“Esistono alimenti da eliminare del tutto dalla dieta per prevenire il cancro?” A questa fondamentale domanda risponde l’autorevole Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC) sul numero di febbraio della sua newsletter che potete leggere cliccando qui ma che vi allego sotto integralmente. La sua lettura richiede pochi minuti e non solo aiuta a fare chiarezza, ma ha il vantaggio di rafforzare dei sani stili alimentari basati sulle conoscenze scientifiche e sul buon senso piuttosto che sulle mode del momento.
Alimenti e prevenzione: il parere dell'AIRC
In breve
- Attualmente non ci sono prove scientifiche certe di un legame diretto tra consumo di zucchero o grassi e aumento del rischio di tumori.
- Zuccheri e grassi in eccesso però possono portare a un aumento di peso, noto fattore di rischio per diversi tipi di cancro.
- Il glutine non ha un legame diretto con l’insorgenza dei tumori e non c’è ragione di eliminarlo dalla dieta per prevenire il cancro.
- I dati scientifici oggi disponibili non mostrano, in generale, un legame tra consumo di latte e latticini e aumento del rischio di cancro. Di contro, questi alimenti sembrano avere un ruolo protettivo contro alcuni tipi di tumore.
- In generale per la prevenzione delle malattie oncologiche è importante seguire un’alimentazione sana e bilanciata, che eviti gli eccessi e non escluda alcun tipo di alimento, se non in casi particolari e dietro raccomandazione medica.
Senza glutine, senza grassi, senza lattosio o senza zucchero. Non c’è che l’imbarazzo della scelta quando si tratta di regimi alimentari che bandiscono dalla tavola uno o più alimenti perché percepiti come potenzialmente pericolosi per la salute. Ma se in alcuni casi questa eliminazione è davvero importante e raccomandata dai medici, in molti altri casi si tratta di mode momentanee, basate su convinzioni personali più che su dati medico-scientifici dimostrati.
Senza zucchero è meglio?
Eliminare del tutto gli zuccheri dalla dieta è non solo un’impresa ardua, ma soprattutto un’azione priva di senso in termini di prevenzione dei tumori e persino pericolosa per la salute. Lo zucchero rappresenta infatti il carburante principale delle nostre cellule, sia sane sia malate, e un nutriente fondamentale perché l’organismo funzioni al meglio. Al momento i dati scientifici disponibili non permettono di affermare che seguire una dieta senza zuccheri possa ridurre il rischio di sviluppare un tumore o possa migliorare la sopravvivenza in chi ha ricevuto diagnosi di cancro. I ricercatori sanno già da tempo che, sebbene lo zucchero sia fondamentale nel metabolismo cellulare, le cellule del tumore hanno un modo particolare di procurarsi la grande quantità di energia di cui necessitano, come per esempio il cosiddetto Effetto Warburg descritto circa 100 anni fa dal fisiologo tedesco Otto Heinrich Warburg. Queste differenze tra cellule sane e tumorali potrebbero rappresentare il tallone d’Achille del cancro e la base sulla quale sviluppare future terapie, ma al momento si parla solo di ipotesi sperimentali che non possono essere applicate alla tavola di tutti i giorni perché la relazione tra il metabolismo di una cellula e ciò che si mangia non è diretta. Se un tessuto ha bisogno di zuccheri, l’organismo li produce anche da altri macronutrienti, persino se si smette di introdurli con la dieta.
Grassi sotto accusa
Secondo un recente sondaggio condotto dall’American Institute for Cancer Research (AICR), quattro persone su dieci sono convinte che una dieta ad alto contenuto di grassi possa aumentare il rischio di cancro. Lo hanno suggerito in effetti alcune ricerche ormai classiche su nutrizione e tumori, mostrando che nei Paesi con una dieta più povera di grassi (come il Giappone) i casi di cancro erano inferiori rispetto a Paesi come gli Stati Uniti, dove il consumo di grassi è più elevato. Gli studi condotti su un periodo più lungo e che tengono conto di altri fattori legati allo stile di vita hanno però portato a un cambio di rotta: il rischio di tumore non è così strettamente legato al consumo di grassi, almeno in modo diretto. Anche l’aumento del rischio di tumore del colon legato al consumo eccessivo di carni rosse e lavorate identificato nel 2015 dalla International Agency for Research on Cancer (IARC) in una monografia dedicata non sembra legato alla presenza di grassi in questi alimenti, ma a quella di altre sostanze, come il ferro contenuto nei globuli rossi che ha un’azione ossidoriducente in grado di danneggiare il DNA.
