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Etciù! Sono allergico al gatto, e adesso?

allergia gatto
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L’allergia al gatto è una malattia abbastanza comune nell’uomo che coinvolge prevalentemente il sistema respiratorio. Contrariamente a quanto si creda non è causata dal pelo dell’animale. Cerchiamo di capirne di più e comprendere se ci sono precauzioni da prendere e quali possono essere le prospettive

L’allergia al gatto è una malattia abbastanza comune nell’uomo che si stima avere un’incidenza di circa il 15-36%, nel mondo occidentale. Ovviamente questo dato, varia da Paese a Paese e va di pari passo con il numero di gatti presenti come animali da compagnia, che nelle case degli italiani hanno raggiunto la soglia dei 7,9 milioni di esemplari.

A grandi linee, l’allergia corrisponde a una reazione spropositata del sistema immunitario che dà origine a un’infiammazione a carico di vari organi.

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Nello specifico, l’allergia al gatto è una patologia che coinvolge prevalentemente il sistema respiratorio e in misura minore può interessare anche la pelle. Nelle forme più lievi, la sintomatologia allergica si può limitare a prurito palpebrale e occhi arrossati, oppure essere accompagnata anche dall’infiammazione della mucosa nasale, che porta alla comparsa dei classici sintomi di rinite allergica con starnuti, naso chiuso che cola e prurito. Nelle forme più gravi, invece, si può avere tosse e asma; e per finire, nei casi estremi – per fortuna più rari – l'allergia può portare anche a shock anafilattico.

Se è interessata anche la pelle, il quadro è quello dell’orticaria con macchie rosse e prurito, a volte intenso. È del tutto possibile che un'allergia al gatto si manifesti con diversi sintomi contemporaneamente: rinite, congiuntivite, asma e orticaria!

La diagnosi di allergia al gatto deve essere fatta da un medico allergologo che provvederà anche a monitorarne l’evoluzione e a valutare la terapia da seguire.

Non si nasce allergici

Una cosa da sapere è che non si nasce allergici, ma lo si diventa e per farlo occorrono due fattori: la predisposizione e l’esposizione all’allergene. Quindi, non tutte le persone hanno il medesimo rischio di sviluppare un’allergia, ma a un certo punto della loro vita, i soggetti che sono geneticamente predisposti possono manifestare sintomi quando vengono in contatto per la seconda volta con un determinato allergene.

Basta circa un quarto d’ora di contatto per scatenare una reazione allergica, però, se il livello di allergeni nell’ambiente non è particolarmente elevato, i sintomi possono anche non comparire. Quindi, una reazione allergica dipende dalla sensibilità individuale, dalla durata dell’esposizione e dalla quantità di allergeni presenti.

L’allergia al gatto non è al suo pelo!

Contrariamente a quanto si creda, la cosiddetta “allergia al gatto” non è causata dal suo pelo, ma ciò che scatena una reazione allergica sono delle glicoproteine che sono secrete dalle ghiandole salivari e sebacee dell'animale. Sono state identificate otto glicoproteine e quella con il più alto potenziale allergenico è Fel d1, verso la quale circa il 95%, delle persone allergiche al gatto, mostra sensibilità.

Fel d1, che è secreta principalmente nella saliva e in minor misura nelle ghiandole sebacee, è trasportata sul pelo dal gatto stesso, quando si lecca. Questa glicoproteina ha la caratteristica di essere molto adesiva, cosa che le permette di attaccarsi molto facilmente al pelo, ma non solo a quello; infatti Fel d1 aderisce anche alla pelle morta che l’animale perde, ai tessuti, alle superfici e anche alla polvere.

È questo il motivo per cui un soggetto allergico al gatto, può manifestare sintomi anche se il gatto in quel momento non è presente nell’ambiente, oppure se viene a contatto con persone che hanno tenuto in braccio un gatto o sono stati in una casa in cui vive un gatto e – ad esempio – si sono seduti sul divano.

È interessante sapere che Fel d1 è molto persistente e può essere rilevato in una casa anche dopo mesi che il gatto non vive più lì!

Tutti i gatti non sono uguali

Non tutti i gatti hanno lo stesso livello di allergene. Sembrerebbe che Fel d1 sia prodotto in quantità maggiore dai maschi rispetto alle femmine e che la sterilizzazione (che tende a diminuire la secrezione sebacea), potenzialmente potrebbe ridurre la produzione di allergene. Tutto ciò, però, è ancora oggetto di dibattito scientifico.

