenza nella frutta cruda di notevoli livelli di sostanze antiossidanti e di micronutrienti utili per le cellule nervose. A partire dalla vitamina C, che stimola l’attività cerebrale, tanto da venire consigliata per diminuire gli stati depressivi e i sintomi collegati come insonnia e ansia. Fino ai carotenoidi e flavonoidi che, riducendo lo stress ossidativo, inibiscono i processi infiammatori nel corpo, colpevoli di influenzare lo sviluppo della depressione.

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Un’azione benefica che si può avvertire già dopo un breve periodo, come è avvenuto in uno studio che ha testato l’efficacia sull’umore di due kiwi al giorno per 8 settimane (se ne parla in questo post). Oppure si può manifestare dopo molto anni, una sorta di “effetto retard”: è la novità messa in rilievo da questo recentissimo studio dell’Università Nazionale di Singapore pubblicato sul The Journal of nutrition, health and aging.

Dalla maturità alla vecchiaia

Con il passare degli anni diventa più facile andare incontro a disturbi sia di tipo cognitivo che legati all’umore, quali la depressione. Problemi che vengono correlati ai cambiamenti neurodegenerativi del cervello che invecchia. Diventa allora importante – e sempre di più visto l’allungamento dell’età media in molte aree del mondo – individuare dei fattori protettivi per il sistema nervoso: tra questi è ormai accertato che la dieta svolge un ruolo importante (è il caso della nostra vera dieta mediterranea, considerata l’anti-age per eccellenza). In base a queste considerazioni, l’interrogativo che gli autori di questa nuova ricerca si sono posti è: il tipo di dieta o di alimenti consumati prima della vecchiaia possono avere un impatto sul benessere mentale negli anni successivi?

Per rispondere i ricercatori hanno analizzato i dati di quasi 14mila persone provenienti dal grande studio di popolazione Singapore Chinese Health Study che ha monitorato i partecipanti dalla mezza età in poi (con una media di 51 anni), per un periodo lungo circa 20 anni. I volontari dovevano compilare questionari con le frequenza di consumo di ciascun alimento al giorno, indicando il tipo di frutta e di verdura. Nel questionario venivano elencati i 14 frutti (tra cui arance, mandarini, banane, papaia, mele, angurie e meloni) e le 25 verdure più comuni a Singapore.

Alla fine del periodo, quando i partecipanti avevano un'età media di 73 anni, sono stati sottoposti a un test per valutare la presenza di sintomi depressivi. Dopo aver aggiustato i fattori che potevano potenzialmente confondere la relazione, tra cui la storia clinica, il fumo, il livello di attività fisica, la durata del sonno e altri dati legati all'invecchiamento, il team di studiosi ha scoperto che chi in età matura aveva consumato più frutta correva meno rischi di soffrire di depressione dopo i 70 anni. Un’associazione che non è stata trovata nei confronti delle verdure.

Tre porzioni meglio di una 

Il professor Koh Woon Puay, autore principale dello studio, nell’interessante articolo di presentazione del lavoro ha precisato: “La nostra ricerca sottolinea l'importanza del consumo di frutta come misura preventiva contro la depressione legata all'invecchiamento. Nella popolazione studiata i partecipanti che mangiavano almeno tre porzioni di frutta al giorno, rispetto a chi ne consumava meno di una, sono stati in grado di ridurre significativamente la probabilità di depressione legata all’invecchiamento di almeno il 21 per cento. Ciò può essere ottenuto mangiando una o due porzioni di frutta dopo ogni pasto. Non abbiamo riscontrato alcuna differenza nei nostri risultati tra frutta ad alto e frutta a basso indice glicemico, quindi chi soffre di diabete può scegliere frutta a basso indice glicemico che non aumenterà gli zuccheri nel sangue quanto quella ad alto indice."

Un ottimo consiglio anche per le persone sane che evitano di mangiare la frutta a causa della naturale presenza degli zuccheri.

Chi mangia frutta invecchia più felice - Ultima modifica: 2024-08-23T08:00:45+02:00 da Barbara Asprea

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