Cenare con acque profumate da abbinare ai piatti al posto del vino. Oppure sperimentarle in cocktail. Oggi le toniche sono una categoria di soft drink che piace per la particolare versatilità. Dalla loro parte c’è la naturalità degli ingredienti, l’uso di botaniche sempre più ammalianti e la piacevolezza di scoprire aromi nuovi.
LA NOTA AMARA DEL CHININO
Da un po’ di tempo i soft drink sono finiti sotto accusa: troppo zucchero, coloranti e conservanti. Le toniche, la cui origine risale all’acqua effervescente creata a fine Settecento dall’orologiaio Johan Jacob Schweppes, vogliono andare controtendenza. E cercano di essere prodotti il più possibile naturali. Sostanzialmente hanno preso lo spazio della gassosa, da cui si differenziano per qualità e ricchezza degli ingredienti.
Le toniche sono leggermente frizzanti e con un delicato sentore amaricante. La nota fondamentale è il chinino, sostanza che si ricava dalla corteccia dell’albero di cinchona, chiamata comunemente china, originaria delle Ande. Sembra venisse aggiunta all’acqua dagli ufficiali dell’esercito britannico stanziati in India per tenere lontano la malaria.
AROMATIZZATA O CLASSICA?
“Le toniche sono bibite con nota amaricante - racconta Francesco Cione, 38 anni, pluripremiato bartender del ristorante The stage a Milano -. Storicamente hanno sempre avuto la nota amara del chinino. In un primo momento era per necessità medicamentosa e poi è diventato un piacere. Oggi si usano altri elementi che danno quella nota, per esempio la genziana e il cardamono. E si ama anche aggiungere botaniche agrumate e rinfrescanti, come ibisco, pepe rosa”.
Curiosando tra le etichette, si trovano toniche aromatizzate, di solito chiamate Botanical, e la versione classica dal gusto amaro e secco, detta Indian. Oggi si utilizzano anche gli oli essenziali di fiori, frutti ed erbe, come timo, rosmarino, scorza di agrumi, pompelmo, arancia amara, petali di sambuco, vaniglia fresca. “È in corso un’evoluzione. Da una parte c’è la voglia di sperimentare, dall’altra quella di mantenere una classica nota amara. E poi ci sono gli irriducibili della tradizionale Indian tonic. L’ultima avanguardia”, conclude Francesco Cione, “è aggiungere anche spezie e superfood. In Italia non c’è ancora questa moda ma potrebbe arrivare presto”.
ZUCCHERO E ALTERNATIVE
Salvo eccezioni, i produttori di toniche tendono alla naturalità degli ingredienti che cercano di comunicare al pubblico con etichette eleganti e particolari. Troviamo tipologie con la certificazione biologica. Lo zucchero è presente per bilanciare la nota amara. In genere è circa il 10%, ma si trovano prodotti anche a minor impatto calorico, con dolcificanti alternativi, come il fruttosio, o dolcificanti acalorici come la stevia.
COME GUSTARLA?
La tonica va bevuta fresca, alla temperatura di un vino bianco, ovvero intorno agli 8 °C. Per chi ama i cocktail, si sposa bene con il gin o con qualche goccia di angostura.
Al naturale, le toniche sono ottime con una spruzzata di un agrume, come il lime, per renderle ancora più dissetanti. Alcuni ristoranti stanno cominciando a proporre abbinamenti di bevande fruttate ai piatti. Le toniche potrebbero fare un’ottima figura. Si comportano, infatti, come uno spumante secco. Un consiglio: provate ad abbinarle al pesce, a un risotto profumato o a una cena etnica speziata.