Da Ferrero a Kimbo, le aziende si avvicinano all’equosolidale


L'idea è che solo riuscendo a sensibilizzare le grandi società, la distribuzione organizzata e i consumatori si può cambiare il commercio mondiale, rendendolo più etico. Pubblicato il rapporto annuale sulle attività di Fairtrade Italia

Vent'anni fa Jorge Laimito Quispe era un coltivatore di coca. Oggi è il presidente della Cooperativa Agraria Cacaotera Acopagro, prima esportatrice di cacao biologico del Perù. Aveva una piantagione di due ettari nella regione di San Martìn e trattava con i narcotrafficanti, vivendo sempre nell'ansia che da un momento all'altro la polizia bruciasse i suoi campi illegali. Grazie a un programma dell'Onu la sua vita è cambiata: ha potuto riconvertire i suoi terreni e si è ingrandito tanto che è arrivato a possedere otto ettari coltivati a cacao certificato Fairtrade. La storia è riportata in un articolo di Repubblica.
Chi entra nel sistema Fairtrade - prosegue l'articolo - entra nel mondo del commercio equo-solidale. L'organizzazione internazionale no-profit si occupa di aiutare i gruppi di piccoli produttori del mondo a stare sul mercato e oggi ne supporta in tutto 1200 (più di un milione e mezzo di persone). Oltre a Jorge tante altre famiglie della provincia di San Martin sono passate dalla coca al cacao. Ma Fairtrade aiuta nelle vendite anche i produttori africani, quelli asiatici. Interi villaggi si mantengono grazie alla produzione di banane, caffè o zucchero. "Fairtrade avvicina queste persone alle aziende: ha certificato di recente una linea di caffè biologico per la Kimbo - afferma il presidente di Fairtrade Italia, Giuseppe di Francesco - e nel 2014 è riuscita a stringere un accordo con la Ferrero, ora in fase di rinnovo, per l'utilizzo di 20mila tonnellate di cacao certificato all'anno, pari a un quinto circa del suo fabbisogno, proveniente dalla Costa d'Avorio".
L'idea è che solo riuscendo a sensibilizzare le grandi società, la distribuzione organizzata e i consumatori si può cambiare il commercio mondiale, rendendolo più etico. "In Italia già 145 aziende sono partner del nostro circuito e i prodotti da noi certificati, circa 700 tipi diversi, sono in 5mila negozi", ricorda Paolo Pastore, direttore di Fairtrade Italia. La presenza più significativa è quella nei supermercati Coop. "Ma l'obiettivo è di arrivare anche in altre catene", aggiunge il presidente. Poi c'è da migliorare la quantità di prodotto portato sullo scaffale, dandogli una maggiore visibilità. L'obiettivo è aiutare i produttori a vendere almeno il 50 per cento delle proprie merci (oggi solo una piccola parte ci riesce).
Con questa politica, le banane, lo zucchero, il caffè Fairtrade hanno raggiunto nel Bel Paese i 99 milioni di euro di ricavi con le vendite al dettaglio (nel mondo si è arrivati a 6,6 miliardi). Tra i prodotti certificati i più richiesti ci sono le banane che valgono la metà delle merci vendute in Italia. Poi c'è lo zucchero, solo la domanda di quello di canna in un anno è aumentata del 30 per cento.

Advertisement

Rapporto 2016 sulle attività di Fairtrade Italia

 

 

 

Da Ferrero a Kimbo, le aziende si avvicinano all’equosolidale - Ultima modifica: 2016-07-08T00:00:00+02:00 da Redazione

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome