Salute a tavola
Per la prevenzione anche l’olio va scelto “integrale”

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Una nuova ricerca spagnola ha mostrato che per la salute cardiovascolare non tutti gli oli di oliva sono uguali: capiamone qualcosa di più

Quando si parla della dieta mediterranea quale alimento viene subito in mente? La pasta? Il vino? Oppure l’olio d’oliva, una unicità condivisa con gli altri Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum? Ed è grazie anche alla presenza dell’olio di oliva, che quella mediterranea viene considerata da anni come un regime alimentare associato a una diminuzione del rischio cardiovascolare e a una minore mortalità per tutte le cause. In effetti la ricerca scientifica in modo quasi regolare conferma le virtù benefiche esercitate da questo condimento: da quelle anti-age (vedi questo post) a quelle protettive e antinfiammatorie (vedi altro mio post sull’argomento).

Di conseguenza l’ennesimo lavoro appena pubblicato su Clinical Nutritional, che ha mostrato una relazione tra consumo d’olio di oliva e salute del cuore non sembrerebbe una gran novità. Ma invece lo è perché gli studiosi, oltre a considerare gli effetti esercitati dall'olio, si sono accorti che c'erano delle differenze tra gli oli raffinati di oliva e quelli vergini, ottenuti dalla sola spremitura meccanica delle olive.

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Due-tre cucchiai al giorno allontanano il cardiologo di torno

In generale, il focus della ricerca era cercare se il consumo d’olio risultasse associato a una migliore salute dell’apparato cardiovascolare. Per valutarlo, un team formato per lo più da ricercatori spagnoli ha analizzato i dati di circa 60mila adulti tra i 18 e 91 anni di età che avevano partecipato a tre importanti studi iberici di popolazione: l’Aragon Workers' Health Study (AWHS), il Seguimiento Universidad de Navarra Project (SUN) e la parte spagnola dell’European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition (EPIC).

I risultati hanno confermato – per l’ennesima volta - un’associazione inversa tra consumo d’olio e rischio di sviluppare malattie cardiovascolari (tra le varie prove è stata trovata anche una correlazione inversa tra consumo d'olio e presenza di lesioni o di placche aterosclerotiche nelle arterie).

Secondo gli studiosi per ricevere un effetto protettivo ottimale sulla salute delle arterie non è affatto necessario esagerare con l’olio ma è sembrato preferibile in termini di rapporto dose-beneficio un consumo medio giornaliero equivalente a 2-3 cucchiai (per info, un cucchiaino apporta circa 5 grammi d’olio che diventano 10 grammi in un cucchiaio).

Conta anche la qualità

Ma oltre alla quantità, gli autori dello studio hanno evidenziato l’importanza della qualità. Nell’Aragon Workers' Health Study, consumi di oli di oliva raffinati, anche se superiori ai 30 grammi al giorno non avevano apportato ulteriori vantaggi, al contrario degli oli vergini  che, comunque, con l’aumento delle quantità continuavano a esercitare un piccolo effetto protettivo. Una differenza che molto probabilmente si deve alla presenza delle centinaia di sostanze “amiche del cuore” presenti negli oli vergini e in quelli extavergini.

E infine, ecco come gli autori riassumono i risultati della loro ricerca: “L'olio d'oliva è associato a un minor rischio di malattie cardiovascolari e ictus. Il massimo beneficio si può ottenere con un consumo compreso tra i 20 e i 30 grammi al giorno. L'associazione potrebbe risultare più forte per l'olio d'oliva vergine e potrebbe servire fin dalle prime fasi della malattia.”

 

Per la prevenzione anche l’olio va scelto “integrale” - Ultima modifica: 2022-01-11T16:11:12+01:00 da Barbara Asprea

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