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L’arte del porridge: cosa fare (e non fare!) per un risultato perfetto

porridge
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La specialità più sana della colazione british spopola anche in Italia. Ma siamo certi di saper rendere onore a Sua Maestà il porridge? Ecco 5 consigli per farlo in casa senza errori

Il porridge è una colazione in ciotola che in quanto a sex appeal lascia molto a desiderare: ha tutta l'aria di una pappa d'avena un po' collosa, destinata ai periodi di convalescenza. In pratica l'equivalente dolce della pasta in bianco. A cosa deve, quindi, la sua popolarità? Dopo aver ceduto al bombardamento mediatico healthy che invita a dare una chance al porridge, ci si accorge che non è affatto male: caldo, morbido, nutriente, saziante e, nelle sue versioni più minimali, a basso indice glicemico. In poche parole, il porridge rilascia la sua energia lentamente e non ci evita l’inaspettato picco di fame lungo il tragitto mattutino casa - lavoro. Tutto ciò è vero solamente se il porridge è preparato con criterio, evitando quegli errori fatali che lo rendono un ammasso di avena colloso e difficile da masticare. Per scampare a questa deriva bastano poche e semplici accortezze, eccole.

1- Quale avena scegliere per il porridge

Senza addentrarsi nell'intricato vocabolario britannico dedicato alle tante lavorazioni dell'avena, vi basti sapere che la scelta dovrebbe ricadere sui fiocchi d'avena al naturale (non dolcificati) di dimensioni ridotte, i cosiddetti "baby" per ottenere una consistenza morbida e uniforme. In alternativa acquistate dei fiocchi d'avena tradizionali e frullateli brevemente in modo da spezzettarli in parti più piccole. Se vi piace sperimentare, provate a mixare fiocchi d'avena interi ai fiocchi d'avena leggermente tritati, fino a trovare l'equilibrio di masticazione perfetto per voi.

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2- Latte o acqua? Il liquido giusto per il porridge

Se dovessimo attenerci alla tradizione scozzese, il porridge non dovrebbe contenere altro che avena, acqua e un pizzico di sale. Un'austerità eccessiva per la nostra colazione, che potrebbe farci abbandonare per sempre il porridge in favore della vagonata di biscotti. Ma prendiamo il meglio della tradizione scozzese: cuocere il porridge con l'acqua lo rende più leggero e meno impaccato, dunque aggiungiamo un po' di latte o di bevanda vegetale solamente verso la fine della cottura, per dare più sapore e cremosità.

3- Le proporzioni del porridge: quanta avena e quanto liquido?

Secondo The Guardian, lo chef stellato Michelin Tom Kitchin usa un rapporto 1:2 tra avena e liquido, mentre la cucina del Balmoral Hotel di Edimburgo sceglie un rapporto 1:4. Pare però che la virtù stia nel mezzo (rapporto 1:3), indicato per una ciotola di porridge morbida ma non troppo collosa. Ricordatevi che maggiore è la quantità di liquido, più il porridge resterà sul fuoco, diventando via via più elastico.

4- Il metodo di preparazione: come si cucina il porridge?

Avena e acqua in un pentolino sul fuoco a fiamma moderata, mescolando spesso, per 5-6 minuti, o fino a quando non avrete raggiunto la consistenza desiderata (i tempi dipendono molto dal rapporto tra avena e acqua). Qualcuno consiglia di tostare brevemente l'avena prima di aggiungere i liquidi, per conferire un sapore vagamente noccioloso al porridge, altri di cuocere il porridge a bagnomaria, per evitare che si attacchi sul fondo: un'ottima tecnica che però allunga il tempo di cottura. C’è anche l’opzione “a freddo” l’overnight oatmeal che prevede il riposo notturno, in frigorifero, di una parte di avena e tre parti di liquido con l’aiuto di una piccola percentuale di semi di chia per migliorare la consistenza.

5- Le aggiunte al porridge: quali e quando

Un pizzico di sale sembra imprescindibile per la buona riuscita del porridge, ma non aggiungetelo troppo presto: potrebbe indurire l'avena. Se zuccherate in cottura evitate lo zucchero dalla grana troppo grossolana, piuttosto aggiungete del miele, dello sciroppo d'acero o d'agave direttamente nella ciotola. La frutta fresca può essere tuffata nel pentolino ad inizio cottura, se desiderate che si ammorbidisca per bene, e lo stesso vale per la frutta essiccata che si reidraterà tornando ad essere morbida. Attenzione invece con la frutta secca a guscio: da inserire rigorosamente alla fine, meglio se tostata, perché mantenga la sua croccantezza.

Ecco un'idea golosa per portare in tavola il porridge.

 

L’arte del porridge: cosa fare (e non fare!) per un risultato perfetto - Ultima modifica: 2022-10-04T07:47:06+02:00 da Sabina Tavolieri

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