Gli spunti per nuove ipotesi sul ruolo dei grassi nello sviluppo dei tumori non mancano. Un articolo pubblicato sulla rivista Cancer Discovery nel 2018 ha recentemente suggerito un nuovo potenziale legame tra grasso e cancro. Analizzando le cellule di melanoma in un animale di laboratorio, lo zebrafish, i ricercatori del Memorial Sloan Kettering Center di New York si sono resi conto che queste si posizionano molto spesso vicino ai tessuti adiposi e utilizzano il grasso come “terreno fertile” da cui trarre energia per crescere e diffondersi in altre aree. “Si tratta di risultati preliminari che necessitano di molte altre conferme e valutazioni prima di poter essere applicati anche agli esseri umani” spiegano i ricercatori, precisando che al momento lo studio non ha prodotto dati sufficienti per poter dare raccomandazioni specifiche su come modificare l’assunzione di grassi con la dieta.
Il “giusto peso” per grassi e zuccheri
Una cosa è certa: dare un taglio netto agli zuccheri e i grassi in eccesso aiuta a prevenire l’aumento di peso, un noto fattore di rischio per i tumori. Lo dimostra anche una ricerca recente i cui risultati sono pubblicati sul New England Journal of Medicine: l’eccesso di grasso corporeo sembra essere associato all’aumento di rischio di ben 13 tumori solidi, tra i quali tumore del fegato, del seno in donne in post-menopausa, del colon-retto, dell’ovaio, del corpo dell’utero e del pancreas.
Ma cosa significa consumare zuccheri e grassi “in eccesso”? Nel report dedicato ai livelli di assunzione di riferimento per la popolazione italiana (LARN), gli esperti della Società Italiana di Nutrizione Umana forniscono dati precisi sia sulle quantità di energia (kilocalorie) da assumere nelle diverse fasi della vita, sia su come queste quantità devono essere distribuite tra i principali macronutrienti (zuccheri, grassi e proteine). In persone adulte senza particolari problemi di salute le calorie all’interno della dieta quotidiana dovrebbero derivare per il 45-60 per cento dagli zuccheri e per il 25-35 per cento dai grassi. Attenzione però: zuccheri e grassi non sono tutti uguali e anche per questa ragione eliminare del tutto una di queste categorie di nutrienti potrebbe portare gravi problemi di salute. Tra gli zuccheri, i più pericolosi per la salute (e quindi da ridurre o abolire) sono quelli semplici, come lo zucchero aggiunto a cibi e bevande, mentre è importante consumare frutta e cereali integrali, fonte di zuccheri complessi oltre che di fibre, antiossidanti e vitamine. Il discorso è simile per i grassi: da evitare o comunque ridurre al minimo quelli saturi di origine animale (per esempio burro e grassi contenuti nelle carni), scegliendo grassi vegetali per dare sapore ai propri piatti (olio di oliva, olio di noci e simili).
La guerra ingiustificata al glutine
Tra gli alimenti più spesso messi sotto accusa come nemici della salute non si possono dimenticare quelli che contengono glutine, una proteina presente in cereali di uso comune come frumento, orzo e segale. Ancora una volta, però, il rischio di fraintendimenti e di errori è alto e sugli scaffali dei supermercati sono sempre più numerosi i prodotti “gluten free” ricercati e consumati da milioni di persone, spesso senza una reale necessità medica. Ha davvero senso escludere il glutine dalla tavola ed esiste una relazione tra glutine e cancro? Gli esperti dell’Associazione Italiana Celiachia (AIC) spiegano che l’esclusione dalla dieta di prodotti che contengono glutine è necessaria solo per chi soffre di celiachia diagnosticata da uno specialista – circa l’1 per cento della popolazione in Italia e in Europa – e mettono a disposizione dei lettori un elenco di alimenti consentiti o da evitare per i pazienti. Dal punto di vista economico, il giro d’affari attorno ai prodotti senza glutine è enorme e in continua crescita: solo negli Stati Uniti, nel 2016 sono stati spesi 15,5 miliardi di dollari in cibi senza glutine, il doppio della cifra spesa nel 2011. La maggior parte degli studi scientifici negano che vi sia un beneficio nel seguire una dieta senza glutine se non si è davvero celiaci (la celiachia è una malattia autoimmune che può manifestarsi, in persone geneticamente predisposte, con danni all’intestino tenue in seguito all’ingestione di glutine. Nel mondo la celiachia colpisce circa una persona su 100). In uno studio pubblicato nel 2018 su Gastroenterology & Hepatology gli autori sostengono che il consumo di alimenti senza glutine da parte di persone non celiache ma con disturbi gastrointestinali di tipo infiammatorio (malattie croniche dell’intestino, coliti) potrebbe portare a una riduzione dei sintomi, ma un solo studio non è sufficiente a consigliare a una popolazione piuttosto numerosa di consumare solo cibi privi di glutine. Inoltre non è possibile escludere effetti collaterali di una dieta priva di glutine in persone non celiache: in primo luogo carenze nutrizionali (per esempio scarso consumo di fibre), ma anche ripercussioni di tipo economico e sociale. Inoltre in termini di prevenzione oncologica, non ci sono a oggi dati che dimostrino un legame tra assunzione di glutine e aumento del rischio di tumori nella popolazione generale. Il rischio può esistere per le persone celiache, perché in tal caso l’assunzione di glutine mantiene uno stato infiammatorio cronico della parete intestinale che può favorire i tumori, ma questo rischio non esiste nella popolazione non colpita dalla malattia.
