Il cuore napoletano della fiction


Storico "portiere" di Palazzo Palladini, fulcro della fiction Un posto al sole, Patrizio Rispo, oltre ad amare la cucina partenopea e il buon cibo in generale, è anche protagonista di numerose campagne umanitarie, per garantire a tutti diritti e cibo

Mi riesce difficile non chiamarlo Raffaele, tutto sommato fa parte della “mia famiglia” da almeno 15 anni, da quando cioè sono entrata nelle fila degli “unpostoalsoledipendenti”.
Come potevo non inserire nella mia rosa di “vip” da intervistare Patrizio Rispo, in arte per l’appunto Raffaele, personaggio storico nonché cuoco ufficiale della fiction partenopea? Così ho preso al balzo una sua scappata a Milano e abbiamo fatto quattro chiacchiere in una trattoria. E ho avuto anche la bella sorpresa di conoscere Ilenia Lazzarin, la Viola di Un Posto al Sole, che era venuta con “papà Raffaele” a Milano per una “missione speciale”.

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Patrizio, nella realtà sei un bravo cuoco come Raffaele?

Ma certamente, nella mia casa la cucina è sempre stata il fulcro e devo dire che gli autori di Un posto al sole hanno cavalcato questa passione, mia e della mia famiglia, nonna compresa. La mia infanzia è stata scandita dagli odori e sapori in particolare della sua cucina, nella quale trafficavano oltre a lei una serie di zie che mi coccolavano con delizie di ogni tipo. Tutte le domeniche era poi l’apoteosi del cibo, perché venivano a pranzo gli otto figli di mia nonna con le loro famiglie, il che comportava avere anche sessanta convitati! Pure da parte materna le radici gastronomiche sono di tutto rispetto. Mia madre è una Scaturchio, nome di una delle pasticcerie storiche di Napoli. Insomma, sono cresciuto in mezzo a persone che amavano stare ai fornelli e mangiare e io tengo alto l’onore della famiglia.
Da quando a diciotto anni mi sono trasferito a Roma per lavoro ho sempre cucinato per tutti ma anche “con tutti”: quando ho ospiti a pranzo li metto ai fornelli, li coinvolgo, si lavora insieme e poi si mangia in allegria. Soprattutto mi piace improvvisare, aprire il frigo e inventare sempre piatti nuovi, lasciandomi ispirare dagli umori, dai commensali e dagli ingredienti che trovo.

Cibo e carattere delle persone: che mi dici?

Dico che si potrebbe fare il profilo psicologico di una persona solo guardando come cucina e come mangia: se è passionale, godereccia, fantasiosa, rigida, timida, tirchia, generosa, lo capisci proprio da come si comporta a tavola! Io cerco di passare questa passione per il cibo anche ai miei due figli talvolta in contrasto con mia moglie che è molto più sobria e attenta a un’alimentazione salutare. Io, insomma, sono il trasgressivo e i bambini sapendo che “controbilancio” il rigore della madre mi chiedono piatti succulenti: ma credo vada bene avere due modelli differenti per crescere in modo equilibrato.

La tua passione è andata a finire in un libro: com’è nata l’idea?

Da mio padre, rattristato dalla possibilità che il grande patrimonio della tradizione gastronomica familiare potesse andare perduto. Sono partito quindi raccogliendo tutti i foglietti volanti che racchiudevano i segreti della nostra cucina, dall’uovo all’occhio di bue alla zuppa di latte, dalle frittate ai pranzi di Natale e di Pasqua, dalla ricetta per la cena seduttiva a quella per il pupo con la febbre a quaranta. E ne ho tratto un libro, a uso e consumo familiare per evitare l’incubo del non sapere cosa preparare. Poi iniziarono a girare le fotocopie delle ricette, amici e conoscenti se le contendevano e la prima edizione, diciamo pubblica, fu stampata quando mi sposai e divenne la bomboniera di nozze. Finito nelle mani della dirigenza Rai, è diventato prima la strenna natalizia della Rai e poi un libro vero e proprio che viene ristampato, con mia grande gioia, ormai da cinque anni. Il nome del libro è ovviamente Un pasto al sole.

Sei attore, scrittore e anche testimonial di una campagna di sensibilizzazione riguardo a un altro aspetto del cibo

Proprio perché amo il cibo e ne conosco il valore è per me particolarmente insopportabile l’idea che una percentuale così alta della popolazione mondiale soffra la fame, oltretutto non per mancanza di risorse, ma a causa delle guerre e di giochi politici. Ho fatto prima il testimonial per l’Unicef e ora lo sono per il Cbm (Missione cristiana per i ciechi nel mondo, www.cbmitalia.org, ndr), organizzazione umanitaria che si occupa di cecità e disabilità e per la quale sono venuto qui a Milano con Ilenia per la campagna del cinque per mille, dopo averli conosciuti a fondo e aver partecipato con loro a varie missioni nei Paesi più disastrati.

Ritornando infine a Palazzo Palladini, non è certamente casuale che la vita si svolga per lo più nelle cucine

Nelle famiglie napoletane, il cuore della casa è la cucina e uno degli elementi che hanno decretato il successo di Un posto al sole è proprio il riportare la tradizione. E questo è apprezzatissimo soprattutto dalle famiglie emigrate all’estero, con i figli di seconda generazione che non hanno vissuto a Napoli, in modo che ne possano “respirare” un po’ i sapori e i profumi, anche se solo virtualmente.

Concludiamo con un augurio

Spero che si ritorni a un’agricoltura sana e coscienziosa, che deve essere “madre” e nutrire i propri figli e le generazioni future: io oggi sono sfiduciato nel vedere tutte le ruberie e le frodi alimentari e la distruzione del nostro patrimonio ambientale, agricolo e turistico. La reazione deve partire dalla coscienza civica di ciascuno di noi, dobbiamo essere vigili, educarci l’un l’altro e agire secondo le nostre più profonde convinzioni.

Il cuore napoletano della fiction - Ultima modifica: 2013-05-15T00:00:00+02:00 da Redazione

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