Questa volta sotto la lente d’ingrandimento del Focus Bio Bank – segnala un comunicato stampa - sono finite le mense scolastiche biologiche. Nel 2018 è entrato infatti in vigore il decreto ministeriale che incentiva le mense bio, passando per la certificazione. Il loro ruolo è infatti strategico non solo come percorso di educazione alimentare e come investimento sulla salute dei bambini e dell’ambiente, ma anche come sbocco commerciale sempre più rilevante per i produttori biologici.
Il decreto ha istituito un fondo di 44 milioni di euro fino al 2021, gestito dal Ministero delle Politiche agricole, per realizzare iniziative di informazione e promozione nelle scuole. Ma soprattutto per ridurre il costo del servizio a carico degli utenti. Un tema cruciale quello dei costi, perché proprio mentre cresce l’interesse per i prodotti biologici, calano le risorse pubbliche e quelle delle famiglie.
Passando al bio, il costo del pasto finale aumenta in media del 20%. Per poter investire in qualità occorre rendere efficiente tutto il sistema. È questa la sfida in atto, dove l’informazione gioca un ruolo strategico come strumento decisionale. Ecco il motivo del Focus Bio Bank - Mense scolastiche 2018: 66 pagine ricche di dati, informazioni e infografiche, tutte da sfogliare, leggere e consultare liberamente su Issuu.
Cosa emerge dai dati Bio Bank
Il mercato della ristorazione biologica è stimato in 377 milioni di euro nel 2016, con una crescita del 135% rispetto al 2007, quando valeva 160 milioni di euro. Le mense scolastiche che utilizzano prodotti bio rientrano in questa stima.
Sono 1.311 le mense scolastiche censite da Bio Bank nel 2017, contro le 1.288 del 2016, con una crescita di appena l’1,8% determinata dal saldo leggermente positivo del turnover. La crescita fra il 2013 e il 2017 è stata invece del 6%.
Nonostante l’influenza della crisi economica sui bilanci comunali, chi ha scelto di introdurre il bio nelle mense scolastiche difficilmente torna indietro. L’onda lunga della crisi agisce però da freno per chi vorrebbe iniziare. La regione leader per numero assoluto si conferma la Lombardia con 245 mense bio, seguita a ruota dal Veneto con 215, mentre l’Emilia-Romagna ne conta 163.
Una mensa su quattro utilizza dal 70 al 100% di prodotti bio. In particolare, sul totale di 1.311 mense censite, sono 129 quelle che utilizzano dal 70 all’89% di ingredienti bio e 111 quelle che ne utilizzano dal 90 al 100%. Saranno queste realtà virtuose quelle che più facilmente potranno beneficiare dei contributi previsti dal Fondo per le mense scolastiche bio che indica proprio queste due soglie per poter accedere alla certificazione e ai contributi.
Per rientrare nel censimento Bio Bank non è invece richiesta una percentuale minima di prodotti bio (come avviene ad esempio per i ristoranti). Perché spesso l’inserimento è graduale. Ma anche per il valore educativo di questa scelta verso i più piccoli e l’intera comunità, per la rilevanza di questo canale commerciale. A quota 1.274.889 i pasti giornalieri con materie prime bio serviti nelle scuole, contro 1.250.369 nel 2016, conuna crescita modesta del 2%. Fra il 2013 e il 2017 la crescita è stata invece del 3,7%. Considerando il calendario scolastico medio di 200 giorni, i pasti bio serviti complessivamente lo scorso anno toccano quindi i 255 milioni, soprattutto in nidi, scuole materne e primarie. Differenziata la scala dimensionale delle varie mense bio presenti in Italia: il 43% del totale prepara fino a 300 pasti giornalieri, il 35% da 301 a 1.000, il 22% oltre 1.000.
Analizzati i dati di 14 aziende di ristorazione e stilata la classifica che vede ai primi posti - per numero di pasti serviti e percentuale di materie prime bio utilizzate - due colossi cooperativi dell’Emilia-Romagna, ovvero la bolognese Camst, seguita dalla reggiana Cir Food. Terza la multinazionale francese Elior. L’appalto del servizio diristorazione viene scelto dal 94% delle mense (contro il 71% del 2006).