Latte e derivati: nemici o amici?
Il latte e i suoi derivati vengono spesso additati come nemici della salute per diverse ragioni: la presenza di lattosio (lo zucchero naturalmente presente nel latte e costituito da glucosio più galattosio), che provoca sintomi intestinali in chi è intollerante a questo zucchero, ma anche la presenza di grassi e altre molecole che aiuterebbero la crescita delle cellule tumorali attraverso meccanismi differenti. Se per chi riceve una diagnosi certa di intolleranza al lattosio è necessario fare attenzione al consumo di latte e derivati, gli studi più recenti non hanno in genere osservato legami significativi tra il rischio di sviluppare un tumore e il consumo di latticini, che anzi, in alcuni casi sembra avere un effetto protettivo contro i tumori. Il rapporto 2018 su Dieta, Nutrizione Attività Fisica e cancro, pubblicato da World Cancer Research Fund (WCRF) e dall’American Institute for Cancer Research (AICR) e basato sull’analisi congiunta e aggiornata dei dati disponibili sull’argomento, ha identificato prove forti di un potenziale effetto protettivo del consumo di latticini contro il rischio di tumore del colon. Lo stesso rapporto ha inoltre messo in luce la presenza di prove, seppur limitate, che suggeriscono una riduzione del rischio di tumore del seno in pre-menopausa e un incremento del rischio di tumore della prostata legati al consumo di latte e derivati. Una dieta che escluda a priori latte e latticini potrebbe avere conseguenze sulla salute generale, a partire dalla carenza di nutrienti essenziali come il calcio, oltre a non portare vantaggi certi nella prevenzione oncologica.
In conclusione
Ridurre il rischio di sviluppare le tipiche malattie dell’invecchiamento (compresi alcuni tumori) attraverso le scelte alimentari di tutti i giorni non è un’utopia, ma una possibilità ormai accertata dalla ricerca. Di solito però i risultati si ottengono non eliminando un singolo alimento, bensì adottando una dieta complessivamente varia ed equilibrata. Data la complessità del legame tra nutrizione e cancro, è importante compiere sempre scelte consapevoli: leggere sempre le etichette dei prodotti acquistati per sapere che cosa contengono è un buon inizio e, in caso di dubbio, è opportuno rivolgersi al proprio medico. Eliminare uno o più alimenti dalla dieta, anche se con le migliori intenzioni, può essere un grave errore e portare a serie carenze nutritive. L’aumento di prodotti che vantano sulla confezione di essere “senza qualcosa” possono aiutare la persona con una diagnosi di allergia o di celiachia, ma non la popolazione generale che non soffre di tali disturbi. Inoltre spesso l’ingrediente sostitutivo non è migliore di quello eliminato (per esempio i prodotti senza zucchero sono spesso pieni di dolcificanti, che non sono una scelta migliore). L’organismo ha bisogno in realtà di una dieta equilibrata, che contenga nelle giuste proporzioni tutti i nutrienti necessari al suo buon funzionamento. Diete sbilanciate, per eccesso o per difetto, rischiano di danneggiare gravemente la salute.