Prevenzione a tavola
Chi mangia pesce (grasso) si sente meglio?

Secondo una ricerca spagnola il consumo abituale di pesci ricchi di omega 3, gli acidi grassi dalle proprietà antalgiche e antinfiammatorie, è associato a una riduzione del dolore cronico nelle persone over 60. Capiamone qualcosa di più

4.5 | 2 voto/i

Del rapporto tra omega 3 provenienti dal pesce e di dolore ce n’eravamo già occupati su questo blog (vedi questo post a proposito) quando una ricerca pubblicata sul British Medical Journal aveva trovato una relazione tra un'alimentazione caratterizzata da un consumo regolare di pesci grassi e la riduzione sia della frequenza che dell’intensità degli attacchi di emicrania.

Ebbene, una nuova ricerca, questa volta pubblicata su Clinical Nutrition, si occupa di nuovo del possibile ruolo analgesico da parte di un consumo abituale di pesci grassi. Ossia ricchi di acidi grassi omega tre come acciughe, aringhe, sgombri, salmone e sardine, per citarne alcuni. È noto, infatti, che tra le tante proprietà degli omega 3 ci siano quelle antinfiammatorie e analgesiche.  Tuttavia, la relazione tra l'assunzione abituale di pesce grasso con il dolore rimane in gran parte sconosciuta.

Advertisement

Il nuovo studio in breve

L’obiettivo del team di ricercatori spagnoli dell’Universidad Autónoma de Madrid è stato quello di rilevare in una popolazione over 60 un’eventuale associazione tra consumo di pesce e l'incidenza del dolore, o di un suo peggioramento, nell'arco di un periodo di 5 anni. In effetti, va ricordato che il dolore cronico per varie cause è una condizione che riguarda il 25-35% degli adulti e fino al 60% delle persone con un’età superiore ai 65 anni. Infine, i dati esaminati dai ricercatori sono stati presi da uno studio iberico sulla popolazione matura e anziana (Seniors-ENRICA-1) che ha coinvolto 950 persone ultrasessantenni.

Non tutti i pesci hanno lo stesso effetto

La suddivisione delle persone in base ai loro livelli di consumo di pesce ha permesso di rilevare che il gruppo con le assunzioni più elevate di pesce grasso presentava un rischio significativamente inferiore di sviluppare un dolore cronicizzato, o di peggiorare la loro condizione dolorosa negli anni, rispetto a chi ne assumeva quantità più basse. Più nel dettaglio, ogni aumento giornaliero di 25 g di pesce grasso (corrispondente a circa 1,5 porzioni in più a settimana) corrispondeva una riduzione di circa il 30% dei fastidi già in un quadro di dolore cronico, o di un peggioramento dei sintomi dolorosi. Al contrario, non è stata trovata alcuna associazione significativa con il consumo delle specie più magre come il merluzzo, il nasello o l’orata.

Le virtù degli altri nutrienti

Inoltre, secondo i ricercatori ci sarebbe un effetto superiore del consumo di pesce rispetto alla sola integrazione con omega 3. Infatti il pesce è anche un’importante fonte di altre sostanze nutritive come vitamine (tiamina, B12, D), minerali (zinco, selenio) e aminoacidi (metionina), che possono ulteriormente contribuire a controllare il dolore attraverso la modulazione dell'infiammazione e dello stress ossidativo.

In conclusione, sempre secondo gli autori dello studio, sebbene il consumo di pesce grasso non possa sostituire le cure mediche in caso di dolore cronico, gli effetti benefici che ne deriverebbero confermano l’importanza della raccomandazione di aumentarne il consumo nell’ambito di una dieta sana, anche come strategia preventiva al dolore, specialmente dopo i 60 anni.

 

 

Chi mangia pesce (grasso) si sente meglio? - Ultima modifica: 2022-10-06T11:30:25+02:00 da Barbara Asprea

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome