Anabio, nel corso di una tavola rotonda, annuncia che è vicino il miglioramento dell’accesso alle risorse genetiche e una più equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo
Anche in Italia - riferisce un articolo su Global Press - saranno presto riconosciuti agli agricoltori i cosiddetti diritti fitogenetici "on-farm" e il cammino per una concreta applicazione del protocollo di Nagoya (accesso alle risorse genetiche ed equa condivisione dei benefici derivanti dal loro utilizzo) è vicino al traguardo. L'annuncio arriva da Anabio, l'associazione dei produttori biologici aderenti alla Cia-Confederazione italiana agricoltori, che a metà luglio ha tenuto la sua "Giornata" in Expo, al Teatro della Terra all'interno del Biodiversity Park. Un'intera giornata dedicata alla biodiversità, alle produzioni bio, alla rinnovata alleanza tra uomo e ambiente, dove "nutrire il pianeta, energie per la vita" diventa "rispettare il pianeta, per nutrire la vita". La giornata è stata scandita da una tavola rotonda e dall'assemblea nazionale di Anabio, alla quale hanno partecipato tra gli altri il presidente della Cia Dino Scanavino, il vicepresidente vicario Cinzia Pagni, il presidente di Anabio Federico Marchini, il viceministro alle Politiche Agricole Andrea Olivero, il rappresentante della Fao Mario Marino, le parlamentari Susanna Cenni e Alessandra Terrosi, nonché i presidenti delle altre associazioni biologiche italiane (Federbio, Aiab, Assobio, Città del Bio). Da questo think-tank emerge chiarissimo il profilo di una nuova agricoltura che si fonda su tre pilastri: la biodiversità la sua tutela e la sua diffusione, il biologico come sistema avanzato e sostenibile di coltivazione, l'agricoltura multifunzionale e custode. E' il perimetro che viene tracciato dall'azione di Anabio che proprio in quel contesto ha annunciato un decisivo passo avanti nel riconoscimento dei diritti fitogenetici on-farm. "E' un passo decisivo - afferma il presidente di Anabio, Federico Marchini - per tutelare il lavoro degli agricoltori che difendono le sementi autoctone, che valorizzano e custodiscono la biodiversità, che operano per diffondere la biodiversità. Ed è anche il solo strumento per arginare il monopolio dei semi detenuto da quattro multinazionali che da sole producono il 70% delle sementi nel mondo. Possiamo dire che oggi qui a Expo Cia e Anabio portano semi di libertà".