Novità dalla ricerca
Anche il caffè arricchisce il microbiota

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Strano ma vero: un recente studio, condotto anche da ricercatori italiani, ha scoperto che bere caffè, oltre a svegliarci al mattino può influenzare la composizione della flora intestinale. Capiamone qualcosa di più

Per noi italiani la tazzina di caffè è un’abitudine quotidiana irrinunciabile. Oltre ad avere un effetto tonico e stimolante, la ricerca scientifica in questi anni ha associato un suo consumo corretto a diversi benefici sulla salute. Ad esempio può contribuire a migliorare l’attenzione e la concentrazione, è ricco di antiossidanti, ed è stato studiato per i suoi possibili effetti protettivi sul cuore e metabolismo. Tuttavia, un aspetto del tutto inaspettato emerge da una recente ricerca: il caffè potrebbe influenzare anche il microbiota intestinale, modificando la presenza di specifici batteri.

A far luce su questa relazione è uno studio pubblicato su Nature Microbiology, condotto dal Dipartimento Cibio dell’Università di Trento in collaborazione con Harvard University e altri istituti internazionali. Il team di studiosi ha analizzato i dati di quasi 23mila persone provenienti da diverse coorti americane e britanniche, integrandoli con quelli di altri studi internazionali. Insomma, un lavoro di grande portata, che ha permesso di esaminare la relazione tra circa 150 alimenti e la flora batterica intestinale.

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Il batterio del caffè

Il risultato sorprendente? Tra tutti gli alimenti, il caffè è emerso come quello con il legame più forte con la composizione del microbiota. L’elemento chiave individuato dagli scienziati è un batterio chiamato Lawsonibacter asaccharolyticus, presente in quantità sei-otto volte superiori nelle persone che bevono abitualmente caffè rispetto a chi non lo consuma.

“Abbiamo visto che solo se si beve caffè si stimola fortemente la presenza e l’abbondanza di questo batterio”, spiega in questo articolo universitario Nicola Segata, coordinatore dello studio e professore di Genetica all’Università di Trento.

Questa correlazione non si è fermata ai dati statistici, ma è stata confermata in laboratorio. “Coltivando questo batterio in vitro”, racconta Paolo Manghi, primo autore dello studio, “abbiamo osservato che cresce più velocemente se si aggiunge caffè al terreno di coltura.”

Non tutti i batteri intestinali, però, reagiscono allo stesso modo: mentre Lawsonibacter asaccharolyticus prospera in presenza di caffè, altri microrganismi – come Escherichia coli o Bacteroides fragilis – non mostrano la stessa risposta, e in alcuni casi vedono addirittura ridotta la loro crescita quando le concentrazioni di caffè sono elevate.

Perché succede?

Ma qual è la sostanza responsabile di questa interazione tra caffè e microbioma? Per scoprirlo, i ricercatori hanno testato sia il caffè normale sia quello decaffeinato, osservando che la correlazione rimaneva invariata. Questo suggerisce che non è solo la caffeina a svolgere un ruolo chiave, ma anche altri composti del caffè, in particolare i polifenoli. Tra questi, spicca l’acido chinico, coinvolto nella trasformazione dei polifenoli a opera dei batteri intestinali. L’analisi del plasma di 438 partecipanti ha inoltre rivelato che sostanze come trigonellina, caffeina e derivati dell’acido chinico risultano più abbondanti nel sangue di chi consuma caffè, soprattutto se Lawsonibacter asaccharolyticus è presente e attivo nell’intestino. Questo suggerisce che il batterio potrebbe partecipare direttamente alla “chimica" del caffè, contribuendo alla trasformazione dei suoi composti e potenziandone alcuni effetti benefici.

Tuttavia, a oggi, non è ancora chiaro quanto la presenza del “batterio del caffè” abbia un impatto sulla salute. “Non sembra avere un ruolo particolarmente importante” sottolinea Segata. Tuttavia, siamo certi che sia solo questione di tempo prima di scoprirlo, visto che la ricerca, negli ultimi anni, si sta dedicando sempre più al rapporto tra alimentazione, microbiota e salute.

 

Anche il caffè arricchisce il microbiota - Ultima modifica: 2025-03-10T08:02:01+01:00 da Barbara Asprea

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