L'editoriale del direttore
Solo l’uomo intelligente sa mangiare. Chi fa indigestione o si ubriaca non sa né bere né mangiare. Non sono mie affermazioni nella fase moralista dell’anno ma aforismi del già professore, avvocato, giudice e politico Anthelme Brillat-Savarin, intellettuale dell’800 che diede alle stampe un’opera di meditazioni gastronomiche, aneddoti e massime celebri, tipo “Dimmi quel che mangi e ti dirò chi sei”.
L’illustre parigino pubblicò il libro in modo anonimo per evitare lo scandalo: un consigliere della Corte di Cassazione dedito a passioni frivole come il cibo e la convivialità? Grande indecenza. Ovviamente in poco tempo tutta Parigi aveva mangiato la foglia ed erano spuntati come funghi gli haters, tra cui anche il signor Balzac, che definì l’opera di Savarin una “OLLA PODRIDA”, ovvero uno stufato pesante di carne, salsicce, lardo e legumi.
Fuor di metafora, un insieme di contenuti pesantoni mescolati grossolanamente, senza coesione. Si noti come gli insulti pre social-network fossero di una certa eleganza. Ma l’olla podrida diventa un bestseller. E descrive ad esempio la differenza tra il piacere di mangiare e quello della tavola: due concetti completamente differenti.
Il primo è comune a tutto il genere umano, a chi non piace mangiare? Il secondo è più evoluto ed è oggetto di chi riesce a percepire il piacere conviviale del cibo in un certo luogo, con una certa compagnia, con certi prodotti e storie ad accompagnarlo. Un piacere strettamente personale ma che esiste solo in condivisione. Un conto sono i gusti: pasta o risotto? Pizza o farinata? Sacher o Paradiso? (da pag. 32 scegliete con saggezza).
E un altro conto è godersi dei casunziei alla rapa rossa dopo una giornata sulla neve, in un rifugio vista Dolomiti con il proprio amato.
In sintesi, la primitiva azione del provare piacere quando si addenta un cannolo, CONTRO la superba azione del provare piacere quando si addenta un cannolo grande come il tuo avambraccio all’Euro Bar di Dattilo, in compagnia di un siciliano che ti incanta con leggende greche di Segesta.
C’è poi chi dice di non saper apprezzare un vino, un piatto, un sapore particolare. E qui capiamo ancora una volta che non c’entra nulla la lingua o le papille gustative, non è una questione fisica ma di esperienza. Apprezziamo quando facciamo conoscenza del piatto dentro a luoghi, profumi, persone e atmosfere. C’è chi sa godere del cibo in questo modo, e chi no.
Nessun giudizio, ma l’umanità è divisa tra buongustai eccelsi e consumatori: su voi lettori di Cucina Naturale io non ho alcun dubbio.
Chiara Fumagalli
Cucina Naturale di gennaio è disponibile in edicola dal 27 dicembre (a 3,90 euro) o in abbonamento nella tradizionale versione cartacea, oppure nella versione digitale, per una comoda e immediata lettura e archiviazione su supporti digitali.