Diego Parassole, attore comico e autore di diverse opere teatrali, con disincanto e ironia punta il dito sul lato oscuro di tutto ciò che ruota intorno a cibo e ambiente, svelandone i retroscena più inquietanti ma anche fornendo nuove vie di consumo
Foto: Fabio Bastante
I problemi legati al cibo e alle tematiche ambientali hanno una grande ripercussione sulla salute e il benessere di tutti noi. Ne abbiamo parlato con Diego Parassole, un artista comico che ha fatto di queste tematiche il centro delle sue opere, unendo impegno e disimpegno in una sintesi molto efficace. E, come molti suoi colleghi, ormai ci fa riflettere più di chi sarebbe preposto a farlo.
Come si arriva a fare dell’ambiente e del cibo elementi di riflessione comica?
A fare il comico ho iniziato da “lupetto”, con le famose scenette degli scout. Ho poi scelto di iscrivermi alla facoltà universitaria di Veterinaria e intanto ho coltivato la mia verve teatrale partecipando a un corso di teatro amatoriale a Torino. Unire i pezzi comici ai temi ambientali è arrivato da sé. Uno dei primi argomenti di cui mi sono occupato è il nucleare e la questione dei biocarburanti, ma la vera svolta è avvenuta quando ho capito l’importanza dell’alimentazione. A questo proposito mi è stato di grande aiuto Renato Sarti, regista, autore e attore del Teatro della Cooperativa di Milano. Aveva provocatoriamente impacchettato il distributore di acqua minerale del teatro, comunicando così agli spettatori che consigliava di bere acqua del rubinetto, sia perché è più controllata sia per tutti gli imballaggi che così si risparmiano. Da quel momento ho iniziato a documentarmi su come l’acqua minerale e gli alimenti in genere abbiano un impatto sull’ambiente, la salute e la nostra vita in generale e ho capito l’importanza di veicolare informazioni anche attraverso il teatro comico, perché spesso si è più incisivi se si comunica in modo leggero.
Una volta diplomato alla scuola del Teatro Grassi di Milano, ho deciso di dedicarmi alla divulgazione di questi temi, abbandonando la facoltà di Veterinaria.
Quali sono le informazioni che ti hanno ispirato lo spettacolo I consumisti mangiano i bambini?
Lo spettacolo è nato nel 2010 sintetizzando una serie di notizie sulla manipolazione che subiamo in campo alimentare senza rendercene conto e ragionando sul perché entriamo nel supermercato con la lista della spesa e usciamo con tutt’altro. Tra i fatti che mi hanno colpito di più c’è stato quello che riguardava la difficoltà a ritirare dal commercio delle tettarelle contenenti ftalati, sostanze cancerogene, per questioni puramente burocratiche. In pratica, appena vai ad approfondire ti accorgi che le leggi non vengono rispettate, che nessuno ci tutela e che il business vince sempre su tutto. Inquietante anche scoprire che grandi aziende dell’agroalimentare studiano cibi per bambini che si possono mangiare con una mano sola in modo che l’altra possa manovrare i videogiochi e si finisca così per ingozzarsi senza capire di essere sazi. O che, da indagini di mercato, risultano molto più apprezzate e ritenute buone le marmellate ricche di coloranti e aromi artificiali piuttosto che quelle fatte con frutta vera e non aromatizzate.
Ti piace svelare come vengono indirizzate dal mercato le scelte di consumo di tutti noi…
Ho ragionato molto sui meccanismi psicologici alla base delle scelte dei consumatori, ad esempio sulle megaporzioni americane. Tutti questi comportamenti vengono spiegati nello spettacolo fin dal loro nascere, partendo dall’uomo delle caverne che quando tornava con la preda in mano liberava nel suo organismo delle sostanze che lo facevano sentire felice. Le stesse sostanze, tipo la dopamina, vengono liberate dall’uomo moderno quando fa acquisti, quando ritiene di scegliere quello che vuole, mentre invece è guidato da pulsioni e fragilità studiate a fondo dal neuromarketing che lo portano spesso a riempirsi di prodotti in modo acritico.
Dai tuoi spettacoli si ricavano anche indicazioni pratiche?
Vogliamo far passare il messaggio che il nostro comportamento, se unito a quello degli altri, può davvero modificare la vita di tutti, ricordando il detto che “comprare ha lo stesso valore che votare”. Come dice Pollan nel libro In difesa del cibo, già solo leggere le etichette e non comprare prodotti con più di cinque ingredienti, riconoscibili anche dalla nostra nonna, può essere un’azione molto utile per salvaguardare la nostra salute e quella dell’intero pianeta.
Foto: Emiliano Boga