Cibi biologici a energia rinnovabile


In Toscana c’è un’associazione, gli “Agricoltori Custodi della Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili della Toscana”, con al suo interno un certo numero di aziende bio che sperimentano una combinazione non scontata tra pratica dell’agricoltura biologica e energie rinnovabili. Ne parliamo con Marco Garosi che, con la moglie Emanuale Giua, quest’esperienza la sta facendo nella loro azienda, l’Agriturismo Podere la Fonte, a Radicondoli, in provincia di Siena

 

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In Toscana, nel 2009, nasce l'associazione “Agricoltori Custodi della Comunità del Cibo a Energie Rinnovabili della Toscana” . Tratti caratterizzanti delle aziende di questa comunità sono “la presenza di una filiera corta, il rilancio di forme di agricoltura sostenibile ed il recupero di produzioni tradizionali tipiche di alta qualità ed a rischio scomparsa”. Non sorprende dunque la presenza, al suo interno, di un certo numero di aziende bio che sperimentano una combinazione non scontata, non ancora almeno, tra pratica dell’agricoltura biologica e energie rinnovabili. Ne parliamo con Marco Garosi che, con la moglie Emanuela Giua, quest’esperienza la sta facendo nella loro azienda, l’Agriturismo Podere la Fonte, a Radicondoli, in provincia di Siena.

“Noi siamo certificati dal 1996 - racconta Garosi - anche se abbiamo partecipato dall’inizio al movimento per il biologico. Io avevo un po’ di resistenze a inquadrare la nostra attività in regole, controlli ecc. Poi però ho capito che con le persone che vengono in azienda, ci conoscono, sanno come lavoriamo e si fidano si può anche fare a meno della certificazione. Ma non possiamo pretendere che si fidino anche quelli che ci conoscono solo attraverso i nostri prodotti”.

Cosa producete in azienda?

Abbiamo 17 ettari di cui 10-12 coltivabili. Il resto è bosco e pascolo. Coltiviamo ulivi, vigna, diversi alberi da frutta, soprattutto albicocche, susine, pesche. Quindi produciamo olio, vino e conserve di frutta. Abbiamo anche una piccola e saltuaria produzione di cereali – seminiamo il grano duro Senatore Cappelli, una varietà antica che dà buoni risultati in agricoltura biologica e ha particolari qualità nutrizionali. Vogliamo arrivare a produrre pasta con il nostro marchio e abbiamo già trovato sia il mulino che il pastificio che sono autorizzati alla lavorazione del biologico. Ma ci sono una serie di complicazioni burocratiche che stanno ritardando la realizzazione de questo nostro obiettivo.

La trasformazione delle olive, dell’uva e della frutta la fate in azienda?

Quella delle olive no, non abbiamo un frantoio aziendale. Il vino e le conserve di frutta invece li produciamo nella cantina e nel laboratorio aziendali. Quest’anno abbiamo fatto 800 chili di olio e 25 quintali di vino che abbiamo imbottigliato a mano. Il nostro mercato è per lo più locale: il nostro agriturismo, la vendita diretta che facciamo in un piccolo punto vendita aziendale, i ristoranti e i negozi di Radicondoli che è un centro ben frequentato da turisti. Ma abbiamo clienti anche fuori di quest’area. Fra questi, siamo molto fieri di un ristorante di Londra con il quale siamo entrati in contatto per caso e che da allora ordina ogni anno una buona fornitura di olio.

La vostra azienda fa parte della Comunità del cibo e delle energie rinnovabili, che ha fra le sue regole fondanti il fatto che si utilizzino energie rinnovabili in maniera dominante nel proprio processo produttivo…

Noi abbiamo aderito alla Comunità a cavallo fra il 2011 e il 2012, ma erano già parecchi anni che prestavamo attenzione alle fonti di energia da utilizzare. Nel 2004 abbiamo acquistato una caldaia a biomassa che scalda la casa e d’inverno fornisce acqua calda. Prevalentemente la alimentiamo con noccioli di ulivo. Dopo qualche esperienza non convincente abbiamo trovato un’azienda, purtroppo non vicinissima, che ritira la sansa dai frantoi e separa, senza usare procedimenti chimici, la polpa residua e i noccioli spezzati. Con la polpa alimenta la sua produzione di biogas mentre i noccioli li vende come combustibile. Sempre nel 2004 abbiamo installato anche 4 pannelli solari termici per la produzione di acqua calda, in modo diretto o preriscaldando quella che passa dalla caldaia
Per gli appartamenti dell’agriturismo abbiamo scelto invece di alimentare il riscaldamento con gas, per le esigenze diverse che hanno i nostri ospiti.

Ma in che modo le energie rinnovabili entrano nei vostri processi produttivi?

Le nostre due filiere di trasformazione interne, quella dell’uva e quella della frutta, funzionano con la corrente elettrica e questa noi la produciamo con i 32 pannelli fotovoltaici che abbiamo attivato nel 2009. Abbiamo fatto un impianto a terra perché ci è parso il male minore rispetto alla collocazione su tetto della casa che avrebbe avuto un impatto paesaggistico molto maggiore data anche la vicinanza a Radicondoli. I pannelli sono montati su due “inseguitori solari” che sono programmati per posizionarsi in modo da avere in ogni stagione e in ogni momento della giornata l’esposizione solare più favorevole. Oggi non rifarei questa scelta perché, è vero che questo tipo di installazione ha una maggiore resa del 30% circa ma costa il doppio ed è molto delicata. Per un impianto da 6 Kw abbiamo investito 55.000 euro.

Nell’insieme, come si presenta il vostro bilancio energetico. Quanto producete voi stessi e quanto acquisite da fuori?

Quanto all’energia elettrica noi siamo produttori eccedentari, vale a dire che mettiamo in rete più energia elettrica di quella che consumiamo complessivamente, per i nostri laboratori di trasformazione e per gli usi domestici della la casa e dell’agriturismo. Attingiamo all’esterno per il combustibile della caldaia, per il gas per il riscaldamento dell’agriturismo e per il combustibile delle macchine agricole.

A conti fatti, si è trattato di un buon investimento?

Sarebbe stato senz’altro migliore se non avessimo dovuto ricorrere a una banca, per cui alla fine dei vent’anni che dura il mutuo noi avremo speso il doppio di quello che è stato l’investimento effettivo. Purtroppo poi è successo anche che abbiamo contato su un contributo a fondo perduto della Regione Toscana che avrebbe dovuto essere il 20% dell’investimento, entro il 2012. Ma la fine del 2012 è arrivata e il contributo non si è visto perché, ci ha detto il funzionario con il quale abbiamo parlato, i fondi destinati a questo scopo erano finiti. In questo modo ogni anno quello che entra nella nostra cassa come ricavo del saldo positivo fra produzione e consumo esce per pagare le rate del mutuo. Più, naturalmente, il risparmio sulla bolletta della luce. Senza dimenticare la soddisfazione di aver dato, anche in questo modo, oltre che con l’agricoltura biologica, un contributo alla difesa dell’ambiente in cui viviamo.

Cibi biologici a energia rinnovabile - Ultima modifica: 2013-01-21T00:00:00+01:00 da Redazione

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