A indicare questo obiettivo è stato il vice ministro dell’agricoltura Olivero nel corso del convegno di presentazione del piano strategico nazionale per l’agricoltura biologica. Carnemolla, presidente di Federbio: le superfici coltivate non sono sufficienti a soddisfare l'aumento della domanda, bisogna concentrare le risorse disponibili nel promuovere la crescita delle superfici a bio
"Abbiamo la necessità di ampliare le superfici agricole coltivate a biologico e su questo dobbiamo investire moltissimo, affinché si arrivi nel settennato della nuova Pac, a raddoppiare complessivamente queste superfici". Lo ha annunciato – come riferisce una nota dell’agenzia AdnKronos - il viceministro delle Politiche agricole Andrea Olivero, inaugurando il Sana a Bologna, dove il ministero ha presentato le linee guida del nuovo piano strategico nazionale per lo sviluppo del settore. Indirizzi, concordati con le associazioni del comparto e che sono stati al centro del convegno inaugurale del Salone internazionale del biologico e del naturale, in corso alla Fiera di Bologna fino al 15 settembre.
"Abbiamo l'intento di rivedere il sistema dei controlli -ha continuato il viceministro- facendo in modo che si mantenga alto il livello di qualità del prodotto italiano" perché "non vogliamo minimamente allentare la garanzia di sicurezza per i consumatori".
"Al contempo -ha proseguito Olivero spiegando i punti chiave del piano nazionale- vogliamo sburocratizzare, affinché anche le piccole imprese possano accedere al biologico senza essere gravate in maniera eccessiva".
Infine tra gli indirizzi c'è l'impegno affinché "vi sia più ricerca, quindi innovazione, in questo settore che è tutt'altro che un ritorno al passato -ha concluso il viceministro- ma è una straordinaria opzione per l'agricoltura del futuro". Il raddoppio della superfice coltivata, più?controlli per garantire la massima sicurezza, meno burocrazia e forti investimenti sulla ricerca. Sono dunque questi gli obiettivi strategici individuati dal ministero insieme alle categorie di settore per l'ulteriore sviluppo di un comparto che continua a collezionare dati in crescita.
"La criticità principale del nostro settore – ha detto nella stessa occasione il presidente di Federbio Paolo Carnemolla, secondo quanto riferisce l’Adnkronos - è una straordinaria crescita di mercato in tutti i comparti, a cui non corrisponde una crescita altrettanto straordinaria della produzione agricola biologica nazionale".
"Questo significa che dobbiamo ricorrere a importazioni, con due tipi di problemi - ha aggiunto - il primo è che il beneficio di questo mercato non va agli agricoltori e agli operatori italiani; il secondo problema riguarda i cittadini che immaginano di sostenere un'agricoltura che non impatta sul loro ambiente e invece questo beneficio lo regaliamo ai paesi da cui importiamo".
Insomma, ha rimarcato Carnemolla, "questa contraddizione va risolta". Ed è proprio questo "il motivo per cui il ministero ha avviato un percorso, insieme alle Regioni, nella consapevolezza che ora che abbiamo da spendere i fondi comunitari, dobbiamo concentrare molto gli sforzi affinché queste risorse vadano alla crescita sostanziale delle superfici per la produzione agricola biologica nazionale".
"Questa - ha concluso Carnemolla - è un'opportunità per tutta l'agricoltura italiana" ed è un investimento "necessario per garantire ai cittadini che il loro consumo abbia effetti positivo non solo sul loro benessere, ma anche sul loro ambiente". Proprio, in questa logica, l'Emilia Romagna ha giocato di anticipo e ha fissato l'obiettivo del raddoppio delle superficie coltivate con il metodo bio”.