Vi è anche una variabilità individuale: ci sono infatti dei gatti che sono definiti “piccoli secretori”, mentre altri “grandi secretori”; questi ultimi possono arrivare a produrre nella saliva anche fino a 800 volte la quantità minima di allergene prodotta da un “piccolo secretore”.

Korat

Questo giustifica il fatto che una persona – che vissuto con un gatto per molto tempo senza mostrare grossi problemi – si dimostra allergica dopo l’arrivo in casa di un nuovo gatto.

Ci sono razze che secernono meno allergene. È stato dimostrato, ad esempio, che il gatto Siberiano produce una quantità limitata di Fel d1, ma non è corretto affermare che questa razza non sia allergenica: nella migliore delle ipotesi può essere considerata ipoallergenica. Altre razze “piccole secretrici” sono il Cornish rex, il Devon rex, il Balinese e il Korat, che sono anche dotate di poco sottopelo e perdono meno facilmente il pelo, cosa che ostacola almeno in parte la dispersione. Per finire, il Diamond sphynx, il cosiddetto gatto nudo cinese, oltre a produrre poco allergene, si lecca poco per pulirsi, il che lo rende un gatto relativamente meno problematico per le persone allergiche.

Quindi, chi è allergico al gatto cosa può fare?

A chi soffre di una qualsiasi forma di allergia, spesso è consigliato come rimedio definitivo l’allontanamento dalla fonte allergenica, ma risulta evidente che con il gatto discorso appare subito più complicato. In questo caso, quindi, si cerca di porre rimedio attivando delle procedure e ponendo delle limitazioni sia al soggetto allergico, sia al gatto.

C’è però da dire che a lungo andare, vivere rispettando tali condizioni può essere estremamente stressante per entrambi.

  1. Si deve innanzitutto ridurre il contatto con il gatto. La cosa ideale sarebbe quella di avere contatti con l’animale solo al di fuori dell’abitazione. Per la maggior parte degli allergici, stare con l’animale fuori casa non costituisce un problema.
  1. Se il gatto, invece, vive in casa, è necessario identificare le zone a lui vietate: ad esempio può girare liberamente in bagno e cucina e nella zona pranzo, ma evitare la camera da letto e i divani.
  1. È necessario eliminare tutti gli oggetti che possono accumulare pelo e polvere, tappeti compresi. La moquette è bandita! Inoltre, è consigliabile lavarsi le mani e cambiarsi i vestiti dopo ogni contatto prolungato con l’animale.
  1. Si deve passare giornalmente l’aspirapolvere ad alta efficienza, con filtro HEPA, e ventilare frequentemente le stanze. In linea teorica, si dovrebbe lavare il gatto almeno una volta alla settimana e spruzzargli sul pelo dei prodotti ipoallergenici: attenzione, però, queste due ultime pratiche possono causare all’animale seri problemi dermatologici, oltre al fatto che non hanno mostrato una grande efficacia, quindi non sono realmente applicabili e spesso non sono neppure consigliate dall’allergologo.
  1. È necessario spazzolare il gatto, per eliminare il pelo morto; ma questa pratica deve essere fatta fuori casa, ad esempio in balcone. Così come è consigliabile passare sugli indumenti della persona allergica il rullo adesivo per raccogliere capelli e polvere.
  1. Si deve cambiare la lettiera giornalmente.

In commercio sono presenti delle crocchette volte a neutralizzare la Fel d1 nella saliva. Studi di efficacia e sicurezza hanno mostrato buoni risultati, tuttavia, questa non può essere considerata una soluzione definitiva per un soggetto allergico.

L’alternativa è farmacologica, ma…

La maggior parte delle persone a cui viene diagnosticata un'allergia al gatto rifiuta di separarsi dal proprio animale domestico. Tuttavia, è davvero difficile che le pratiche sopra elencate consentano di risolvere totalmente il problema, quindi il medico allergologo dovrà prescrivere antistaminici locali o sistemici e/o corticosteroidi. Tuttavia, questa terapia – che va seguita a lungo termine, perché l'allergia purtroppo non diminuisce nel tempo – non è priva di effetti collaterali, soprattutto nel lungo periodo.

Pertanto, generalmente, nei casi di allergia di una certa entità, all’allergologo non rimarrà che consigliare di allontanare il gatto da casa.

Per questo motivo, prima di procedere con l’adozione di un gatto è necessario avere la certezza di non essere allergici, perché privarsi della compagnia di questo amato felino domestico è triste, ma doversene separare dopo qualche anno di convivenza è davvero doloroso!

In collaborazione con:

 

 

Etciù! Sono allergico al gatto, e adesso? - Ultima modifica: 2022-04-13T16:53:58+02:00 da Sabina Tavolieri

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