L'editoriale del direttore
C’è questa signora dal background scientifico imperscrutabile che - su Instagram - ci informa tramite un video di 35 secondi che la farina di mandorle è probabilmente il cibo più tossico che potremmo mai mangiare. Trentacinque secondi che disgraziatamente mi passano davanti agli occhi perché il video colleziona centinaia di migliaia di interazioni, quindi infierisce anche sul mio feed.
Nei commenti, un utente americano chiede: “Per l’amor del cielo, allora non possiamo mangiare più niente? Qualcuno ci dica cosa diavolo dobbiamo mangiare.” C’è quello che puntualizza compassionevolmente che la signora ha un viso piuttosto malaticcio, a sottintendere che la farina di mandorle potrebbe avere già mietuto la sua prima vittima. C’è chi chiede pietà perché un’ora prima ha visto il video dei vermi nelle fragole, poi quello sui cavoletti cancerogeni, poi quello sulla rucola che mentre dormiamo ci ruba in casa. Scorrendo centinaia di commenti, gli utenti che fruiscono dei contenuti di salute sui social sembrano sfiniti, stanchi di sentirsi dire ogni giorno che un ravanello può ucciderli.
La ragione di questi video virali è il clickbait. Se non dici qualcosa di polemico, o di assurdo, o di divertente, preferibilmente travestito da me - dico del web, non verrai condiviso. Più allarmi le persone, più queste condivideranno la scioccante fantascoperta, anche solo per farsi due risate, e risulterai efficace per l’algoritmo. L’algoritmo premia le interazioni, non il valore. La signora tossicologa, che sembra a molti convincente, si prende 35 secondi della vostra attenzione non per la sua competenza ma perché è condivisa e ricondivisa. E se credete al suo messaggio, state credendo all’algoritmo, non a concetti seri di nutrizione. State semplicemente credendo alle persone che hanno cliccato sull’icona “condividi”.
Il valore non diventa quasi mai virale: diventano virali i contenuti che diffondono ansia, che polemizzano o che fanno divertire. E potrebbe andare anche bene su argomenti narrativi, di intrattenimento, di gatti e cani, ma non su quelli che riguardano la salute. Qui dovrebbe esserci uno spartiacque, ma non c’è.
La nostra attenzione sarà sempre più catalizzata da algoritmi e macchine che ci parleranno, inviandoci contenuti dubbi e spesso falsi. Ma noi rimarremo qui a parlare tra professionisti reali e tra umani con altri umani, sopravvissuti alla farina di mandorle.
Chiara Fumagalli
Cucina Naturale di aprile è disponibile in edicola dal 28 aprile (a 3,90 euro) o in abbonamento nella tradizionale versione cartacea, oppure nella versione digitale, per una comoda e immediata lettura e archiviazione su supporti digitali.