In base al modello utilizzato sarebbero penalizzati l’allevamento bovino da carne e l’olivicoltura, ma anche i settori dell’allevamento da latte, del mais e del grano duro
Nell'ambito della Rete Rurale Nazionale, l'Ismea - attraverso un modello di simulazione microeconomica - ha realizzato uno studio-indagine finalizzato a valutare il possibile impatto della riforma della Pac sul bilancio delle aziende agricole italiane. L'analisi, basata su 120 casi aziendali per sette diversi settori di appartenenza, in prevalenza rappresentativi delle produzioni del Bacino mediterraneo (frumento duro, frumento tenero, mais, olivo, bovini da carne, bovini da latte e ovini), ha fatto emergere aspetti e problematiche peculiari che sfuggono, normalmente, all'osservazione basata su modelli d'indagine aggregata. In particolare, il modello utilizzato da Ismea ha confermato come le ipotesi di riforma in discussione a Bruxelles penalizzino i settori caratterizzati da una più elevata intensità produttiva e, di contro, arrechino vantaggi alle produzioni cosiddette estensive. Dall'analisi di impatto è emerso in particolare che, alla luce delle attuali proposte, a subire un netto peggioramento delle performance economiche saranno soprattutto l'allevamento bovino da carne e l'olivicoltura, settori per i quali si stima un calo della redditività lorda aziendale tra il 30 e il 46 per cento. Rilevante, seppure più attenuata, la reazione negativa allo schema di riforma delle Pac nei settori dell'allevamento bovino da latte, del mais e del grano duro. Per le aziende specializzate nella coltivazione del frumento tenero il nuovo impianto della Politica agricola comune comporterebbe invece perdite economiche complessivamente limitate, mentre è positivo, secondo il modello di simulazione dell'Ismea, l'impatto previsto sull'allevamento ovino.
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