La certificazione bio di gruppo: riduzione dei costi, ma non solo


Per le piccole aziende anche meno burocrazia, migliore accesso al mercato, condivisione di conoscenze e competenze fra i produttori. E' quanto conclude uno studio del Fibl (Istituto internazionale di ricerca sull'agricoltura biologica). A partire dal 2021, con l'entrata in vigore del nuovo regolamento sul bio, le certificazioni di gruppo saranno possibili anche in Europa

In una prospettiva globale, i piccoli produttori giocano un ruolo importante nella produzione di cibo. Cacao, caffè e cotone sono coltivati in primo luogo da piccoli produttori. In Africa, Asia e America latina – spiega un comunicato stampa - le piccole aziende agricole possono fare agricoltura biologica certificata solo grazie alla certificazione di gruppo, poiché i costi della certificazione individuale sarebbero insostenibili. Nel caso delle certificazioni di gruppo le singole aziende sono certificate attraverso il così detto Internal Control System (ICS), che a turno è a sua volta controllato da un organismo di certificazione terzo. Quando nel 2021, entrerà in vigore il nuovo Regolamento per l’agricoltura biologica dell’Unione Europea, l’ICS sarà riconosciuto come legale anche in Europa. Per questo il FiBL (Istituto internazionale per la ricerca in agricoltura biologica) nel 2018 ha realizzato uno studio sul significato, le opportunità e le sfide della certificazione di gruppo.

Circa l’80% dei contadini biologici nel mondo sono piccoli produttori e di solito sono certificati come membri di un gruppo di produttori. Al momento però non ci sono statistiche ufficiali sulla certificazione di gruppo. Lo studio ha stimato che ci sono 2,6 milioni di produttori biologici che operano in 5.900 gruppi ICS, con da 20 a 40.000 membri per gruppo, distribuiti in 58 paesi (soprattutto in Africa, Asia e America Latina). Complessivamente coltivano attorno ai 4,5 milioni di ettari. Il loro numero è cresciuto in modo significativo negli ultimi anni.

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Lo studio, nel corso del quale sono stati interpellati un centinaio di esperti locali e internazionale, mostra che la coltivazione di prodotti biologici in gruppi organizzati ha altri vantaggi oltre alla riduzione dei costi di certificazione. “La piccole aziende hanno in questo modo un migliore accesso al mercato e possono migliorare la qualità dei loro prodotti scambiando conoscenze sull’agricoltura biologica” dice Florentine Meinshausen, la principale autrice dello studio e consulente dell’Iseal, l’organizzazione ombrello per gli standard sostenibili.

Comunque, è stato anche rilevato che è necessario rendere la regolamentazione della certificazione di gruppo più concreta. Più enfasi dovrebbe anche essere posta sulla necessità della formazione all’interno dei gruppi sulle buone pratiche di agricoltura biologica. “Più investimenti in ricerca e formazione per gli agricoltori e un migliore uso della certificzone”, dice Beate Huber, promotrice dello studio e capo del Dipartimento sulla Cooperazione Internazionale del FiBL.

Avendo rilevato delle differenze fra i due sistemi di controllo e certificazione, gli autori raccomandano una migliore formazione degli organismi di certificazione e l’armonizzazione delle linee guida.

Scarica qui lo studio

La certificazione bio di gruppo: riduzione dei costi, ma non solo - Ultima modifica: 2019-04-01T10:00:21+02:00 da Franco Travaglini

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