Prevenzione a tavola
Bambini e asma: quando il cibo taglia (o migliora) il respiro

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Può l’alimentazione aggravare oppure prevenire i sintomi o la comparsa dell’asma nei bambini? A queste domande hanno cercato di rispondere due nuove ricerche, che hanno trovato associazioni interessanti tra il respiro dei piccoli e il loro consumo di carne e pesce

In Italia circa il 9 per cento dei bambini sopra i 6 anni ha l'asma bronchiale, una malattia infiammatoria dei bronchi la cui manifestazione tipica è il respiro sibilante. Una condizione che in effetti è molto comune anche nei bambini più piccoli, fino al 40-50 per cento, che però crescendo si risolve in modo spontaneo. In genere di cibi e asma si parla a proposito delle allergie alimentari, ma non è il caso di queste due nuove ricerche, una americana e una britannica, pubblicate recentemente e che hanno trovato delle associazioni tra alcune gruppi di alimenti e l’eventuale miglioramento oppure peggioramento del respiro sibilante nei bambini. Diciamo che si tratta di primi passi, ma che probabilmente daranno il via ad approfondimenti importanti per la nutrizione infantile. E quindi può essere utile già cominciarne a parlarne (e magari facendo un po’ più attenzione a certi alimenti che mettiamo in tavola).

Consumo di carne e respiro

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Il primo lavoro, da poco pubblicato su Thorax, è stato condotto da un team di ricercatori del Mount Sinai School of Medicine di New York e ha messo in evidenza una relazione tra alcune sostanze presenti nelle carni cotte e l’aumento del respiro sibilante nei bambini. Più precisamente, i composti in questione sono già noti per la loro azione pro-infiammatoria e si chiamano AGEs (Advanced glycation end products) ossia prodotti finali della glicazione avanzata. Da non confondere con gli AGE, ossia i grassi acidi essenziali che, invece, fanno bene alla salute. Tornando agli AGEs, questi prodotti si formano quando proteine o grassi si combinano con gli zuccheri nel sangue e sono presenti anche negli alimenti come le carni rosse cotte o le patatine fritte.

I ricercatori hanno esaminato i dati di 4.388 bambini e ragazzi di età compresa tra i due e 17 anni provenienti dal National Health and Nutrition Examination Survey (NHANES), uno studio di popolazione che ha valutato lo stato di salute e quello nutrizionale di adulti e bambini negli Stati Uniti, con il supporto di test clinici e interviste ai partecipanti. In particolare gli studiosi hanno utilizzato i dati dell'indagine NHANES per valutare le associazioni tra la presenza di AGEs provenienti dalla dieta, la frequenze di consumo di carne e i sintomi respiratori. E hanno scoperto che una maggiore assunzione di AGEs era significativamente associata a una più alta presenza di respiro sibilante nei giovanissimi, compreso il respiro sibilante che interrompe il sonno notturno o quello che si presenta durante l’attività sportiva. E in effetti, è stata anche trovata un’associazione positiva tra consumo di carne, disturbi del sonno e respiro sibilante che richiedevano la prescrizione di farmaci.

Ecco cosa ha affermato Jing Wang, l’autrice principale dello studio "Abbiamo scoperto che un maggiore consumo di AGE alimentari, che derivano in gran parte dall'assunzione di carne, nei bambini era associato a un aumento del rischio di respiro sibilante, indipendentemente dalla qualità generale della dieta o da una diagnosi accertata di asma”. Inoltre gli autori si augurano che la loro ricerca porti a futuri studi che indaghino in modo più approfondito il ruolo delle sostanze alimentari, in modo anche da potere indirizzare le linee guida di sana alimentazione.

Il mare previene?

La seconda ricerca, pubblicata sull'European Respiratory Journal e condotta da varie università inglesi e svedesi, ipotizza che un maggiore apporto alimentare di acidi grassi omega 3 durante la prima infanzia sia in grado di ridurre il rischio di sviluppare l'asma cronica. Un effetto protettivo che sarebbe stato rilevato, tuttavia, solo nei bambini portatori di una variante genetica comune e che riguarda il 50% dei piccoli.

Come è noto il pesce è di particolare interesse per la salute perché è considerato a oggi la fonte migliore di acidi grassi omega 3 a catena lunga come l’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA), entrambi dalle conosciute proprietà antinfiammatorie.

Detto ciò, gli studiosi hanno utilizzato i dati provenienti dal progetto “Children of the 90s” che ha visto coinvolte le future madri in attesa all'inizio degli anni '90 e che da allora segue la loro prole. I ricercatori hanno analizzato l'associazione tra l'assunzione di omega tre (EPA e DHA) presenti nel pesce nei bambini a 7 anni di età (stimata dai questionari sulla frequenza alimentare) e l'incidenza di nuovi casi di asma diagnosticati dal medico a 11 e ai 14 anni di età. Andando avanti con l'analisi il team di ricercatori ha visto che la metà dei bambini presntava una variante genetica associata a livelli più bassi di omega 3 nel sangue. E che in questi bambini un maggiore apporto alimentare di omega 3 a catena lunga era associato a una notevole riduzione del rischio di diventare asmatici.

Va detto che trattandosi di uno studio puramente di tipo osservazionale (nel quale, cioè ci si limita ad “osservare” i fatti ma non si può essere certi del rapporto causa-effetto) i ricercatori avvertono di non potere affermare con certezza che un maggiore apporto di omega 3 nell'infanzia possa sempre prevenire il successivo sviluppo dell'asma. In attesa di ulteriori approfondimenti, gli autori consigliano almeno di raggiungere l’assunzione raccomandata. Che in Italia, ad esempio, per i giovanissimi è di tre volte a settimana.

Bambini e asma: quando il cibo taglia (o migliora) il respiro - Ultima modifica: 2021-02-07T16:01:01+01:00 da Barbara Asprea

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