Novità dalla ricerca
Un grappolo pieno di virtù

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La ricerca scientifica continua a scoprire nuove qualità nutrizionali dell’uva. E visto che finalmente è di stagione, cogliamo l’occasione per parlare di due studi che hanno scoperto la sua influenza sul microbiota intestinale e l’effetto protettivo sulla pelle nei confronti dei raggi solari

Mangiate l’uva molto spesso? Allora sarà interessante sapere che sia la vostra epidermide che il microbiota intestinale se ne accorgono, o almeno così sostengono gli autori di un paio di lavori pubblicati nei mesi scorsi e che vanno ad aumentare le evidenze sugli effetti benefici dell’uva, nonché della capacità dell’alimentazione d’influenzare la flora intestinale. Ossia l’insieme dei batteri che sono fondamentali per mantenere corpo e cervello in salute e con buone difese immunitarie.

Nel primo studio pubblicato su Nature Scientific Reports, un team di ricercatori USA ha reclutato 41 volontari sani (con una percentuale simile di uomini e donne) e con un'età media di quasi 40 anni. Durante le prime due settimane dello studio i partecipanti dovevano consumare tre porzioni di uva ogni giorno e seguire una dieta che escludeva o limitava l'assunzione di alimenti specifici, che potevano rendere i risultati meno chiari. Passato questo tempo, per altre due settimane i volontari hanno continuato a seguire una dieta con le stesse restrizioni, ma integrata con l'equivalente di tre porzioni di uva al giorno sotto forma di polvere liofilizzata.

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Infine, i partecipanti allo studio hanno smesso di consumare uva per un mese in modo di consentire un periodo di "lavaggio".

Quando i ricercatori hanno analizzato tutti i volontari, hanno scoperto che, ad eccezione di un sottogruppo di donne di età compresa tra 29 e 39 anni, il consumo di uva non aveva alterato in modo significativo la diversità complessiva del microbiota, aveva però cambiato la quantità di alcuni ceppi batterici che erano cresciuti oppure diminuiti. In altre parole, era stata accertata una modifica non di tipo qualitativo ma quantitativo. Ad esempio, dopo le prime due settimane i livelli di alcuni batteri intestinali come gli Holdemania erano calati, mentre altri, come lo Streptococcus thermophiles, al contrario erano saliti. Inoltre i ricercatori hanno anche osservato dei cambiamenti in vari livelli di enzimi legati al microbiota e dei loro percorsi metabolici.

Da notare che 30 giorni dopo aver interrotto il consumo di uva, alcuni volontari mostravano ancora cambiamenti nel microbiota, enzimi e percorsi: una sorta di “effetto retard” dei chicchi d’uva.

E anche se è presto per capire in che misura quanto scoperto dai ricercatori sia collegato all’azione benefica dell’uva, certamente si è fatto un passo avanti nella conoscenza dei vari meccanismi alla base degli effetti salutari dei cibi vegetali.

  1. Uva, sole e pelle

Forse in futuro, oltre a carote e pomodori anche l’uva diventerà uno dei vegetali più popolari per la protezione dell’epidermide dall’azione aggressiva dei raggi solari.  In effetti già da qualche tempo uno studio clinico pubblicato sul Journal of the American Academy of Dermatology ha rilevato che il consumo di uva protegge dai danni cutanei dai raggi ultravioletti dannosi. I ricercatori dell'Università dell'Alabama hanno valutato i possibili effetti contro il fotodanneggiamento dei raggi UV esercitati dall’assunzione di uva in polvere (una quantità equivalente a 2,25 tazze di uva al giorno, circa 200 g) per un periodo di 14 giorni.

La risposta della pelle ai raggi solari è stata misurata prima e dopo la sperimentazione, determinando così per ciascun volontario la dose soglia di radiazioni UV che causavano un arrossamento ancora visibile dopo le 24 ore. I risultati sono stati positivi: grazie al consumo di uva in polvere è stata necessaria una maggiore esposizione ai raggi UV per causare le stesse scottature nei volontari. E in effetti l'analisi della cute ha mostrato che il consumo di uva era correlato a un minor danno del DNA, a un minor numero di distruzione delle cellule epiteliali e a una riduzione dei marcatori dell’infiammazione. L’ipotesi degli autori è che questo effetto protettivo e antinfiammatorio sia dovuto alla presenza dei polifenoli, antiossidanti dei quali l’uva abbonda, specie nelle bucce della nera.

Un grappolo pieno di virtù - Ultima modifica: 2023-08-28T08:00:21+02:00 da Barbara Asprea

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