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È indubbio che il nostro modo di cucinare sano è in stretta correlazione con la qualità delle materie prime e con la buona predisposizione di chi lo produce, un contadino felice e sereno ci porta cibo sano e buono, il contrario no e il caso delle albicocche ci insegna molto!

Il nostro modo di cucinare sano è strettamente legato alla qualità delle materie prime che riusciamo a trovare sul mercato, c’è in questo senso un assoluto legame quando la cucina segue la saggia scia della semplicità e in essa ha modo di trovare gusti e sapori del cibo.

Per questo motivo non possiamo mai rimanere indifferenti a quanto succede nel mondo della produzione agricola che è la madre di gran parte di quegli alimenti che vengono contemplati in un’alimentazione corretta e in un cucinare sano.

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Rimane quindi un mistero l’indifferenza generale con cui si segue l’andamento della produzione agricola nazionale e il relativo benessere del contadino che non significa ricchezza visto che molte di queste persone sono purtroppo alle prese con problemi a volte di vera sussistenza.

Questo malgrado l'abbondanza dei propri raccolti in una sorta di paradosso economico e sociale spesso poco comprensibile ai più, fatto sta che quando un determinato prodotto faticosamente coltivato viene pagato al contadino 25 centesimi per poi essere venduto al cliente finale a quasi 3 euro qualcosa è evidente che non va.

Non è solo uno sfruttamento del contadino, ma una mortificazione del consumatore finale costretto a mangiare un cibo standard senza alcuna personalità perché è l’unico che assicura a chi lo coltiva un minimo di redditività.

Così stiamo perdendo produzione di ortaggi, frutta e verdura e in misura minore cereali e legumi di assoluta qualità non riconosciuta però dal mercato globale e da regole di commercio influenzate da mille fattori esterni.

Un esempio eclatante si sta verificando nella produzione estiva di frutta in territori come la Calabria dove da molti anni c’è una lunga tradizione orticola ora entrata in crisi come l’esempio delle albicocche ci fa capire molto bene.

Nelle piane dell'alto Jonio calabrese si coltivano tuttora varietà di albicocche autoctone che in quei terreni e in quel clima hanno trovato l’ambiente ideale in cui crescere al meglio con produzioni buone e caratteristiche organolettiche eccellenti.

Fino a diversi anni fa tutto questo funzionava in maniera ottimale e così al consumatore finale arrivavano ancora albicocche degne di questo nome e al contadino veniva riconosciuta la giusta remunerazione considerando la tanta fatica.

Negli ultimi venti anni circa l'avvento di varietà rosse estere e la spinta a seguire questa strada imposta dal mercato anche ai produttori Italiani ha determinato un impoverimento delle coltivazioni con abbondano di campi o loro riconversione, minore redditività dei contadini, peggiore qualità della frutta sul mercato finale.

In particolare oggi, anche se la stagione sta finendo, è verificabile da tutti come si trovano spesso all’acquisto albicocche di scarsa qualità organolettica, sapore anonimo, dolcezza naturale e profumi del tutto assenti.

L'esempio triste delle albicocche e estendibile praticamente a gran parte della produzione attuale e così ritorniamo allora al tema di cucinare sano nel momento in cui troviamo prodotti anonimi sul mercato.

Purtroppo quello che si verifica spesso di fronte alla materia prima di scarsa qualità è un suo abbandono in favore di prodotti resi artificialmente più attraenti come in gran parte dei cibi preconfezionati presenti.

Se ci teniamo a cucinare sano, invece, dovremmo premiare sempre di più chi si sforza di produrre ancora cibi di qualità con gli enormi sacrifici del caso e l’ostilità di un mercato globale che però prescinde dalle nostre scelte e possiamo sicuramente cambiare!

Per cucinare sano dobbiamo sperare che il contadino sia felice - Ultima modifica: 2019-09-01T11:50:13+02:00 da Giuseppe Capano

2 Commenti

  1. buongiorno Giuseppe,
    meno male che sono riuscito a trovarti nel sito aggiornato, perché sei una voce originale, con una visione ampia e non appiattita sugli standard diffusi in ambito di cucina e nutrizione. Aggiungo una analogia fra il contenuto del tuo post, che condivido punto per punto, e la pratica di chi, nel tuo specifico, insiste sull’apparenza, a scapito della qualità, del gusto e della salute. Meno male che conosco coltivatori che selezionano e si conservano semenze e cultivar ormai bandite dai canali commerciali. Meno male che sei ancora raggiungibile in questo sito
    a presto e grazie
    michele

    • Buongiorno Michele,
      grazie del tuo bel commento che non nego mi fa molto piacere.
      Sulla visibilità sul sito sorvolo, come immagini non dipende da me e preferisco non commentare.
      Per fortuna come dici tu ci sono ancora questi coltivatori innamorati della terra e per fortuna ci sono ancora piccoli commercianti che li ricercano come oro e cercano nel loro piccolo di valorizzarli al meglio.
      Siamo però nell’epoca del basso prezzo e accaparramento di cibi poi irrimediabilmente buttati quasi del tutto, questo abbaglio di risparmiare a tutti i costi sul cibo è il vero problema che andrebbe combattuto e contrastato al massimo perché alimenta poi un circolo vizioso in cui mangiando male si spendono ingenti cifre per curarsi e spesso anche qui inutilmente visto che gli errori alimentari accumulati nel tempo sono un “male” molto complicato da guarire.
      Comunque sono se non altro felice di queste oasi di resistenza sul cibo, un giorno forse saranno preziose risorse per tutti.
      Un grande saluto e ancora grazie!

      Giuseppe

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