Per esempio per evitare che le piccole aziende siano spinte ad abbandonare il sistema di controllo e certificazione bio perché non riescono a vendere il loro prodotto come biologico. Il caso del latte e del Consorzio Natura e Alimenta di Agliè (To)
Cosa c’è di peggio che produrre degli alimenti scegliendo di puntare sulle qualità che si ottengono seguendo le regole dell’agricoltura biologica o biodinamica… poi essere costretti a venderli come prodotti convenzionali? E’ il rischio che hanno corso alcune aziende del nord Italia, in particolare per la loro produzione di latte, che però lo hanno affrontato positivamente costituendo il Consorzio Natura e Alimenta, con sede a Agliè (To). Ne parliamo con Raffaella Mellano che lavora con il fratello nell’azienda agricola di famiglia da diverse generazioni e che nel Consorzio si occupa del commerciale.
Il consorzio - racconta - è nato nel 2003 con tre aziende e ora ne raggruppa 17 distribuite in un’area abbastanza vasta che comprende Piemonte, Lombardia e Emilia Romagna. Tutte le aziende sono certificate bio e alcune hanno anche il certificato biodinamico, Demeter. Produciamo principalmente latte, carne, cereali ma, fra quelle consorziate, ci sono anche aziende che producono ortaggi e frutta.
Ma è soprattutto sulla gestione del latte che si è rivelata essenziale l’organizzazione del Consorzio…
Si, perché noi produciamo latte crudo che prima di essere venduto deve essere lavorato in fretta sia che venga trasformato in latticini sia che venga confezionato come latte fresco. Il fatto è che per poter vendere i nostri prodotti come biologici o biodinamici, i caseifici e gli imbottigliatori debbono seguire determinate regole che sono poi certificate dagli organismi di controllo. Ma non non esistono trasformatori che lavorano tutti i giorni il latte biologico seguendo quelle regole, per cui quello che succedeva era che i produttori erano costretti a vendere il loro latte come convenzionale senza ottene i plusvalori legati alla qualità biologica e biodinamica. Ed è chiaro che questo creava un malcontento che poteva anche trasformarsi in abbandono del sistema di controllo e certificazione…
Come avete fatto?
Accanto alla rete delle aziende produttrici che costituiscono il Consorzio, abbiamo costruito una rete di trasformatori, ora sono una quindicina, ciascuno dei quali mantiene la caratteristica di non lavorare tutti i giorni per il bio, però se si considera la rete nel suo insieme, succede che tutti i giorni c’è più d’un trasformatore che lavora applicando le regole del bio. Il nostro compito come centrale del Consorzio è di far arrivare ogni giorno il latte fresco delle nostre aziende ai trasformatori temporaneamente bio. Naturalmente è nostra cura ottimizzare l’incidenza dei trasporti, minimizzando le distanze che il latte deve percorrere per raggiungere la sua destinazione, per la lavorazione prima, per la vendita poi. In questo modo riusciamo a valorizzare il latte e i latticini che produciamo come biologici o bidinamici, incentivando le nostre aziende a rimanere nel sistema di controllo e certificazione e altre aziende a entrarci.
Cosa fate con il vostro latte?
Circa l’80% viene trasformato (yogurt, formaggi ecc.). A seconda delle regioni di provenienza del latte, produciamo anche una serie di formaggi Dop, come Taleggio, Gorgonzola, Grana Padano, Toma Piemonte, Bra, Raschera. Infine, il latte che non commercializziamo come fresco e non trasformiamo in formaggio – l’invenduto della giornata, oppure la produzione dei giorni festivi quando i caseifici non lavorano – è trasformato in latte UHT, con tutte le caratteristiche del latte biologico o biodinamico.
La carne che producete viene dalla filiera del latte o è una filiera a sé?
Dipende dalle aziende. In alcune viene dalla filiera del latte, in questo caso si tratta di vitelli maschi che sono cresciuti e portati all’ingrasso, oppure di mucche a fine carriera. In altri casi si tratta invece di allevamenti con varietà di animali specializzate per la carne. Per la carne abbiamo un problema analogo a quello del latte, nel senso che non sono molti i macelli che applicano le regole indicate dal Regolamento europeo, la cui applicazione consente di vendere la carne come biologica.
Bovini da latte e da carne, hanno la possibilità di pascolare, per quanto tempo in un anno e con quale incidenza nella razione alimentare degli animali?
Impossibile dare un’unica risposta per 16 aziende collocate in ambienti molto diversi. Posso dire che l’orientamento del consorzio è, ovunque ne esistono le condizioni, di mandare gli animali al pascolo e questo orientamento è particolarmente stringente per le aziende che, oltre alla certificazione europea, hanno anche la certificazione Demeter (biodinamica) che ha standard più restrittivi.
Come distribuite i vostri prodotti?
In parte sono distribuiti con il nostro marchio, in parte vanno ad aziende che utilizzano marchi propri. Il caso della carne è un po’ particolare perché non siamo ancora attrezzati per arrivare direttamente al consumatore finale, per questo vendiamo tutto ad aziende che la utilizzano per realizzare delle preparazione gastronomiche (lasagne, cotolette, ecc.) che vengono distribuite fresche o surgelate nel circuito dei negozi specializzati senza utilizzare il nostro marchio. I prodotti con il nostro marchio, invece, li vendiamo al nostro spaccio aziendale ad Agliè (To) dove forniamo anche un gruppo d’acquisto. Il nostro canale di vendita principale è comunque quello dei negozi specializzati del nord e centro Italia. Infine c’è il nostro negozio virtuale per la vendita per corrispondenza, attraverso il quale, per completare la gamma, vendiamo anche i prodotti di altre aziende biologiche e biodinamiche.