L’obiettivo è riconoscere legalmente la dimensione contadina come atto concreto teso a contrastare lo spopolamento agricolo, a incrementare l’occupazione in un settore profondamente in crisi, a ridurre i costi nel Paese prodotti dal crescente dissesto idrogeologico grazie ad una maggiore manutenzione dei suoli e alla difesa della biodiversità
Il percorso della “Campagna popolare per l’agricoltura contadina” nasce nel 2009 in forma di petizione con l’intento di ottenere il riconoscimento istituzionale delle agricolture contadine. E’ seguita una crescita esponenziale delle Associazioni aderenti a questa Campagna con l’obiettivo di stabilire regole certe in merito alla sovranità alimentare dei popoli. Con la proposta di legge in oggetto si punta a riconoscere legalmente la dimensione contadina come atto concreto teso a contrastare lo spopolamento agricolo, ad incrementare l’occupazione in un settore profondamente in crisi, a ridurre i costi nel Paese prodotti dal crescente dissesto idrogeologico grazie ad una maggiore manutenzione dei suoli e alla difesa della biodiversità.
La Legge quadro sulle agricolture contadine mira a riconoscere la ricchezza della diversità delle agricolture come fondamento di politiche agricole differenziate, attraverso un'analisi delle realtà territoriali e considerandone i contributi economici, sociali e ambientali e l'impatto sui territori: ha come punto di partenza che il contadino è colui che lavora direttamente la terra ed ha come obiettivi:
- l’accesso alla terra;
- l’insediamento e consolidamento delle aziende contadine;
- l’accesso alle terre incolte pubbliche e private;
- il mantenimento della proprietà pubblica dei terreni demaniali destinandoli a progetti agricoli contadini;
- normative tese alla semplificazione in merito alla lavorazione, trasformazione e vendita di limitati quantitativi di prodotti agricoli nell’ambito della filiera corta e della produzione locale;
- il riconoscimento e la valorizzazione dei sistemi sementieri informali territoriali;
- il sostegno e l’incentivazione dell’agrobiodiversità;
- l’accesso dei coltivatori diretti ai mercati del proprio Comune e di quelli limitrofi;
- sostenere le azioni collettive (cooperative e associative).