4 famiglie di 4 città diverse, negli USA. 16 persone in tutto, 7 adulti e 9 bambini, e la dieta che cambia, passando da convenzionale a biologica. Tutto questo, per verificare se e come si modifica il livello dell’erbicida glifosato nel corpo, e se ci sono differenze tra grandi e piccoli, in una ricerca scientifica pubblicata su Environmental Research nelle scorse settimane.
Che cos’è il glifosato
È il più diffuso e forse il più famoso dei pesticidi: diserbante, utilizzato per eliminare le erbacce prima della semina e anche, per alcune colture come cereali e legumi, a fine produzione (per “disseccare”, cioè accelerare l’essiccazione della pianta).
Negli ultimi anni sono emerse diverse prove della sua pericolosità.
La IARC (Agenzia internazionale per la ricerca su cancro, che fa parte dell’Organizzazione mondiale della sanità) lo classifica come “probabile cancerogeno per l’uomo”. Inoltre, è risultato tossico per i reni; sembra che agisca come perturbatore endocrino (interferendo con la normale funzionalità di alcuni ormoni) e che abbia un effetto negativo sul microbioma intestinale.
Per verificare la presenza nell’organismo della molecola e dei suoi metaboliti (parti della molecola che si sono modificate dopo l’assunzione con il cibo) si analizzano le urine, e così è stato fatto nella ricerca americana.
Menu controllatissimi
Per 12 giorni, le famiglie che hanno partecipato allo studio hanno seguito una dieta controllata.
Durante i primi 6 giorni hanno mangiato cibo convenzionale e negli altri 6 solo cibo biologico, che è stato consegnato ai partecipanti direttamente a casa, al lavoro, a scuola o all'asilo nido. In quegli stessi giorni, tranne il primo e il settimo che sono stati considerati di passaggio, venivano raccolti i campioni di urine (158 in totale).
Una discesa veloce
A partire dal secondo giorno di dieta bio le analisi hanno rivelato il crollo del livello di erbicida nelle urine. A fine ricerca era sceso del 70,93% (il glifosato, e il 76,71% i metaboliti).
Risultati complessivi simili tra adulti e bambini.
Un dato incoraggiante dunque: questo tipo di fitofarmaci non permangono a lungo nell’organismo e diminuiscono drasticamente se si passa a consumare alimenti per la cui produzione non vengono usati.
Ma nei bambini…
Quello che è risultato preoccupante è che le analisi relative ai più piccoli hanno rilevato un contenuto maggiore delle sostanze analizzate.
Passavano in media da 1,03 nanogrammi/ml nella fase convenzionale a 0,25 ng/ml nella fase bio, contro la media per gli adulti di 0,26 ng/ml durante la dieta convenzionale e 0,04 ng/ml con la dieta bio. Una notevole differenza!
Gli studiosi spiegano questi dati dicendo che i bambini, organismi in crescita e non completamente formati, sono meno efficienti nel metabolizzare queste sostanze. Di conseguenza, ne subiscono maggiormente i danni. “È importante proteggere i giovani dall’esposizione al glifosato e agli altri pesticidi” hanno concluso i ricercatori.