Considerata uno dei modelli alimentari più salutari al mondo, la dieta mediterranea continua a offrire nuove conferme scientifiche. Non solo protegge il cuore, ma negli ultimi anni è stata associata anche a effetti positivi sulla salute del cervello e dell’umore, come raccontato in questo articolo. Un insieme di benefici che la rendono un riferimento anche per la prevenzione di diverse malattie croniche.
Basata su verdura, frutta, cereali integrali, legumi, olio extravergine d’oliva e frutta secca, con un consumo moderato di pesce, latticini e un apporto ridotto di carne e alimenti processati, la vera dieta mediterranea non è una prescrizione rigida ma uno stile di vita: include la convivialità, il movimento quotidiano e la moderazione come parte integrante del suo equilibrio.
Negli ultimi vent’anni questo modello è stato oggetto di alcuni dei più importanti studi internazionali. Tra i più noti, il progetto PREDIMED, condotto in Spagna, che nel 2013 aveva dimostrato come seguire una dieta mediterranea arricchita con olio extravergine d’oliva o frutta secca riducesse del 30% il rischio cardiovascolare. Da quel punto di partenza è nato un nuovo filone di ricerca, PREDIMED-Plus, con l’obiettivo di verificare se una versione più leggera della dieta mediterranea, abbinata a un’attività fisica regolare e a un supporto personalizzato, fosse in grado di offrire ulteriori benefici nella prevenzione del diabete di tipo 2, la forma più comune di diabete, che rappresenta circa il 90-95% dei casi totali e colpisce milioni di persone in tutto il mondo.
Il nuovo studio
Pubblicato di recente su Annals of Internal Medicine, il nuovo lavoro ha coinvolto 4.746 adulti spagnoli tra i 55 e i 75 anni, in sovrappeso o obesi, ma senza diagnosi di diabete né di malattie cardiovascolari. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi: uno ha seguito una dieta mediterranea ipocalorica, con circa 600 kcal in meno al giorno, associata a esercizio moderato (camminata veloce, esercizi di forza e di equilibrio) e a un programma di sostegno per la gestione del peso. L’altro gruppo ha continuato a seguire una dieta mediterranea tradizionale, senza restrizioni caloriche o consigli di attività fisica.
Un risultato importante
Dopo sei anni di osservazione, i dati sono stati netti: nel gruppo che ha adottato la versione più leggera della dieta, il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 si è ridotto del 31% rispetto al gruppo di controllo. Gli stessi partecipanti hanno perso in media 3,3 chili e 3,6 cm di circonferenza vita, contro 0,6 chili e 0,3 cm del gruppo che non aveva modificato abitudini. In termini pratici, si sono evitati circa tre nuovi casi di diabete ogni cento persone seguite per sei anni.
Una riduzione di questo livello è considerata notevole, soprattutto per una patologia così diffusa. In Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, il diabete di tipo 2 riguarda oltre 4 milioni di adulti, nel mondo interessa oltre 530 milioni di persone e continua a crescere insieme ai tassi di sovrappeso e sedentarietà.
“Il diabete è la prima condizione per la quale possiamo dimostrare, con prove scientifiche solide, che una dieta mediterranea moderatamente ipocalorica associata ad attività fisica e perdita di peso rappresenta uno strumento di prevenzione molto efficace”, ha dichiarato Miguel Ángel Martínez-González, coordinatore dello studio.
In altre parole, associare controllo calorico e attività fisica alla dieta mediterranea ne potenzia i benefici, migliorando la sensibilità all’insulina e riducendo l’infiammazione.
Una proposta sostenibile
Il messaggio che arriva da questa ricerca è chiaro e, soprattutto, applicabile: anche modifiche moderate ma costanti delle abitudini possono produrre effetti tangibili sulla salute metabolica. La combinazione di una dieta mediterranea bilanciata, porzioni più controllate e movimento regolare rappresenta una strategia accessibile, sostenibile e culturalmente vicina al nostro modo di vivere "mediterraneo".





