I problemi gastrointestinali sono oggi all’ordine del giorno. Il più gettonato è il classico “gonfiore addominale”, ma in realtà vi sono, isolati o abbinati, mille altri problemi connessi, dalla semplice difficoltà digestiva, fino all’intera gamma dei disturbi dell’alvo (stipsi, diarrea), passando per il reflusso gastroesofageo, le ulcere, le gastriti, i crampi addominali. Stomaco e intestino, insomma, se non stanno bene di certo ce lo fanno capire in molte lingue.
Reflusso che dolore!
Una frequentissima causa di disagio è il reflusso gastroesofageo, che è quel dolore bruciante, percepito dietro lo sterno, causato dal passaggio di gocce del contenuto acido dello stomaco nella parte bassa dell’esofago. All’origine del problema spesso c’è una forte risposta infiammatoria al cibo, che può dipendere sia da un’alimentazione scorretta, sia da errate abitudini di vita, come una compressione addominale involontaria o una postura sdraiata postprandiale, o attività sportiva a stomaco pieno, solo per fare alcuni esempi. I medici che somministrano alla leggera farmaci inibitori di pompa protonica o antiacidi spesso sottostimano l’importanza di una corretta acidità gastrica a livello del processo digestivo. Lo stomaco ha necessità di raggiungere un pH molto acido per due importanti motivi: l’attivazione degli enzimi proteolitici, cioè in grado di digerire le proteine, e la sterilizzazione di tutti i batteri e virus presenti naturalmente negli alimenti ingeriti. Abbassare l’acidità con farmaci significa interrompere l’attività di sterilizzazione gastrica e immettere nell’intestino parti di proteine non ben digerite e quindi con una forte componente allergizzante. Quest’ultimo fatto, ignorato dai più, è alla base di molte risposte di ipersensibilità alimentare (al glutine, alla soia, alla caseina del latte) e genera automaticamente un’infiammazione, con circolo vizioso in grado di peggiorare notevolmente il reflusso preesistente.
Pancia gonfia: indagare le cause
Dopo il reflusso, l’altro comune problema addominale è il gonfiore. La sensazione di gonfiore post prandiale può dipendere da molti fattori, primo tra tutti la lentezza digestiva. Tale lentezza ha delle cause, che un bravo medico dovrebbe analizzare una a una fino a rimuoverle tutte. Il processo digestivo, infatti, è un processo sequenziale, in cui le diverse fasi della digestione richiedono tempi ed enzimi diversi. Se il flusso viene rallentato, velocizzato o alterato, le conseguenze possono essere di un completo sovvertimento del processo. Vediamo dunque, escludendo dall’elenco patologie più gravi, alcune possibili cause: ingestione di cibi non sufficientemente masticati; calcoli biliari o mancanza di cistifellea; fare sport, lavori pesanti o guidare subito dopo aver mangiato; calcoli pancreatici (o sabbietta) che impediscono una secrezione adeguata di enzimi digestivi; aderenze, diverticoli; disbiosi intestinale (flora batterica alterata); uso recente di antibiotici; essere molto indeboliti dal punto di vista muscolare (e avere quindi una peristalsi lenta o insufficiente); mangiare spesso cibi pesanti grassi e fritti; essere cronicamente infiammati a causa di intolleranze alimentari; assumere farmaci antidiarroici o oppiacei in genere, neurolettici, benzodiazepine o psicofarmaci in generale; assumere analgesici e antidolorifici o cortisonici, che possono generare gastriti o ulcere; non mangiare un’adeguata quantità di fibra insolubile.
Soluzioni diverse per ogni problema
Sembra dunque evidente che occorra prima diagnosticare quale sia la causa (o le cause) del problema per risolverlo. Se questo nasce da una masticazione troppo veloce e da un mangiare sempre di corsa, è chiaro che servirà dedicare più tempo al cibo. Se il problema sono i microcalcoli renali o pancreatici, invece, occorrerà bere molto di più. Utili sono anche integratori a base di enzimi pancreatici o stimolanti naturali della secrezione biliare, come diversi oli essenziali (tea tree, rosmarino). Ancora più efficaci saranno gli integratori probiotici a base di fermenti e batteri utili per il nostro intestino come il Saccharomyces boulardii, e vari ceppi di lattobacilli e bifidobatteri, che saranno del tutto superflui se non ci saremo nel frattempo rieducati ad assumere un’adeguata quantità di fibra, naturale nutrimento di una flora batterica intestinale sana. Infine, attenzione ai gravi danni che possono essere provocati da farmaci come cortisonici, gastroprotettori, antinfiammatori, neurolettici, benzodiazepine, antidiarroici, antibiotici che possono alterare il naturale processo digestivo. Prima dunque di cercare altri farmaci e creative soluzioni per velocizzare il transito intestinale, occorre farsi un bell’esame di coscienza e capire cosa vada modificato nel nostro stile di vita, mettendo in primo piano, ancora una volta, una corretta alimentazione.
I cibi che gonfiano... e le possibili alternative
Uno degli alimenti più controversi tra quelli verso cui sviluppiamo reazioni di intolleranza è il latte vaccino. Si tratta di un alimento che molti esseri umani non sono in grado di digerire bene (circa il 75% della popolazione mondiale) perché non posseggono l’enzima lattasi in età adulta, sostanza che serve per metabolizzare lo zucchero contenuto nel latte, il lattosio. In ogni caso, anche chi possiede il gene per produrre la lattasi, se consuma ogni giorno latte e formaggi, con tutta probabilità svilupperà presto qualche reazione di ipersensibilità verso la caseina, una proteina presente in tutti i latti animali, dal forte potere allergizzante. In conclusione, un individuo sano, dotato dell’enzima lattasi può consumare latticini con moderazione, a giorni alterni, o anche solo nel fine settimana. Questa cautela non vale solo per il latte ma per tutti gli alimenti “recenti” (cioè agricoli) che consumiamo in eccesso: glutine del frumento, soia, prodotti fermentati. Ma allora cosa ci resta da mangiare se limitiamo latte e formaggi, glutine, lievitati per non gonfiarci? La frutta, declinata in ogni sua forma, rappresenta lo spuntino ideale perché non innalza la glicemia in modo rilevante e apporta vitamine, minerali e antiossidanti. Dobbiamo capire che, tolto lo zucchero e le farine raffinate dalla nostra alimentazione, tutto il resto ha diritto di cittadinanza a patto che sia di elevata qualità, ovvero da animali che non hanno assunto antibiotici, da frutta e verdura biologiche, da farine macinate a pietra, solo per fare qualche esempio. (Testo di Lyda Bottino)