Novità dalla ricerca
Quando il cervello ci fa ingrassare

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Obesità e testa sono più collegati di quanto si creda: uno studio tedesco ha dimostrato che un'alimentazione ipercalorica può alterare la risposta del cervello all'insulina, compromettendo la regolazione dell’appetito. Un effetto che può persistere anche dopo il passaggio a una dieta equilibrata

In Italia, su dieci persone, circa tre sono in sovrappeso e una è obesa. Le cause di questa condizione cronica vengono spesso ricondotte a dieta scorretta e scarsa attività fisica. Tuttavia i meccanismi biologici alla base dell’obesità sono molto più complessi e ancora non del tutto identificati. Perciò è da segnalare un recente studio pubblicato su Nature Metabolism, condotto dall’Università di Tubinga e dal Centro tedesco per la ricerca sul diabete (DZD), che ha scoperto che il nostro cervello potrebbe giocare un ruolo chiave nello sviluppo dell’obesità, rispondendo in modo diverso all’insulina, l’ormone che riporta alla normalità i livelli di glicemia nel sangue dopo i pasti.

Insulina e cervello: un rapporto complicato

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L’insulina non è solo l’ormone che regola la glicemia: svolge anche un’importante funzione a livello cerebrale, ossia aiuta a controllare l’appetito. In condizioni normali, quando i livelli di insulina salgono, il cervello riceve un segnale di sazietà che porta a smettere di mangiare. Nelle persone obese questo meccanismo spesso non funziona a dovere, portando a una minore sensibilità all’insulina (cosiddetta insulino-resistenza) e a un aumento dell’appetito slegato dalla necessità di mangiare. In altre parole, si altera il delicato equilibrio tra fame e sazietà che è alla base di una condotta alimentare ordinata.

La ricerca in breve

Il punto chiave dello studio di Tubinga è che questa alterazione nella risposta all’insulina non si verifica solo nelle persone obese, ma può manifestarsi in soggetti sani e con un peso normale già dopo pochi giorni di alimentazione ipercalorica. I ricercatori hanno reclutato 29 uomini normopeso, dividendoli casualmente in due gruppi. Il primo gruppo ha dovuto integrare la dieta abituale con un mix di alimenti ultra processati, come snack dolci e salati, per un totale di 1500 kcal in più al giorno. Il secondo gruppo, di controllo, doveva solo seguire la sua consueta dieta.
Dopo soli cinque giorni, le persone del primo gruppo, esaminate con la risonanza magnetica, mostravano un aumento del grasso nel fegato e una ridotta sensibilità all’insulina a livello cerebrale, proprio come quella osservata nelle persone con obesità. Il dato più sorprendente? Anche dopo aver ripreso un’alimentazione normale, la ridotta sensibilità all’insulina nel cervello persisteva per almeno una settimana.

Lo studio conferma che l’alimentazione non influenza solo il peso corporeo, ma ha un impatto profondo sul cervello e sui meccanismi di regolazione dell’appetito. In particolare, suggerisce tre cose.

  1. Evitare eccessi prolungati. Anche un breve periodo di consumo eccessivo di cibi ultra processati può alterare il nostro metabolismo, con effetti che persistono nel tempo.
  2. Il cervello si adatta (nel bene e nel male). Se per pochi giorni una dieta sbilanciata può alterare la sensibilità all’insulina, è altrettanto possibile che un’alimentazione bilanciata aiuti a ripristinare una risposta più sana.
  3. Non conta solo il peso. L’obesità non è solo una questione di calorie in entrata e in uscita, ma un fenomeno più complesso che coinvolge il sistema nervoso centrale e la regolazione ormonale.

Queste scoperte rafforzano l’importanza di scelte alimentari consapevoli e di un approccio equilibrato alla dieta. Non si tratta di demonizzare singoli alimenti, ma di ricordare che il nostro organismo è una macchina sofisticata che risponde a quello che mangiamo.

Quando il cervello ci fa ingrassare - Ultima modifica: 2025-03-13T09:11:05+01:00 da Barbara Asprea

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