Mal di testa? Oltre le pillole!


Da anni è ormai assodato che c’è un rapporto tra alcuni alimenti e la comparsa di mal di testa. Perché, allora, invece di imbottirsi di pillole non cercare di scoprire se anche per noi esiste questo legame, facendo più attenzione a ciò che si mette in tavola?

Una tazza di tè o caffè forte, riposo, oscurità e silenzio. Dopo un certo numero di ore la maggioranza degli attacchi di emicrania tende infatti a risolversi, perciò essi richiedono le misure terapeutiche più semplici per sopportare queste ore. Al massimo si potrà aggiungere un leggero analgesico, tipo aspirina, per attenuare il dolore e quindi la nausea e gli altri sintomi collegati. Sono suggerimenti apparentemente molto facili da seguire e utili sia che si tratti di cefalea sia di emicrania. Sfortunatamente l’approccio che la maggior parte delle persone ha nei confronti del mal di testa è quella di mandar giù una pillola al bisogno senza cercare di intervenire sulle possibili cause riconducibili allo stile di vita. E l’alimentazione può giocare un ruolo non trascurabile nella comparsa degli attacchi dolorosi ma anche come analgesico.

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Soffro di cefalea oppure di emicrania?

Ecco come distinguere i due disturbi

Cefalea di tipo tensivo
•    Dolore: bilaterale, in genere verso la nuca, con sensazione di cerchio alla testa, può variare d’intensità, non costringe a letto.
•    Sintomi collegati: talvolta si può provare fastidio per luce o rumori o avvertire nausea, ma non contemporaneamente.
•    Durata: molto variabile.
•    Fattori scatenanti: prevalentemente psicologici (stress, depressione, stanchezza ecc…)

Emicrania
•    Dolore: solo da una parte della testa, pulsante, peggiora con i movimenti del capo e con gli sforzi fisici.
•    Sintomi collegati: nausea, vomito, fobia per la luce e rumore, disturbi visivi (presenti solo nella cosiddetta emicrania con aura).
•    Durata: da 4 a 72 ore.
•    Fattori scatenanti: emotivi, variazioni ritmo sonno-veglia, ingestione alimenti o farmaci, rumori.

Se dipende dalla tavola

Bisogna fare una distinzione tra le varie cause di mal di testa legato alla dieta. Un caso di cefalea tipica è quella con cui ci si sveglia al mattino dopo una cena troppo abbondante, magari ricca di grassi e alcol, che ha provocato un sovraccarico di lavoro per l’apparato gastroenterico, il quale di notte rallenta il suo funzionamento. Si tratta quindi di un mal di testa che dipende dagli stravizi alimentari da una parte e da una minore funzionalità digestiva dall’altra. E poi c’è quel tipo di cefalea o emicrania che insorge in soggetti particolarmente sensibili, scatenata da sostanze chiamate trigger, grilletto, naturalmente presenti o aggiunte agli alimenti, che possono avere un effetto vasodilatatore, come ad esempio le ammine vasoattive dei formaggi stagionati. In uno studio è stato scoperto che gli emicranici hanno una bassa concentrazione dell’enzima fenolsulfotransferasi che serve proprio a neutralizzare l’azione di queste ammine e di altri componenti potenzialmente pericolosi. Il vino rosso, come tutte le sostanze alcoliche tra i principali imputati di scatenare crisi cefaliche, eserciterebbe la sua azione dolorifica anche perché inibitore dell’enzima in questione. Ma possono provocare mal di testa anche i conservanti come i solfiti (birra, vini bianchi, frutta conservata) o i nitrati (insaccati, carni in scatola) e additivi come il glutammato di sodio (dadi da brodo, salse, piatti pronti).

Allergie e intolleranze

I cibi ricchi di istamina (formaggi stagionati, crostacei, crauti, salumi, conserve, vino) o con proprietà istamino-liberatrici (fragole, pomodori, cioccolato) sono in grado di produrre reazioni avverse classificate come pseudo-allergiche: l’istamina, infatti, è il mediatore che provoca i tipici sintomi infiammatori delle risposte allergiche. Non si tratta però di vere allergie. È molto importante distinguere da tutto ciò le reazioni dei soggetti che hanno una vera allergia o un’intolleranza verso un alimento, ad esempio il latte o il grano, che non contiene composti vasoattivi, e che sono sintomo del loro disturbo e che come possono scatenare cefalea e emicrania. Ma come fare per capire se quel che si è mangiato a pranzo è colpevole di un mal di testa pomeridiano? Un esercizio importante per individuare le cause è la compilazione di un diario alimentare, che però va fatto in prossimità degli attacchi e non rimandato a quando non ci si ricorda più dei particolari come ad esempio uno snack al bar a base di salatini al formaggio. E una volta scoperto il cibo, magari facendo delle prove per accertare il rapporto causa-effetto, il rimedio sarà uno solo: eliminarlo dalla dieta quotidiana e riprovare ogni tanto a mangiarlo ma con cautela.

Meglio il bar della farmacia?

Per fortuna però esistono cibi e bevande che seppure con diversa efficacia riescono a svolgere un’azione antidolorifica. Tra questi ci sono quelli che contengono caffeina, sostanza stimolante dall’effetto vasocostrittore dei vasi cranici, che è senz’altro la più studiata e dagli effetti più certi. Inoltre la caffeina associata a blandi analgesici come l’acido acetilsalicilico e il paracetamolo ne potenzia l’effetto di quasi una volta e mezza. In mancanza di tè o caffè si può ricorrere a una lattina di bibita alla cola che contiene anch’essa caffeina.
Passando agli alimenti, negli ultimi anni sono state formulate svariate ipotesi sull’uso analgesico che questi potevano avere. Ad esempio, è stato scoperto che lo zenzero ha un’azione antistaminica e inibisce la sintesi di composti che innescano il dolore. Ma ci sono anche altre spezie come anice, pepe, curcuma, che sembrerebbero avere una leggera attività antidolorifica. Invece, la stessa azione che ha lo zenzero dovrebbe essere svolta dagli alimenti contenenti zolfo. Anche ai cibi ricchi di vitamina PP (niacina) è stata assegnata un’azione antispastica e vasodilatatrice, utile per contrastare lo spasmo dei vasi sanguigni che contraddistingue l’inizio delle crisi emicraniche con aura.
Nel latte fermentato e nel seitan sono stati isolati dei composti con un’attività sedativa analgesica.
C’è chi sostiene che alimentarsi abitualmente con cibi ricchi dell’aminoacido triptofano (legumi, semi oleosi) aiuti a diminuire la sensibilità al dolore. Concludendo, anche i cereali integrali sono stati consigliati per evitare certi mal di testa che sembrano dipendere dai cali di glicemia, dovuti a diete sbilanciate o con troppi zuccheri semplici. Insomma, non resta che provare: senz’altro male non fa.

Mal di testa? Oltre le pillole! - Ultima modifica: 2012-09-13T00:00:00+02:00 da Redazione

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