400 tonnellate per un valore di 30 milioni di euro. FederBio: “Le aziende erano già escluse dal sistema di certificazione”. Avviato un progetto per la tracciabilità informatica delle transazioni per proteggere i consumatori e i produttori onesti
Quattrocento tonnellate di olio comunitaria di cattiva qualità venduto come olio biologico italiano per un valore di 30 milioni di euro sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza di Andria. Arrestate 16 persone, soprattutto imprenditori pugliesi; la magistratura di Trani ha ordinato anche il sequestro preventivo di 16 imprese coinvolte.
L’operazione - scrive Federbio in un Comunicato stampa - appare come l’esito dell’ulteriore sviluppo investigativo seguito all’analoga operazione condotta a febbraio 2013 sulle medesime aziende pugliesi, escluse da tempo dal sistema di certificazione del biologico e i cui prodotti sono stati rintracciati e declassati dagli organismi di certificazione autorizzati come convenzionali, secondo le indicazioni al tempo ricevute dallo stesso Ispettorato repressione frodi.
“Gli ulteriori sviluppi investigativi, che paiono coinvolgere ulteriori imprese e riguardare anche la falsificazione dell’origine del prodotto, ci rassicurano sul fatto che l’attenzione delle Autorità giudiziarie e inquirenti rimane alta – dichiara il Presidente di FederBio Paolo Carnemolla- e in tal senso FederBio è, come sempre, pronta a collaborare e a costituirsi parte civile nel procedimento giudiziario. Dall’epoca dei fatti del 2013 la Federazione, in collaborazione con ACCREDIA, l’ente unico nazionale di accreditamento degli organismi di certificazione, ha avviato un progetto per la tracciabilità informatica delle transazioni che riguarda anche la filiera dell’olio d’oliva e sul quale è stata chiesta anche la collaborazione da parte dell’Ispettorato repressione frodi e del ministero Politiche agricole. Solo facendo sistema e mettendo in comune i dati e le informazioni sulle produzioni e sulle transazioni commerciali nell’ambito del sistema di certificazione saremo in grado di tutelare i produttori onesti e i consumatori. E’ ora di fare qualcosa di concreto e di utile tutti assieme, altrimenti il solo rimbalzare sulla stampa di notizie non del tutto nuove reca danno anche a chi lavora per la tutela del biologico italiano autentico”.