Conoscete il kuzu e lo usate in cucina?

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Una fecola di origine asiatica ricavata da una leguminosa perenne oggi trovabile facilmente anche nel nostro paese, ha grandi doti e prerogative di salute oltre a poter diventare un ottimo aiuto nella preparazione di piatti e ricette

Il kuzu è una fecola ricavata da una leguminosa perenne e rampicante giapponese (Pueraria Lobata) molto resistente e infestante in natura che però conserva un segreto alimentare importante perché dalle radici si ottiene un'ottima fecola con importanti proprietà benefiche.

In particolare per lo stomaco, l’apparato digerente complessivo e tutto il sistema intestinale, una sorta di vera panacea quando si soffre di bruciori di stomaco, gastrite, reflusso gastroesofageo, ernia iatale e diversi altri disturbi simili legati all’assimilazione degli alimenti.

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I pregi vanno anche oltre in realtà per arrivare a essere un buono aiuto contro la stanchezza psico fisica in quanto porta a recuperare una buona energia e equilibrio interno, combatte la nausea, i dolori muscolari, le malattie da raffreddamento, la febbre e la stitichezza.

E mi fermo qui anche per non sconfinare troppo in ambiti che non sono miei dirottando invece il ragionamento sull’aspetto d’uso in cucina.

Si perché il kuzu ha grandi applicazioni anche tra i fornelli e in particolare nel settore dolci dove le sue doti possono tornare molto utili.

Ha la bella prerogativa, infatti, di racchiudere in se le funzioni e i vantaggi di addensanti e di gelificanti in base al dosaggio (maggiore è più rende gelatinosi i composti) e al tipo di cottura a cui viene sottoposto.

Sul sito di Cucina Naturale potete già trovare mie diverse proposte dolci in cui il kuzu svolge al meglio la sua funzione donando alle preparazioni una piacevole consistenza.

La dose di riferimento varia dal 10 al 20 % della massa liquida da solidificare, influenza in questo il tipo di densità di partenza, la presenza di grassi, fibre, ecc.

Come esperienza diretta posso dire che è molto efficace e utile per la preparazione di creme in forma, sformati e budini sia dolci che salati.

Rende salse e sughi particolarmente morbidi e vellutati, in caso di zuppe e minestre riesce ad addensare facilmente dando allo stesso tempo una particolare lucentezza, una caratteristica di lucidità finale delle preparazioni che può tornare molto utile.

Esternamente quando ci si accinge a comprarlo si presenta come dei piccoli sassolini squadrati di colore bianco e si può usare direttamente o ridurre prima in polvere.

La consistenza più che ricordare la comune farina è similare alla fecola di patate e come questa ha un’altissima solubilità in acqua.

Nell’usarlo, infatti, si scioglie con un poco del liquido freddo previsto dalla ricetta e poi si scalda con tutto il resto fino a raggiungere la densità voluta, poco sotto il grado di ebollizione.

Budini, sformati e simili una volta addensati vanno lasciati raffreddare e riposare per almeno 1 ora in frigorifero, ma poi se necessario possono essere riscaldati senza il rischio di compromettere la loro tenuta.

Una volta presente in casa tra gli ingredienti di dispensa ricordo anche che il kuzu è ottimo per migliorare la sofficità dei prodotti da forno dolci quando si riscontro risultati poco soddisfacenti.

 

Conoscete il kuzu e lo usate in cucina? - Ultima modifica: 2019-05-29T22:54:55+02:00 da Giuseppe Capano

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