La nuova indagine, condotta negli Usa, ha riguardato in particolare gli organofosfati, una classe di pesticidi con possibili effetti neurotossici nelle persone a essi esposte direttamente. La ricerca cercherà ora di accertare se questi effetti si verificano anche attraverso i residui ingeriti insieme agli alimenti trattati
Può sembrare ovvio, ma proprio per questo si tende a dimenticare che, insieme ai vantaggi nutrizionali e ambientali, il consumo di prodotti biologici ha come prima conseguenza che il contatto alimentare con i pesticidi è drasticamente ridotto.
Con questa osservazione esordisce un articolo che, sul sito statunitense civileats.com, presenta i risultati di una ricerca che mette in relazione i livelli di residui di pesticidi rilevati nelle urine delle persone con le loro abitudini alimentari, costatando, appunto, che chi mangia bio ha livelli di residui molto più bassi.
Il nuovo studio, pubblicato da Environmental Health Perspectives, è il più ampio di questo tipo e si proponeva di capire i rischi derivanti dall’esposizione alimentare ai pesticidi evidenziando una chiara connessione fra i cibi consumati e i pesticidi presenti nel corpo delle persone che li mangiano. A questo scopo sono stati utilizzati i dati dell’esposizione alimentare ai pesticidi di circa 4500 persone in sei città, coinvolte in uno Studio Multietnico sull’Aterosclerosi. L’attenzione è stata focalizzata sugli organofosfati (OP), una classe di pesticidi molto usati in particolare nella coltivazione di ortaggi e di frutta. Numerosi studi hanno mostrato che gli organofosfati hanno effetti neurotossici per il sistema nervoso delle persone a essi esposte direttamente. Quello che ancora non si sa è se questi effetti possono manifestarsi anche nelle persone che hanno contatto con essi solo attraverso i residui ingeriti con alimenti trattati. Per rispondere a questo quesito era necessario, innanzi tutto, determinare la connessione fra livelli di OP nel corpo e cibi mangiati. Cosa che la ricerca di cui stiamo parlando ha fatto. La conclusione cui i ricercatori sono arrivati è che le persone che dichiaravano di mangiare cibi convenzionali avevano alte concentrazioni di residui di organofosfati nelle urine, mentre nelle persone che dichiaravano di mangiare cibi biologici i livelli di residui erano significativamente inferiori. In particolare le persone che dichiaravano di mangiare spesso o molto spesso cibi biologici la presenza di residui era fino al 65% inferiore a quella di chi dichiarava di non mangiarli mai.
Il prossimo passo di questo studio, hanno dichiarato i ricercatori, sarà indagare come l’esposizione da cibo agli organofosfati possa interferire con i processi cognitivi, la memoria e la velocità dei processi mentali. E hanno annunciato che questa ricerca sarà pronta e proposta per la pubblicazione entro la prossima estate.