Cibo e memoria
Perché non ci dimentichiamo dei biscotti in dispensa?

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Non dipenderebbe solo dalla gola: una ricerca olandese ha scoperto che tendiamo a memorizzare meglio la posizione degli alimenti ricchi di zuccheri e grassi, rispetto a quelli poco calorici. Capiamone un po’ di più

D’accordo: il fatto che noi umani veniamo più attratti dai cibi ipercalorici non è certo una novità. Mentre una notizia più interessante – e che ci dice molto sulla nostra evoluzione – è il fatto che il nostro cervello li memorizzi meglio rispetto a cibi meno interessanti dal punto di vista energetico. O, per dirla meglio, memorizzi meglio la loro posizione. La scoperta si deve a un team di ricercatori dell’Università di Wageningen, in Olanda, ed è stata pubblicata sulla rivista Scientific Reports.

Lo studio spiegato facile

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Per l’esperimento sono state reclutate 512 persone: tutte hanno dovuto seguire un percorso guidato da frecce sul pavimento di una stanza passando tra diversi tavoli su cui erano stati sistemati otto alimenti con diverse caratteristiche energetiche. Ossia cookies al caramello, arachidi, patatine, cioccolato e poi mele, pomodori, meloni e cetrioli.

Senza spiegare gli obiettivi del test - ovvero determinare la capacità di memorizzare la posizione degli alimenti nella stanza - i ricercatori hanno incaricato la metà dei partecipanti di annusare tutti i cibi utilizzando appositi tamponi di cotone aromatizzati. Mentre alla restante metà è stato chiesto solo di assaggiarli.

Dopo aver lasciato la stanza, i soggetti in ordine casuale hanno nuovamente annusato oppure assaggiato i cibi. Quindi è stato loro chiesto di ricordare, segnandola su una mappa, la posizione degli otto alimenti del percorso obbligato nella stanza. Ebbene, i risultati hanno indicato che le persone hanno mostrato il 28% delle probabilità in più di individuare correttamente la posizione i cibi ipercalorici “annusati” rispetto a quelli ipocalorici, probabilità che diventava il 27% in più per i cibi assaggiati. "I nostri risultati sembrano suggerire che le menti umane siano adattate per trovare cibi ricchi di energia in modo efficiente", ha commentato l'autrice principale dello studio, Rachelle de Vries. “Questo potrebbe spiegare anche il nostro comportamento alimentare oggi”.

Insomma, sembra proprio che i nostri antenati abbiano imparato a riconoscere non solo con il gusto ma anche con l’olfatto le fonti alimentari più energetiche – e salvavita nel loro caso – e che queste abilità siano ancora presenti in noi, almeno in parte. E che parzialmente possono spiegare come mai tante persone siano così poco attirate dalle verdure, cibi light per eccellenza.

Perché non ci dimentichiamo dei biscotti in dispensa? - Ultima modifica: 2020-11-09T08:06:52+01:00 da Barbara Asprea

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