Diete e dintorni
Diete low-carb: per restare magri conta più la qualità del cibo

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Un nuovo studio dell’Università di Harvard ha esaminato gli effetti a lungo termine sul peso di cinque diversi tipi di diete low-carb, scoprendo che una è risultata più efficace nel mantenere i risultati ottenuti e che più delle percentuali conta la qualità nutrizionale

Cosa è più difficile: dimagrire o mantenere i risultati ottenuti con la dieta? Per la maggior parte delle persone evitare di riprendere il perso perduto nel giro di uno-due anni dalla fine della dieta è lo scoglio principale. Di conseguenza è abbastanza normale che la ricerca scientifica si concentri su quali possano essere i regimi alimentari che, una volta tornati a una dieta libera, risultino efficaci per restare nel proprio peso forma a lungo termine.

È questo il caso di un interessante studio della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston da poco pubblicato su JAMA Network Open. Il team di ricercatori ha focalizzato l’attenzione sulle cosiddette diete low-carb (ossia diete a basso contenuto di carboidrati), ossia un variegato tipo di approcci dietetici che in comune hanno una riduzione, più o meno marcata, della percentuale di carboidrati prevista nell’alimentazione bilanciata. E se in passato molti studi hanno dimostrato i benefici della riduzione dei carboidrati per la perdita di peso a breve termine, a oggi si sa ancora poco sugli effetti di questo tipo di diete non solo sul mantenimento del peso a lungo termine ma anche – cosa ancora più importante - sulla qualità degli alimenti fonti di carboidrati. "Il nostro studio va oltre la semplice domanda: carboidrati o non carboidrati?” Puntualizza Binkai Liu, uno degli autori, nell’articolo di presentazione della ricerca. “Il nostro lavoro analizza le dieta a basso contenuto di carboidrati e fornisce uno sguardo su come la composizione di questi stili alimentari possa influenzare la salute nel corso degli anni, non solo di settimane o mesi”.

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Cinque classi di diete

Per il loro lavoro, i ricercatori hanno elaborato i dati già raccolti in importanti studi effettuati nei decenni scori sul personale sanitario americano (Nurses' Health Study, Nurses' Health Study II, Health Professionals Follow-up Study). In particolare hanno analizzato le diete e il peso di oltre 123 mila adulti sani monitorati dal 1986 al 2018. I ricercatori hanno valutato le diete dei partecipanti in base alla loro aderenza a cinque categorie di diete low-carb: a basso contenuto di carboidrati in generale (TLCD); a basso contenuto di carboidrati basate su alimenti di origine animale (ALCD), e perciò con una forte presenza di proteine e grassi di origine animale; a basso contenuto di carboidrati e basate su alimenti di origine vegetale (VLCD) con solo proteine e grassi di origine vegetale; a basso contenuto di carboidrati (HLCD) con un ruolo di primo piano, ma non esclusivo, delle proteine di origine vegetale, di grassi sani, e con una forte riduzione dei carboidrati provenienti da cereali raffinati; infine una dieta low-carb considerata malsana (ULCD) a causa di una forte presenza di proteine animali, di grassi di cattiva qualità e di carboidrati provenienti da fonti considerate poco salutari come i cereali super raffinati o trasformati. In effetti, nei punteggi assegnati alle varie diete, i ricercatori hanno distinto tra fonti di carboidrati sani - come verdure non amidacee, frutta, legumi, cereali integrali - e carboidrati meno salutari, compresi quelli provenienti dagli zuccheri aggiunti, dai cereali raffinati o da altri cibi ricchi di amidi.

La qualità conta di più

I risultati? Chi segue Cucina Naturale li ha probabilmente già indovinati: il gruppo delle diete HLCD, con proteine e grassi di origine vegetale e carboidrati sani, sono state associate in modo significativo a un aumento di peso più lento nel lungo termine. AL contrario, i partecipanti che aderivano ai gruppi TLCD, ALCD e ULCD, ossia low-carb generiche, oppure basate su alimenti di origine animali o malsane, in media hanno guadagnato più peso. Queste associazioni erano più pronunciate tra i partecipanti più giovani con meno di 55 anni, sovrappeso o obesi e/o meno attivi fisicamente. Più contrastanti, invece, i risultati tra i tre studi esaminati per la dieta a basso contenuto di carboidrati a base vegetale (VLCD).

"La conclusione fondamentale è che non tutte le diete a basso contenuto di carboidrati sono uguali quando si tratta di gestire il peso a lungo termine", ha affermato il professore Qi Sun, autore senior della ricerca. “I nostri risultati potrebbero scuotere il modo in cui si pensa alle diete popolari a basso contenuto di carboidrati e suggerire che le iniziative di salute pubblica dovrebbero continuare a promuovere modelli dietetici che enfatizzino cibi salutari come cereali integrali, frutta, verdura e latticini a basso contenuto di grassi”.

Insomma, come sottolineano gli autori nelle loro conclusioni, i risultati dello studio smentiscono il focus esclusivo sulla quantità di macronutrienti per la gestione del peso e suggeriscono il ruolo cruciale della qualità dei nutrienti nel mantenimento di un peso corporeo sano.

Verde salvapeso

Ancora una volta è stato dimostrato che seguire una dieta bilanciata, ricca di alimenti vegetali e cereali integrali, con un buon apporto proteico dato dai legumi (sul rapporto tra peso e legumi è dedicato questo articolo) e con la presenza di grassi salutari è importante per restare non solo in salute ma anche nel peso corretto. Senza più bisogno di pensare alle percentuali dei carboidrati nel piatto…

Diete low-carb: per restare magri conta più la qualità del cibo - Ultima modifica: 2024-01-15T07:34:13+01:00 da Barbara Asprea

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