Ci siamo di nuovo. L’estate sembra appena passata e siamo già nel pieno delle feste natalizie. Gli scaffali dei supermercati cominciano a tentarci con golosità dolci e salate che sappiamo non essere molto salutari ma alle quali spesso cediamo, un po’ per gola e un po’ perché ci evocano tanti ricordi e tradizioni della nostra infanzia. Più ci avviciniamo ai giorni di festa più si moltiplicano le occasioni alimentari a rischio sgarro: il Christmas party con i colleghi di lavoro, il brindisi con i genitori della chat di classe, l’aperitivo per scambiare i doni con gli amici...
E ancora non è iniziata l’infilata di pranzi e cene coi parenti che iniziano la vigilia e vanno avanti fino a Santo Stefano. Nei giorni successivi alle grandi abbuffate ci riproponiamo di “disintossicarci” un po’ ma dobbiamo fare i conti con l’assortimento di avanzi che riempiono il frigo e in più panettoni, scatole di cioccolatini e dolciumi vari... Quando le cose iniziano a normalizzarsi ecco che tutto ricomincia col cenone di capodanno, e poi di nuovo con le celebrazioni dell’Epifania. Detto questo, non è il caso di lasciarsi prendere dallo sconforto!
LE ABITUDINI CONTANO PIÙ DELLE ECCEZIONI
Innanzitutto, come spesso ripetiamo noi nutrizionisti, i danni in campo alimentare non si fanno tra Natale e la Befana, ma tra la Befana e Natale. A fare davvero la differenza non sono gli sgarri durante le festività ma quello che facciamo tutto il resto dell’anno. In campo alimentare tendiamo a preoccuparci troppo per le eccezioni, arrovellandoci magari su questioni trascurabili del tipo “meglio sgarrare con il panettone o col pandoro?” o “peggio fare il bis di torta o di pasta al forno?”, e trascuriamo il fatto che sono le nostre abitudini quotidiane a fare la differenza. Il mio primo consiglio un po’ provocatorio ma sincero per queste occasioni eccezionali, è: mangiamo e beviamo ciò che vogliamo!
NON MANGIARE PER “DOVERE”
Può sembrare banale ma mangiare solo ciò che si desidera è una grande conquista. Sgarrare per piacere è una cosa, farlo per dovere è tutt’altra faccenda. Sono vari i motivi che possono indurci a consumare cibo per “dovere” anche se ci sentiamo già sazi e preferiremmo fermarci: per non essere scortesi con il collega che ha portato la torta in ufficio, perché non vogliamo sembrare troppo pedanti o troppo rigidi agli occhi dei
nostri commensali, per accontentare i parenti “perché per una volta non ti farà certo male mangiare la fetta di tiramisù della nonna” e via dicendo. Certo che non ci farà male, ma se non ne abbiamo voglia è meglio dire semplicemente di no, con fermezza e tutte le volte che serve. Se un parente insiste e ci mette del cibo nel piatto nonostante i nostri ripetuti rifiuti, la cosa da fare è una sola: avanzarlo. È spiacevole, ma almeno la prossima volta che rifiuteremo saremo presi sul serio. Se non desideriamo bere alcolici ma ci viene comunque riempito il bicchiere di vino a tavola, lo lasceremo pieno, così che nessuno possa rimboccarlo. Vogliamo brindare ma non bere lo spumante? Possiamo bagnarci le labbra e lasciare il resto nel bicchiere.
MUOVERSI DI PIÙ
Un pasto in cui si introduce più energia del normale non è necessariamente un pasto troppo abbondante. Non dimentichiamoci infatti che quando parliamo di mangiare “troppo” non ci riferiamo solo al numero delle calorie introdotte ma al loro bilancio con quelle spese! Il problema delle festività natalizie è che all’eccesso di cibo si abbinano spesso giornate perlopiù sedentarie. Impegniamoci a spezzare questa routine, ad esempio invitando amici e parenti a fare una passeggiata dopo pranzo invece di guardare il solito film. Ne beneficerà la salute di tutti e anche il ricordo della giornata passata in famiglia.
IL PRINCIPIO DELL’ALTERNANZA
L’alternanza tra momenti di forte abbondanza alimentare e momenti. di scarsità di cibo è una cosa assolutamente normale per il nostro organismo: l’occasionale abbuffata, come il pranzo di Natale o capodanno, non sono altro che l’equivalente moderno della battuta di caccia andata a buon fine. Il vero problema è che oggi, a differenza di quanto accadeva in passato, tende a non arrivare mai l’altra faccia della medaglia, cioè il periodo in cui, dopo l’abbondanza, si stava a stecchetto perché la caccia e la raccolta andavano male. Il nostro metabolismo è perfettamente abituato a questa alternanza.
Più che evitare le occasionali abbuffate, la cosa davvero importante è far seguire giorni di forte moderazione o digiuno. Immaginiamo di aver fatto una cena particolarmente abbondante con gli amici e di svegliarci al mattino senza alcun appetito, anzi con una sensazione di grande pienezza. È davvero necessario forzarsi a fare colazione? Assolutamente no! La cosa migliore è saltarla e, se all’ora di pranzo non avremo ancora appetito, potremo tranquillamente saltare anche il pranzo e aspettare che la fame torni da sé.
Se non abbiamo problemi di salute né abbiamo avuto in passato disturbi del comportamento alimentare, nessuna paura a saltare occasionalmente un pasto o anche a digiunare per un giorno intero. Il nostro organismo non farà che ringraziare... E arriveremo così felici, in forma e soprattutto appagati alla fine della maratona gastronomica natalizia.
IL NUTRIZIONISTA
Stefano Vendrame è biologo nutrizionista. Insegna all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e si occupa di divulgazione scientifica. Ha pubblicato il libro Trappole Alimentari: cosa è andato storto nella nostra dieta e come rimediare (Longanesi).




